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Disegnoenergy label 6156377 1280 768x755L'Europarlamento ha approvato l’Energy performance of building directive (Epbd), cioè la direttiva per le case green, con 343 a favore, 216 contrari e 78 astenuti, per l'Italia hanno votato contro i partiti di maggioranza (Fdi, Lega e Fi), ma il provvedimento ha comunque ottenuto un'ampia maggioranza in aula. L'obiettivo è quello di ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edilizio entro il 2030 per renderlo climaticamente neutro entro il 2050.

Le principali misure della nuova proposta sono:

  • la graduale introduzione di standard minimi di prestazione energetica per avviare la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori
  • un nuovo standard per i nuovi edifici e una visione più ambiziosa per edifici a zero emissioni
  • strategie rafforzate di ristrutturazione a lungo termine(Piani nazionali di ristrutturazione edilizia)
  • maggiore affidabilità, qualità e digitalizzazione degli  Attestati di Prestazione Energetica con classi di prestazione energetica basate su criteri comuni
  • una definizione di ristrutturazione profonda e l'introduzione di passaporti di ristrutturazione edilizia
  • ammodernamento degli edifici e dei loro impianti e migliore integrazione dei sistemi energetici (per riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, ricarica di veicoli elettrici, energie rinnovabili).

La direttiva ora dovrà essere negoziata attraverso il trilogo, cioè le trattative tra lo stesso Europarlamento, la Commissione e il Consiglio Europeo e, quindi, potrà ancora essere sottoposta a modifiche. Il provvedimento europeo prevede che tutti gli edifici residenziali dei Paesi membri debbano essere classificati, su una scala da A a G in base alla loro prestazione energetica, almeno al livello E entro il 2030, e a quello D entro il 2033, in modo da raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Per gli edifici esistenti "la classe A più elevata rappresenta un edificio a emissioni zero, mentre la classe G più bassa includerà il 15% degli edifici aventi le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale. Gli altri sono distribuiti proporzionalmente tra le classi comprese tra G e A".

Per favorire il sostegno necessario per gli investimenti, saranno stanziati fino a 150 miliardi di euro per l'attuazione delle norme minime di prestazione energetica fino al 2030. 

Saranno esentati dalle ristrutturazioni: gli edifici storici, i luoghi di culto, i fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a due anni, siti industriali, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico; gli edifici residenziali che sono usati o sono destinati ad essere usati meno di quattro mesi all'anno o, in alternativa, per un periodo limitato dell'anno e con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall'uso durante l'intero anno; e i fabbricati indipendenti con una superficie utile coperta totale inferiore a 50 metri quadri.

Quindi sarà classificato G solo il 15% degli edifici che hanno le prestazioni peggiori e su questi sarà necessario intervenire per primi. Secondo le stime fatte dall'U, la direttiva riguarderebbe tra 3,1 e i 3,7 milioni di immobili (che andrebbero riqualificati entro il 2033. 

Nello specifico:

  • il Consiglio (che rappresenta gli Stati) ha già approvato, lo scorso 25 ottobre, la sua versione proponendo però delle importanti modifiche. Per quanto riguarda gli edifici nuovi, ha deciso per zero emissioni per quelli di proprietà di enti pubblici dal 2028 e dal 2030 per tutti gli edifici nuovi;
  • per gli edifici esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di introdurre norme minime di prestazione energetica corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per metro quadro all'anno. Per gli edifici non residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare soglie massime di prestazione energetica, basate sul consumo di energia primaria.     La prima soglia fisserebbe una linea al di sotto del consumo di energia primaria del 15% degli edifici non residenziali che presentano le prestazioni peggiori in uno Stato membro. La seconda soglia verrebbe fissata al di sotto del 25%. Tradotto, il consumo va tagliato del 15% con la prima soglia e del 25% con la seconda soglia;
  • gli Stati membri hanno convenuto di portare tutti gli edifici non residenziali al di sotto della soglia del 15% entro il 2030 e al di sotto della soglia del 25% entro il 2034. Le soglie sarebbero stabilite sulla base del consumo energetico del parco immobiliare nazionale al primo gennaio 2020 e possono essere differenziate a seconda delle diverse categorie di edifici;
  • per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del loro parco immobiliare per renderlo a emissioni zero entro il 2050. La traiettoria nazionale sarebbe espressa come un calo del consumo medio di energia primaria dell'intero parco immobiliare residenziale durante il periodo 2025-2050. In questo modo si garantirebbe che il consumo medio di energia primaria dell'intero parco immobiliare residenziale sia equivalente almeno alla classe di prestazione energetica D entro il 2033. Si parla quindi di consumo medio a livello nazionale e non di una valutazione edificio per edificio. (Fonte: AGI, Agenzia Italia)

Per la Redazione - Serena Moriondo