L’Italia è già a 2°C di riscaldamento ed è in ritardo sulle politiche di mitigazione. Il Governo deve indicare con chiarezza come intende procedere verso la neutralità carbonica. A tal fine, nei prossimi sette anni bisognerà installare almeno 10 GW di produzione elettrica da fonti rinnovabili all’anno (il triplo di quanto fatto nel 2022), puntare sulle comunità energetiche e, parallelamente, investire sull’innovazione e la ricerca. Dalla transizione del comparto elettrico 540mila nuovi posti di lavoro.
Da queste premesse è partita l’ASviS per presentare le sue proposte su energia e clima durante la conferenza stampa odierna. L’Alleanza, ha voluto in tal modo contribuire al Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), il documento che il Governo deve presentare alla Ue entro il 30 giugno, con un Policy brief che contiene dieci proposte. Il documento è stato presentato da Enrico GIOVANNINI direttore scientifico dell’ASviS, con Antonio FEDERICO, coordinatore dei Gruppi di lavoro ASviS sugli Obiettivi 7-13 (Energia e Clima) dell’Agenda 2030 e coordinatore del comitato tecnico scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Andrea POGGIO, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente. Ha moderato l’incontro Stefano SECONDINO, giornalista Ansa.
Entro giugno 2023 anche l’Italia, dunque, come gli altri Stati membri dell’Unione europea, dovrà presentare alla Commissione la proposta di revisione del PNIEC, lo strumento con cui gli Stati membri dell’UE identificano politiche e misure per il raggiungimento degli Obiettivi per la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico.
Il Piano, da approvare in via definitiva entro un anno e dalla durata decennale, deve indicare in modo preciso target, scadenze, governance, monitoraggio e forme di finanziamento con cui l’Italia intende affrontare la crisi climatica attraverso politiche energetiche, fiscali e industriali capaci di ridurre le emissioni serra di almeno il 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, come stabilito
dall’Unione Europea.
Il PNIEC deve definire in modo chiaro i ruoli e i compiti delle diverse istituzioni che fanno parte della catena decisionale,
evidenziare gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili e indicare come superare le attuali difficoltà, valorizzando la dimensione strategica delle comunità energetiche e dell’autoconsumo da fonti rinnovabili.
Su questo punto, l’ASviS evidenzia che per sostituire tutti gli impianti fossili con pannelli fotovoltaici servirebbe una superficie pari solamente allo 0,7% del territorio nazionale, un decimo della superficie oggi edificata in Italia (fonte I4C) e ricorda che ben il 27% del territorio nazionale è privo di conflitti paesaggistici (fonte: Elettricità Futura) o con altri usi, uno spazio 40 volte più ampio di quello necessario. Il PNIEC dovrà anche puntare sull’aumento dell’efficienza energetica e sullo stimolo di comportamenti individuali per consolidare le pratiche di risparmio energetico, potenziando ciò che le imprese stanno facendo a fronte della crisi energetica indotta dalla guerra in Ucraina. Fondamentale è poi l’investimento verso una mobilità sostenibile, all’interno di una strategia che punti alla riduzione del traffico e delle emissioni, al miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico, all’elettrificazione del sistema dei trasporti, con la progressiva eliminazione dei motori a combustione interna.
Infine, ma non meno importante, è indispensabile che il PNIEC affronti le questioni legate all’innovazione tecnologica e all’investimento nelle nuove soluzioni. Attualmente, tutte le tecnologie per raggiungere gli obiettivi al 2030 sono disponibili sul mercato, mentre quelle necessarie per raggiungere la piena decarbonizzazione al 2050 non sono ancora del tutto provate e sviluppate. È importante che il PNIEC chiarisca le aree sulle quali il nostro Paese intende investire, come la ricerca sul fotovoltaico, sull’idrogeno “verde” e sulle smart grid.
Il Piano, una volta presentato e approvato, resterà in vigore fino al 2030. È dunque molto importante che contenga le misure adeguate a condurre l’Italia su un sentiero di sostenibilità, da cui siamo ancora molto lontani.
Nel suo intervento Giovannini ha citato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres che nei giorni scorsi ha ribadito con un drammatico appello l’urgenza di uscire dalla dipendenza dalle energie fossili per scongiurare lo scenario catastrofico di un aumento globale medio delle temperature di 2,8 gradi previsto per la fine del secolo qualora non vengano ridotte del 45% le emissioni di CO2 entro il 2030. “L’Italia è particolarmente esposta alle conseguenze negative del cambiamento climatico, ma allo stesso tempo ha le potenzialità per affrontarlo in modo positivo, cogliendone le opportunità per accelerare il percorso indicato dall’Agenda 2030 dell’Onu e degli obiettivi europei - ha concluso Giovannini - Possiamo trarre dalla transizione ecologica grandi benefici a livello ambientale, sociale ed economico, costruendo un modello di sviluppo sostenibile che garantisca un benessere giusto nel presente e nel futuro, valorizzando le ricchezze del Paese, l’ambiente e il paesaggio, le persone, le competenze, il lavoro. Dobbiamo agire subito”.
Fra dieci giorni si arriverà ad una scedenza importantissima e il PNIEC dobbiamo rammentarlo, non è solo una questione ambientale. Urgenza dunque e maggiore spazio sui mass media nell'affrontare questo tema. E', inoltre, necessario entrare negli argomenti specifici senza posizioni preconcette. E' indispensabile che la società, i cittadini siano coinvolti e resi partecipi di questa transizione. Il PNIEC deve lavorare per trovare le soluzioni giuste anche sul piano sociale.
Link: per vedere la registrazione della presentazione delle proposte ASviS QUI
Link: Politicy brief
Per la Redazione - Serena Moriondo