Grande attenzione della stampa nazionale e locale alla mobilitazione del 1° aprile promossa dai sindacati edili della Cgil e della Uil in cinque città. Per l'occasione, la FIllea - Cgil ha pubblicato un Comunicato e condiviso alcuni ritagli di articoli pubblicati da quotidiani nazionali che dimostrano cosa c'è in gioco.
Regolare gli appalti pubblici, infatti, vuol dire regolare dei procedimenti complessi con molti attori diversi e con contratti spesso complicati. E' evidente che, dopo le proposte giuridiche messe a punto dal Consiglio di Stato su disposizione del Governo Draghi (in base alla legge delega 78/2022), l'attuale Governo Meloni, in nome di una presunta semplificazione, anzichè svolgere un’analisi seria dei processi che le norme proposte predispongono a tutela del lavoro e della qualità delle opere, ha scelto di deregolamentare il settore a vantaggio di chi vorrà approfittasi delle ingenti risorse pubbliche, europee e nazionali, messe a disposizione.
Le norme, infatti, non solo si contano, ma soprattutto si dovrebbero pesare. In questo caso un doveroso processo di semplificazione in grado di agevolare il sistema produttivo si sarebbe dovuto raggiungere nella logica di una doverosa, seppur complessa, verifica dell’equilibrio raggiunto tra legalità/qualità e buon funzionamento delle procedure senza pericolo di corruzione, infiltrazioni criminali da un lato e de-responsabilizzazione amministrativa pubblica, dall'altro. Le scelte operate dal ministro Salvini vanno invece in altra direzione. Per questo domani saremo nelle cinque piazze della mobilitazione dei lavoratori edili, perchè da questa riforma, come ben chiaro nel PNRR, si gioca molto delle prospettive economiche del Paese e della qualità e sicurezza nel lavoro.
"Sale l'attenzione intorno alla mobilitazione nazionale #fillea e #FenealUil, da parte di stampa nazionale e locale, del mondo delle associazioni, della società civile, delle professioni, della politica e degli amministratori locali. E sale anche la critica alle scelte del governo in materia di appalti, una critica chiara e forte da parte di autorevoli istituzioni, come l'Autorità Nazionale Anticorruzione, il cui Presidente Busia l'ha spiegata semplice, perchè tutti, ma proprio tutti, anche qualche ministro e presidentedelconsiglio, la potesse capire: con il Codice Salvini "gli appalti fino a 150mila euro potrebbero andare a un cugino o in cambio del voto". Dichiarazione che non fa che confermare la nostra convinzione, espressa ancora una volta ieri da Genovesi su Repubblica "il Governo smantella le tutele e apre a riciclaggio e corruzione".
