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Foto vincent van zalinge vUNQaTtZeOo unsplashIl Parlamento europeo ha approvato una delle più ambiziose iniziative a sostegno della natura europea, la Nature Restoration Law. Si tratta cioè del programma europeo per il ripristino degli ecosistemi, degli habitat naturali e delle specie da essi dipendenti.

In Italia il WWF ha promosso un Manifesto  - appoggiato da oltre duecento associazioni, 4.000 scienziati, accademici e ricercatori, imprese e oltre un milione di singoli cittadini - a sostegno della proposta di legge con l'obiettivo di dare concretezza all’ European Green Deal, per un ripristino degli ecosistemi degradati, per fermare la perdita di biodiversità anche a garanzia delle generazioni future.

Il testo della legge europea spiega come la relazione 2022 dell'IPCC abbia sottolineato, in particolare, "come il mondo e l'Europa dispongono di un margine breve e in rapido esaurimento per garantire un futuro vivibile, in quanto lo sfruttamento dei sistemi naturali e umani oltre la loro capacità di adattamento ha determinato un aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi che ha provocato alcune conseguenze irreversibili." Per questo è indispensabile "intervenire con urgenza attuando misure per ripristinare gli ecosistemi degradati e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare attraverso il ripristino di zone umide, fiumi, foreste ed ecosistemi agricoli degradati." I recenti sviluppi geopolitici hanno poi "ulteriormente sottolineato la necessità di salvaguardare la sicurezza alimentare e la resilienza dei sistemi alimentari. Dinanzi all'aumento dei prezzi delle materie prime e ai timori per la sicurezza alimentare mondiale s'impone la necessità affrontare le vulnerabilità, come la dipendenza dalle importazioni, e di accelerare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili e resilienti. È comprovato che il ripristino degli ecosistemi agricoli ha effetti positivi sulla produttività alimentare a lungo termine e il ripristino della natura è la "polizza assicurativa" con cui l'UE può garantirsi sostenibilità e resilienza a lungo termine."

In particolare, la nuova legge fa un esplicito riferimento agli ecosistemi fluviali, forestali, urbani e agricoli,  mira cioè a ridurre le barriere che limitano la connettività dei fiumi, ad aumentare gli stock di carbonio con una più oculata gestione forestale, a rendere più sostenibile la pesca, a diminuire l’uso di pesticidi negli ambienti agricoli. Si punta a aumentare il verde urbano (tramite almeno il 10 % di copertura arborea urbana in tutte le città, piccole città e sobborghi entro il 2050 e un guadagno netto di spazi verdi urbani integrati negli edifici e nelle infrastrutture esistenti e nuovi, anche attraverso ristrutturazioni e rinnovi) e a diversificare le aree coltivate, in modo da favorire tra gli altri farfalle, insetti impollinatori e uccelli (importanti bioindicatori della qualità ambientale) nonché la mineralizzazione di suoli ormai resi poco produttivi dall’uso indiscriminato di fertilizzanti e monocolture intensive.

L’81% degli habitat europei è in declino e solo il 27% delle specie animali e vegetali ha uno stato di conservazione "soddisfacente". Uno studio recente (Trinomics B.V. (2021), Support to the evaluation of the EU Biodiversity Strategy to 2020 e follow up: Final study report - Ufficio delle pubblicazioni dell'UE, 2022) eseguito nell'ambito della valutazione della strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020 mostra che, tra il 2011 e il 2020,  l'UE non è riuscita ad arrestare la perdita di biodiversità: non ha raggiunto l'obiettivo volontario di ripristinare almeno il 15 % degli ecosistemi degradati entro il 2020 (in linea con l'obiettivo 15 di Aichi della convenzione sulla diversità biologica12). Le prospettive per la biodiversità e gli ecosistemi sono, quindi, poco incoraggianti e dimostrano che l'approccio attuale non funziona.

Per questo la legge punta, entro il 2030, a:

  • ripristinare almeno il 20% del territorio terrestre e marino dell’Unione europea e gli ecosistemi in sofferenza o andati persi;
  • impedirne l’ulteriore deterioramento;
  • rinaturalizzare i corsi fluviali abbattendo le barriere artificiali dove creano più danni che benefici;
  • reinserire elementi naturali negli agroecosistemi, per un’agricoltura più sana e ricca di biodiversità, in special modo di insetti impollinatori e uccelli;
  • promuovere una maggiore strutturazione delle foreste per migliorarne la qualità;
  • favorire un’opera di greening delle città, spesso troppo grigie e povere di natura.

La legge, inoltre, intende integrare le politiche ambientali attualmente in vigore. Concepita per operare in modo efficace in sinergia con il diritto ambientale dell'UE, servirà anche a migliorarne il coordinamento e l'attuazione.

Il testo approvato, come accennato precedentemente, fa seguito alla Strategia Europea 2030 per la Biodiversità, tuttavia sottolinea come la protezione da sola non sia sufficiente: per invertire la perdita di biodiversità sono necessari maggiori sforzi che riportino la natura in buona salute in tutta l'UE, all'interno e all'esterno delle zone protette. La Commissione si è pertanto impegnata a proporre obiettivi giuridicamente vincolanti.

La proposta era stata pubblicata dalla Direzione Ambiente dell’UE il 22 giugno 2022, ma è stata da subito fortemente contrastata dagli esponenti della destra del partito popolare europeo (Ppe), che la ritengono una pericolosa minaccia allo sviluppo dell’economia agricola comunitaria, che costringerà, a loro dire, gli agricoltori ad abbandonare terre produttive, con un conseguente aumento dei costi e difficoltà nelle catene distributive, con un esito finale di minaccia alla sicurezza alimentare. Gli oltre 2.000 emendamenti presentati dal Ppe sono stati  appoggiati da altri partiti conservatori come Identità e democrazia (Id), Partito dei conservatori e dei riformisti europei (Ecr).

Favorevoli all’adozione del nuovo regolamento sono stati invece le Ong ambientaliste, la sinistra europea, università e centri di ricerca che si occupano di natura.

La Commissione ha anche raccolto i pareri di un'ampia gamma di portatori di interessi, in particolare rappresentanti degli Stati membri, organizzazioni ambientaliste, istituti di ricerca, associazioni agricole e forestali e rappresentanti delle imprese. I risultati mostrano un sostegno schiacciante a favore di obiettivi di ripristino giuridicamente vincolanti: il 97 % a favore di obiettivi di ripristino dell'UE generali in tutti gli ecosistemi, il 96 % a favore di obiettivi per ecosistema o habitat. Ciò dimostra un sostegno quasi totale sia a favore di un obiettivo di ripristino generale sia di obiettivi dell'UE specifici per gli ecosistemi.

Ora che il regolamento è stata approvato gli stati membri avranno un tempo massimo di due anni per presentare alla Commissione i Piani di ripristino nazionali, che comprenderanno le strategie di riqualificazione degli habitat e i piani di monitoraggio per verificare i progressi raggiunti. L’Agenzia europea per l’ambiente lavorerà, invece, per la raccolta dati e per la strutturazione di linee guida a supporto dell’implementazione del regolamento.

Questa è una sfida che tiene al centro l’ecosistema, ora anche il nostro Paese dovrà fare la sua parte.

Link: Il testo in italiano

Per la Redazione - Serena Moriondo