I dati recentemente diffusi dall’INAIL, relativi alle denunce sugli infortuni e morti sul lavoro del 2020, più che far riflettere dovrebbero far agire.
Dopo l’ennesimo incidente mortale sul lavoro nel campo delle costruzioni avvenuto pochi giorni fa in un cantiere di Savona che, come denuncia il Segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, porta a 16 il numero delle vittime nel settore delle costruzioni dall’inizio dell'anno, quasi il doppio del dato relativo allo stesso periodo del 2020, è necessario che le Istituzioni e la politica dimostrino concretamente il loro impegno in tema di qualità del lavoro e sicurezza, soprattutto ora, che la pandemia ha determinato effetti drammatici anche sull’economia e sull’occupazione.
In questo scenario, i dati complessivi del 2020 forniti dall’INAIL gravano pesantemente su un quadro già molto complicato dimostrando che, anche a fronte di un’evidente maggior esposizione al rischio, determinata dalla natura e dal contesto di svolgimento della mansione, le tutele, i dispositivi di protezione, le procedure di lavoro in sicurezza non sono stati adeguati o, peggio, non sono stati applicati. E, se a novembre scorso, dopo più di dieci mesi, le denunce sono arrivate a punte del +750% per gli infortuni sul lavoro, crescendo nel tempo, non si può non constatare che vi sono state irregolarità e ritardi nelle tutele verso lavoratrici e lavoratori.
Il confronto tra il 2020 e il 2019 risente principalmente di alcuni fattori che hanno fortemente condizionato l’andamento infortunistico dell’anno scorso: la sospensione su tutto il territorio nazionale tra il 9 marzo e parte del mese di maggio, ai fini del contenimento dell’epidemia da nuovo Coronavirus, di ogni attività produttiva considerata non essenziale; la contemporanea chiusura dei plessi scolastici; le difficoltà incontrate dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown, si sono tuttavia rivelate determinanti solo per il calo complessivo delle denunce di infortunio, e l’inclusione, a partire dalla rilevazione del marzo 2020, delle denunce di infortunio relative alle infezioni da Covid-19 avvenute nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa e in itinere che hanno avuto un impatto significativo sull’andamento dei decessi finora registrati, che risultano per questo motivo in deciso aumento.
Ma i dati, purtroppo, dicono anche altro. In particolare, a fronte di un sensibile calo di contagiosità del virus, deve far riflettere l’incremento generale delle denunce nell’ultimo trimestre del 2020, a confronto dei primi nove mesi, e indagare su quante denunce, forse per buona parte dell’anno, non sono state fatte da parte di tutti i datori di lavoro interessati.
Un andamento, quello evidenziato dai dati dell’INAIL, in netto contrasto con quanto richiesto dal GOAL 8 - LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA: “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile,un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.” e, più nello specifico, del target 8.8 “Proteggere i diritti del lavoro e promuovere un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti i lavoratori, compresi i lavoratori migranti, in particolare le donne migranti, e quelli in lavoro precario”.
Se è importante salvaguardare l’operatività delle imprese nonché difenderle da possibili attacchi della criminalità organizzata, i sostegni finanziari previsti nel PNRR e dal nuovo ciclo dei Fondi comunitari 2021-2027 dovranno essere indirizzati a favorire la loro transizione a modelli produttivi più innovativi e orientati all’economia circolare e alla gestione sostenibile di tutte le risorse, comprese quelle umane. La riconversione ecologica dei settori interessati e dell’intero sistema produttivo devono andare di pari passo con la creazione di lavoro di qualità, la prevenzione dai rischi e dalle malattie professionali, e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e non sulla loro pelle.
In altre parole, come indicato nel Rapporto ASviS 2020, per garantire la difesa della dignità del lavoro, va promossa la partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali, in attuazione dell’art. 46 della Costituzione, passo importante per promuovere un clima collaborativo e di responsabilità all’interno dell’azienda. Va poi favorita l’armonizzazione tra vita e lavoro, anche attraverso un uso corretto dello smart working e altre forme di flessibilità dell’orario. Inoltre, le organizzazioni imprenditoriali dovrebbero diffondere presso i loro associati la Human right due diligence, e l’uso di certificazioni del rispetto dei diritti dei lavoratori (ISO SA 8000, ISO OHSAS 18001, sostituita dalla norma ISO 45001 su salute e sicurezza sul lavoro, NoCap, ecc.), oltre che dell’osservanza del principio di parità di genere. Andrebbe poi recepita nella legislazione nazionale la Direttiva UE 2019/633 per la prevenzione e il contrasto delle Unfair trading practices e valutata la possibilità di estendere il Green Public Procurement (GPP) alla dimensione sociale, già obbligatoria per gli enti pubblici in base al Codice degli Appalti.
E occorre fare presto, come spiega Alessandro Genovesi, “perché ogni giorno in più che passa, tra accelerazione di cantieri pubblici ed effetti del super bonus, rischiamo che la ripresa del Paese - a cui noi per primi teniamo e per cui siamo pronti a fare la nostra parte – si tinga di rosso.”
Per la Redazione - Serena Moriondo