Ogni sera, dal 30 maggio, l'associazione Carteinregola - un laboratorio e una rete di persone della società civile - in collaborazione con Articolo 21, incontra una voce autorevole per parlare dei rischi, delle posizioni e degli impegni per creare un fronte contro l’autonomia regionale differenziata, in difesa dei diritti delle cittadine e dei cittadini, del patrimonio e dell’identità comune. Si tratta di una striscia quotidiana di 15’, dalle 19.30 alle 19.45 dei giorni feriali, in diretta Facebook e Youtube e successivamente diffusa con video e podcast.
Martedì 25 luglio la serata è dedicata ad un incontro con Rosella MURONI, Presidente dellìAssociazione Nuove Ri-Generazioni.
Seppur ancor poco conosciuta, spiegano gli Organizzatori - l'Autonomia regionale differenziata è, infatti, destinata a cambiare per sempre il destino del nostro Paese e dei suoi abitanti.
Il disegno di legge Calderoli, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”, è approdato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato e procede speditamente nel suo percorso. Un percorso che parte da lontano, dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, ma che con l’attuale Governo rischia di concludersi in pochi mesi, portando a compimento quello che è forse il più grave e irreversibile attacco alla nostra Costituzione, ai suoi valori di uguaglianza e solidarietà e all’unità della Repubblica.
Da tempo sappiamo che il regionalismo differenziato, che secondo il ministro Calderoli dovrebbe valorizzare le peculiarità dei territori, è in realtà un micidiale strumento di divisione e di disuguaglianza. E non si tratta solo della ingiusta ridistribuzione delle risorse e delle inevitabili differenze nei servizi – anche con i famosi LEP Livelli Essenziali delle Prestazioni, che per l’appunto non garantiscono prestazioni omogenee già dalla definizione anche se fossero introdotti – ma della distruzione dell’identità comune, così faticosamente raggiunta da una nazione di soli centocinquant’anni, che ha saputo riconoscersi e affrancarsi grazie alla sua straordinaria Costituzione.
Se l’autonomia diventerà realtà, non renderà solo incolmabile la distanza tra il ricco nord e il povero sud, ma consegnerà ciò che il nostro Paese ha di più prezioso – l’ambiente, i beni culturali, la scuola, la cura delle persone – alle maggioranze politiche regionali del momento, che potranno piegarle a ideologie e convenienze, deciderne privatizzazioni, usarne il potere per estrarre consenso. Non ci vuole molta immaginazione: basta guardare, dietro al velo squarciato dalla pandemia, come è stata ridotta la sanità anche nelle ricche regioni del nord.
E si tratterà di una scelta irreversibile: una volta smontato lo Stato, divise le competenze, attribuiti gli edifici, avviate le assunzioni del personale, non si potrà più tornare indietro. L’Italia sarà definitivamente divisa in tante piccolere pubbliche con leggi e regole diverse, guidate da potentati che su unaenormità di materie potranno decidere i destini dei territori, dei lavoratori, delle persone, senza alcun ente sovraordinato come contrappeso e garante del destino comune.
E i cittadini si accorgeranno delle conseguenze solo dopo il punto di non ritorno dell’approvazione.
Per questo è - spiegano Articolo 21 e Carteinregola - "è urgente portare il tema al centro del dibattito pubblico, mobilitando tutte le persone e le forze politiche e sociali in una incessante campagna di informazione." (Fonte: Carteinregola.it)
Per la Redazione - Serena Moriondo