contattaci2
Chiamaci: 06 441 146 25
Scrivici una e-mail
area riservatacerca
cercaarea riservata
logo rigenerazioni NEWS 800x100 trasparente

immagine progetto scuola PianoCostruire l'educazione: il forte legame tra il GOAL 4 Istruzione di qualità  e il GOAL 11 Città e Comunità sostenibili

La diffusione della pandemia e le misure di contenimento messe necessariamente in atto, in Italia come in tutti gli altri Paesi, hanno indubbiamente pesanti effetti collaterali sulle persone, i cui effetti saranno visibili, con il tempo, soprattutto sulle giovani generazioni.

La Didattica a distanza (DAD), ad esempio, ha alimentato in questi mesi vari dibattiti: problematiche di connessione, mancanza di interazione e di concentrazione, conseguenze psicologiche, necessità di idonea strumentazione tecnologica, impreparazione e inadeguatezze diffuse, rappresentano solo alcuni dei temi in discussione.  Le disposizioni contrastanti sulla ripresa delle lezioni nelle varie regioni e la diminuzione delle ore non hanno sicuramente favorito il programma scolastico, costringendo gli studenti a fare quanto più si poteva in un tempo ristretto, e spesso da soli. Lo psichiatra Paolo Crepet ha scritto: “Gli effetti negativi sul piano psicologico dal punto di vista scientifico, nel senso di risultati che possono emergere da una ricerca, non ci sono. Ci sono effetti organici che si manifestano nell’immediato. Poi vi sono quelli di natura psicologica che si evidenziano invece nel lungo periodo.”

C’è chi sostiene che la DAD ha presentato dei vantaggi non obbligando gli studenti più lontani dall'istituto ad alzarsi presto per fare lunghi viaggi con più mezzi di trasporto o a caricarsi dei libri che, di norma, appesantiscono i loro zaini. Inoltre può rappresentare un’opportunità per conoscere ed imparare ad utilizzare nuove tecnologie, come è successo per lo smart working.

Certo è che la didattica a distanza è stata una strada obbligata, almeno per il periodo più critico del lockdown, spesso percorsa nello stesso modo in cui veniva esercitata la didattica tradizionale, attraverso il modello frontale con cui si spiegano i contenuti dei libri di testo, con la stessa formula fatta di lezioni ed interrogazioni un modello inadeguato per la tecnologia impiegata ma anche per la profonda trasformazione della nostra società che, inevitabilmente, influenza anche le strategie cognitive degli studenti, quei “nativi digitali” che siedono oggi, in molti casi, nelle stesse aule delle stesse scuole che hanno frequentato i loro genitori.

La pandemia ci sta , quindi, costringendo a riflettere seriamente sulla scuola: sull’opportunità di accesso al diritto allo studio per tutti e sulla povertà educativa, sulle migliori e più moderne metodologie d’insegnamento - all’interno delle quali le tecnologie sono solo una parte - e sulle strutture scolastiche di cui abbiamo bisogno e che dovremo saper costruire nel prossimo futuro che tengano conto di quello che, Paolo Crepet, ritiene fondamentale la differenza tra insegnare ed educare. “L’educazione nel suo senso più pieno è qualcosa che deve avvenire tra pari, come accadeva tempo fa con la ‘peer education’ (*). Un metodo di trasmissione del sapere che attualmente non esiste più perché non ha modo di svilupparsi con le lezioni virtuali. La scuola non serve solo per insegnare i congiuntivi ma anche per il progresso mentale dei ragazzi.” (*) strategia educativa per la quale membri di un gruppo diventano soggetti attivi del loro sviluppo e della loro formazione, non semplici recettori di contenuti, valori ed esperienze trasferiti da un esperto.

La scuola è un tema complesso e multidisciplinare e la ricerca nel campo dell’educazione ha evidenziato la necessità di diversificare gli aspetti didattici per trasformare l’insegnamento da “passivo” in “attivo”, in ambienti progettati per l’apprendimento e per garantire centralità allo studente.

Sono questi i presupposti e i principali obiettivi dell’iniziativa “Costruire l’Educazione. Il progetto dei luoghi della scuola come misura di futuro” organizzata dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (CNAPPC) con la Festa dell'Architetto che si terrà il 27-28- 29 gennaio 2021.

L’iniziativa propone una riflessione allargata sulle questioni dell’architettura scolastica e del design degli interni dei luoghi dello studio: una architettura che possa corrispondere agli obiettivi di una scuola aperta, coesa e inclusiva. Ripartire dalla scuola significa riscrivere uno dei patti fondamentali alla base della nostra società, quello che lega l’istruzione alla cittadinanza, all’equità e alla mobilità sociale.
 Ripartire dalla scuola significa occuparsi del futuro delle prossime generazioni, significa darsi un futuro come società tutta. Perché il pensiero della scuola non abbia solo le caratteristiche della risposta all’emergenza, ma quelle di un progetto realmente proiettato nel futuro, serve l’architettura.

Programma: 69_21-All.to-1-FDA20-21_programma_.pdf

L’evento sarà trasmesso in live streaming sulla piattaforma: www.architettiperilfuturo.it

Immagine iniziale: progetto di edilizia scolastica sostenibile "la scuola che farei" di Renzo Piano elaborato insieme al maestro e pedagogo Franco Lorenzoni e allo psichiatra e sociologo Paolo Crepet.

Per la Redazione - Serena Moriondo