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Foto fumo Robert Zunikoff su UnsplashUn pezzo consistente del PNRR va in fumo. Il Governo cancella nove misure, in particolare quelle destinate all’ambiente, dalla lotta al dissesto idrogeologico all’utilizzo dell’idrogeno nei settori industriali più inquinanti. È il prezzo che paga l'Italia per i ritardi accumulati: centinaia di progetti fermi, obiettivi che vanno stralciati perché già oggi, a tre anni dalla scadenza finale dell’estate del 2026, sono diventati irrealizzabili.

Non è un fulmine a ciel sereno. In tanti al Governo e tra le forze di opposizione sapevano che saremmo arrivati a questo punto ma, come colpiti dalla sindrome di Tiresia -  il celebre indovino greco che “vede” ciò che accadrà nel futuro , ma è “cieco” a ciò che accade nel presente - hanno continuato a far finta di nulla e, ora, il nodo è arrivato al pettine.

A questo punto, ad essere preoccupati sono soprattutto i Sindaci che, dopo la cabina di regia sul PNRR, hanno appreso che, nell’ambito della rimodulazione dei finanziamenti, il Governo intende spostare sul programma RePower EU 13 miliardi di euro di fondi PNRR che erano stati assegnati ai Comuni, con l’impegno che altre fonti di finanziamento andranno trovate per le tre linee di intervento per le piccole e medie opere, per la rigenerazione urbana e per i Piani Urbani Integrati delle grandi città.

Avevamo anticipato questo scenario dalle pagine del sito dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni in più occasioni, non era necessario essere oracoli per capirlo, preoccupati da ciò che sarebbe potuto accadere (ultimo, in ordine di tempo, quanto evidenziato dalla "Relazione del CNEL sulla qualità dei servizi pubblici offerti a cittadini e imprese").

A maggio, l'economista Giampaolo Galli aveva fatto notare come, da qualche tempo, in Italia il dibattito sul PNRR e l’azione di governo si fossero concentrati sul tema degli investimenti, anche se nelle intenzioni iniziali il cuore del PNRR avrebbero dovuto essere riforme in grado di aumentare il potenziale di crescita dell’economia e sociale del Paese, oltre che realizzare, assieme agli investimenti, le due grandi transizioni (ecologica e digitale) previste per tutti i Paesi europei. La maggior parte delle riforme sono ancora sulla carta, nel senso che mancano ancora gli atti amministrativi necessari a rendere effettivi i cambiamenti. Soprattutto, molte riforme del PNRR sono suscettibili di diverse interpretazioni a seconda della volontà politica dei governi di turno.

Ora, appare sempre più evidente, che rischiamo di non raggiungere né i primi né le seconde. Un danno incalcolabile per il nostro Paese, soprattutto per 5milioni 571mila persone in stato di povertà assoluta (9,5% della popolazione), erano 1,8 milioni solo quindici anni fa',  per il 22,8% che è in condizioni di indigenza perchè fa fatica a trovare un lavoro o perchè working poor, lavoratori poveri; per chi lavora con carichi troppo pesanti o ha difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia per mancanza di servizi pubblici adeguati, chi svolge un lavoro meno qualificato rispetto alle proprie competenze, dato che il suo livello di istruzione è superiore a quello richiesto dal mercato, la qual cosa si traduce, per molti giovani, in una sorta di trade-off tra stabilità lavorativa e sovraistruzione; chi soffre l’insicurezza del posto di lavoro, la precarietà del contratto e l'irregolarità dei pagamenti, chi vede i propri diritti scarsamente tutelati e prova malesseri psicofisici e barnout ma non riesce a curarsi perchè il servizio sanitario pubblico non è in grado di prenderlo in carico per mancanza di personale qualificato; per chi continua ad essere discriminato per genere, orientamento sessuale, perchè emigrato da un altro Paese, ancora più povero.

Aspetti che non potranno che aggravarsi con il tempo se non verranno posti rimedi che ben conosciamo, ma che ancora in molti manifestano resistenze a mettere in atto. A tal proposito un'accurata ricerca italiana, condotta dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa e pubblicata su Pnas, ha rivelato che le temperature elevate, la siccità e le precipitazioni stanno spingendo verso la povertà l'86% dei Paesi del mondo, e stanno rendendo ancora più profonde le disuguaglianze nel reddito, rendendo i poveri sempre più poveri, mentre la concentrazione della ricchezza si conferma in mano a poche famiglie. 

Il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, durante la presentazione del 35° Rapporto Italia 2023 ha spiegato:  "Non siamo in tempi ordinari. Questo è il punto fondamentale sul quale dovremmo misurare sia le nostre capacità di comprendere il tempo che stiamo vivendo e di intervenire nelle situazioni in cui operiamo normalmente, sia le nostre aspettative, individuali e collettive. La straordinarietà del tempo attuale si misura con il fatto che eventi considerati imprevedibili, incredibili stanno diventando un elemento di normalità nelle nostre vite, sono valutati e vissuti come se fossero eventi e processi non destinati a modificare nel profondo gli assetti e le dinamiche delle nostre società e le nostre vite personali.

Accettare in fondo questa trasposizione di eventi straordinari in eventi di una nuova normalità fa parte del nostro patrimonio di illusioni, ma dà anche una misura precisa delle nostre responsabilità o irresponsabilità, singole e collettive, rispetto alle novità e alla portata dei cambiamenti in atto, a livello globale e nelle nostre comunità nazionali e locali (..) Il dato essenziale sul quale riflettere è che l’insieme dei ritardi e delle inadempienze per affrontare questi cambiamenti segna una scarsa consapevolezza della portata dei “giganti” da combattere. Appunto giganti, perché in grado di incidere profondamente sui nostri sistemi di vita e sui nostri scenari di crescita e di progresso, di annientare assetti e pratiche tradizionali. L’idea nascosta ma viva è che con questi giganti in fondo si possa alla fine convivere senza modificare più di tanto il nostro modo di vivere e di operare. È la nuova normalità che rischiamo di accogliere nelle nostre coscienze per il timore, o la incapacità, o la non volontà di considerare in modo adeguato le vere sfide del presente e i riverberi che esse avranno nel futuro. Sfide che, appunto, richiedono alle persone e alle comunità il coraggio, la lungimiranza, la responsabilità e la volontà di maturare decisioni finalizzate a intraprendere percorsi di crescita, realmente e profondamente innovativi, potremmo dire alternativi a quelli attuali".

In sostanza la classe dirigente di questo Paese, la politica, i singoli cittadini, sono chiamati a misurarsi con queste scelte di fondo, in modo attivo e responsbaile, capace di gestire le transizioni legate ai cambiamenti in atto, invece di muoversi con continue azioni di carattere sostanzialmente emergenziale ciechi appunto, come Tiresia, a ciò che accade nel presente.

per la Redazione - Serena Moriondo