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FOTO Enrico Giovannini Dal 18 al 19 settembre, le Nazioni Unite terranno l'incontro quadriennale per valutare lo stato di attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che, come tutti dovrebbero sapere,  si basa su 17 obiettivi da raggiungere entro questo decennio, sul piano economico, sociale, ambientale e istituzionale.

"L'Agenda 2030 - scrive Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'ASviS, su la Repubblica del 19 agosto scorso - rappresenta il punto più alto nella storia delle relazioni internazionali in termini di condivisione del "futuro che vogliamo", un futuro fatto di qualità ambientale, efficienza delle istituzioni, sviluppo conomico e sociale, all'insegna del motto "nessuno sia lasciato indietro."

Giovannini ci ricorda che, per la prima volta, l'incontro si svolgerà "a livello di capi di Stato e di Governo, in un momento assai critico a livello internazionale", e non a caso, dato che saranno tenuti a prendere posizione sul "Rapporto sullo stato dell'Agenda 2030 che l'Onu ha pubblicato a luglio il quale da un lato mostra la serietà con cui molti Paesi hanno preso gli impegni sottoscritti e i passi avanti compiuti da diversi punti di vista, ma dall'altro segnala i danni devastanti che la pandemia, la crisi climatica, la guerra in Ucraina e le sue ripercussioni sui mercati dell'energia e del cibo, le migrazioni di massa legate alle condizioni del clima e alle guerre, hanno creato e creano in tanti Paesi, ma specialmente in Africa."

Il quadro descritto è estremamente serio e preoccupante: "per il 50% dei target il progresso è insufficiente o a rischio, mentre per il 30% di essi (specialmente quelli relativi alla povertà, alla fame e alla crisi climatica) la situazione è stagnante o è addiritttura peggiorata rispetto a sette anni fa." Tant'è che il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in occasione della pubblicazione del Rapporto ha dichiarato: ”Se non agiamo ora, l’Agenda 2030 diventerà un epitaffio per un mondo che avrebbe potuto essere”.

Per questo Enrico Giovannini ha deciso di rivolgersi alla Presidente Meloni spiegando che "L'Italia arriva a questo appuntamento in condizioni decisamente insoddisfacenti". Presentiamo peggioramenti su povertà e disuguaglianze, nella gestione del sistema idrico, nello stato degli ecosistemici e delle città; miglioramenti non soddifacenti nella salute, le disuguaglianze di genere, l'innovazione e l'economia circolare e nessun passo avanti su obiettivi come istruzione di qualità, lotta al cambiamento climatico, aiuto allo sviluppo, ecc. Ma, soprattutto, sono "mesi che il governo ritarda l'approvazione della nuova Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, mentre piani fondamentali per la questione climatica appaiono ancora abbozzati e decisamente poco ambiziosi". 

A preoccupare, con ragione, Giovannini è la posizione che il Governo Meloni assumerà fra poco meno di un mese, al vertice ONU dopo aver preso posizioni contrarie a importanti provvedimenti legati al Green Deal europeo, "mentre il negazionismo climatico ha raggiunto livelli mai visti su alcuni mezzi di comunicazione, trovando sponde significative anche tra alcuni membri del governo".

L'articolo sollecita una presa di posizione netta su alcuni temi urgenti, "accelerare politiche necessarie per tagliare del 55% le emissioni di gas climalteranti entro il 2030" finalizzati a raggiungere la netralità carbonica entro il 2050 e si domanda se la Meloni è pronta a  sostenere"l'approvazione di una legge nazionale sul clima, come già fatto dagli altri grandi Paesi europei appartenenti al G7."

Giovannini conclude il suo articolo presentando un invito alla politica italiana affinchè, nelle settimane che ci dividono dall'appuntamento internazionale, discuta "seriamente di questi temi e di quale posizione verrà espressa a New York da Giorgia Meloni, soprattutto visto il ruolo italiano nel G7."

Link: Articolo di Enrico Giovannini su la Repubblica del 19.08.2023

Per la Redazione - Serena Moriondo