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Il primo impegno è quello di salvare vite umane, prestare soccorso alle popolazioni colpite. La prima fase del soccorso tecnico è, quindi, ancora in corso, i lavori proseguiranno con la pianificazione delle attività di gestione dei fanghi e dei rifiuti riversati sulle vie di comunicazione a seguito delle esondazioni e con eventuali sopralluoghi nelle aree maggiormente colpite. Sarà anche necessario accertare e quantificare i danni subiti dai beni culturali della regione. La piena dei fiumi esondati, il fango, le frane e gli smottamenti hanno infatti colpito anche il patrimonio storico-artistico romagnolo, in un territorio denso di edifici antichi, musei, attività artigianali e artistiche da proteggere. Infine, ci sono le guardie zoofile e i volontari dell'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che stanno adoperandosi per salvare molti aninmali negli allevamenti e da compagnia, anche loro vittime della nuova ondata di grave maltempo.

IMMAGINE ALLUVIONE ERC'è bisogno di tutto l'aiuto possibile. CGIL-CISL-UIL si sono mosse, non solo ribadendo la propria solidarietà e vicinanza alle comunità dell’Emilia Romagna e di alcuni territori delle Marche, ma predisponendo una raccolta fondi attraverso un conto corrente unitario. Una prima donazione è stata già versata al fondo alluvioni istituito dalla Regione Emilia Romagna e continueranno a garantire "il massimo sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese duramente colpite. Nessuno sarà lasciato solo”

Per comprendere cosa è successo vi offriamo qualche dato ufficiale (Fonte: dati ISPRA ER): il territorio dell’Emilia-Romagna è stato interessato da due eventi in sequenza in meno di venti giorni con precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località.

L’evento in corso dalla mezzanotte del 15 maggio al 17 maggio ha causato l’esondazione di 21 fiumi e allagamenti diffusi in 37 comuni. Nelle ultime 48 ore si sono registrati picchi di 300 millimetri sui bacini del crinale e collina forlivese. Sulla stessa area, sulle colline e montagna ravvenati e sul settore orientale del bolognese sono in media caduti tra i 150 e i 200 millimetri. Sulla pianura cesenate forlivese fino a 150 millimetri2. Complessivamente ci sono segnalazioni di oltre 280 frane di cui 120 particolarmente importanti in 58 comuni.

L’Emilia Romagna è tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta a rischio di alluvione risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale. L'Emilia Romagna, quindi, al di là delle critiche infondate e malauguranti rivolte da esponenti del Governo di destra alle amministrazioni rosse della regione e dei comuni locali,  è la prima regione d'Italia per aree a pericolosità idraulica, con tutto il territorio a rischio alluvione: secondo i dati dell'Ispra, in una regione da 22.500 km quadrati, ci sono 2.600 chilometri quadrati a pericolosità israulica elevata, 10.000 circa a pericolosità media e altri 10.000 circa a pericolosità bassa.

Per uno scenario di pericolosità media -  le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%. Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono Ravenna e Ferrara con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% (87% di popolazione esposta) e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni. Per Modena la percentuale di aree allagabili è il 41.3% (53.3% di popolazione esposta), Bologna 50% (56.1% di popolazione esposta) e Forlì-Cesena 20.6% (64% di popolazione).

Tra le cause delle inondazioni costiere avvenute tra Marche ed Emilia Romagna, oltre alla dinamica della precipitazione intensa e concentrata e le capacità di ritenzione dei terreni, potrebbe aver avuto un effetto l'elevazione del mare, l'azione del vento di bora diretto contro la costa di Marche ed Emilia Romagna, e la conseguente mareggiata sulle coste.

Solo la Calabria supera l'Emilia Romagna sulle aree a pericolosità elevata (2.604 kmq), ma è molto indietro su quelle a media (2.622 kmq) e bassa (2.661 kmq). Complessivamente però, metà del suo territorio è in pericolo (7.887 kmq su 15.221).