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Immagine lampadine energie rinnovabileNel modello di mercato dell’energia elettrica che abbiamo conosciuto fino ad ora, i cittadini si limitano a essere consumatori finali, spesso senza avere nessuna idea e comunque nessuna voce in capitolo su come l’energia che consumano viene prodotta, su come viene distribuita e su come si forma il prezzo che pagano. Nell’attuale modello di mercato dell’energia i consumatori sono generalmente esclusi sia dalle scelte di chi l’energia la produce e la vende sia dalle politiche che regolano il mercato stesso.

Nel passato, in campo energetico, sono nate diverse cooperative soprattutto in ambito alpino collegate ad una fonte idroelettrica per “produrre energia elettrica e sfruttarla a beneficio dei propri soci, per assicurare l’illuminazione e il funzionamento meccanico, così da incentivare l’economia e promuovere al contempo il benessere materiale dei loro soci, attraverso impianti di segherie, mulini, officine per il legno e altre industrie”. Tra le prime cooperative di questo tipo c'è la Società Elettrica Cooperativa dellʼAlto Bût (1911), la prima cooperativa friulana che forniva al capoluogo di Paluzza energia per lʼilluminazione domestica nelle sole ore notturne: lʼelettricità era prodotta da un generatore a corrente continua azionato dalla ruota idraulica di una segheria in località “Palombin”, e la cooperative di Silves, in Alto Adige (1921), con l’obiettivo di autoaiuto solidaristico.

In tempi più recenti Cooperative energetiche sono nate per realizzare piccoli e medi impianti che potevano essere finalizzati all’autoconsumo di realtà pubbliche (per esempio scuole) o alla vendita dell’energia prodotta a società che operano nel mercato elettrico e conseguente riacquisto di energia dalla stessa società in una sorta di autoconsumo virtuale. C’è infine una tipologia di Cooperativa energetica, particolarmente nuova nel panorama italiano, che non richiede l’appoggio ad altri operatori di mercato e può fornire elettricità ai soci emettendo bolletta. Una realtà di questo tipo può quindi produrre energia con impianti di sua proprietà e/o comprare energia da altri fornitori e poi fornirla ai propri soci che riceveranno la bolletta direttamente dalla cooperativa. E', ad esempio, il caso di “ènostra”, nata nel 2012 tra la Lombardia e il Piemonte, tramite il progetto Europeo REScoop20-20-20. Si tratta della più grande cooperativa energetica italiana, tanto che non solo produce ma investe nella realizzazione nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolici e fotovoltaici) attraverso capitale collettivo, raccolto tra i soci tramite uno specifico fondo di produzione (Fonte: Agenda17, Laboratorio DOS - Design Of Science, dell’Università di Ferrara).

La nazionalizzazione dell’industria elettrica del 1962 ha garantito, negli anni, una fornitura di energia elettrica, a livello nazionale, continua, affidabile e, per diverso tempo, a basso costo, ma la crisi energetica che stiamo vivendo e la grande sfida della transizione energetica stanno cambiando queste condizioni. La cornice di questo nuovo modo di vedere il mondo dell’energia è il “Clean Energy for All European”, un pacchetto di direttive, con cui l’Unione europea nel 2019 ha posto le basi per mantenere gli impegni dell’accordo di Parigi finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.  Il Clean Energy for All European si basa su tre pilastri: efficienza energetica, riportare l’Europa in prima fila sulle rinnovabili e mettere i cittadini europei al centro del processo di transizione energetica permettendogli di avere un ruolo sempre più attivo e responsabile. Tale ruolo attivo è stato poi delineato nel dettaglio in alcune direttive europee il cui recepimento negli stati membri ha rilanciato l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia elettrica in forma singola (già in parte presente in Italia con il vecchio Conto energia) e aperto la strada alla produzione per l’autoconsumo collettivo.

Di Comunità energetiche, come associazione Nuove Ri-Generazioni, abbiamo parlato in un opuscolo dedicato (che potete trovare nelle nostre pubblicazioni nella homepage del sito).

Tutte queste realtà che si stanno sviluppando su scale territoriali e numeriche diverse, dall’autoconsumo singolo e collettivo, alle comunità energetiche rinnovabili fino alle cooperative energetiche, stanno delineando un nuovo modello energetico che basandosi non sul profitto ma sulla condivisione dei benefici (economici, sociali e ambientali) risulta diametralmente opposto al modello di libero mercato incentrato su pochi grandi produttori. 

Il Rapporto del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, “Energy Communities: An Overview of Energy and Social Innovation” 2020, ha rilevato che a livello europeo sono circa 3.500 le comunità energetiche che producono energia e ha previsto che, entro il 2030, le comunità energetiche potrebbero possedere il 17% della capacità eolica installata e il 21% del solare in tutta Europa. Entro il 2050 - sempre secondo le stime del Rapporto - quasi la metà delle famiglie dell’UE dovrebbe produrre energia pulita.

Per la Redazione - Serena Moriondo