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Me tooL'UDI, in relazione alla lettura in successione dei più recenti casi di femminicidio e di stupri, una serie di circostanze gravissime e allarmanti che necessitano di riflessione, ha dichiarato: "la Convenzione di Istanbul ricorda che alla base della violenza maschile sulle donne vi è l’asimmetria di potere, che produce una misoginia che viene costantemente legittimata dalla società. Ed è proprio su questo aspetto che è necessario quanto fondamentale che vi siano maggiori e più incisivi interventi normativi, che puntino al cambiamento culturale in ogni livello scolastico, di finanziamento e di verifica. Come infatti è noto, il susseguirsi di femminicidi degli ultimi due mesi è stato inframmezzato da clamorose manifestazioni del sessismo interiorizzato dalla società, quali le due sentenze della quinta sezione del Tribunale di Roma (sezione che, per la specifica specializzazione, dovrebbe essere un punto di riferimento nazionale per la risposta giudiziaria alla violenza contro le donne) di cui una assolutoria per il bidello che palpeggia la studentessa minorenne in quanto «il fatto è durato meno di 10 secondi» e per il direttore di un museo che importunava una dipendente, adducendo nemmeno tanto velatamente a “complessi psicologici” della denunciante.
Si pensi poi alle dichiarazioni dei dirigenti sportivi o giornalisti alle olimpiadi, senza dimenticare le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa che, con buona pace del ruolo istituzionale che ricopre, ha pensato bene di difendere aprioristicamente il figlio denunciato per stupro minando la credibilità della denunciante. 
Di fronte a tali fenomeni di regressione culturale e sociale e di fronte ad un dato, quello del femminicidio, che si mantiene strutturalmente costante, non possiamo che esprimere la nostra forte preoccupazione e richiedere con forza la necessità che le istituzioni intervengano con misure di tipo soprattutto preventivo, oltre che punitivo in modo adeguato ed efficace a contrastare reiterazion
i." (agosto 2023)

Anche la sociologa Chiara Saraceno, ha ribadito recentemente in un'intervista che "L'accavallarsi di femminicidi, stupri o tentati stupri, molestie sessuali più o meno pesanti, ma anche ritardi negli interventi giudiziari, sottovalutazione delle denunce e richieste di aiuto, sentenze di assoluzione con argomentazioni sorprendenti, mostra che siamo di fronte ad un enorme problema culturale. Riguarda trasversalmente tutti i ceti sociali e tutte le istituzioni, in particolare di quelle - polizia, carabinieri e magistratura - che avrebbero il compito non solo di evitare che accada il peggio e di proteggere le vittime, ma anche di ribadire l'inviolabilità del corpo femminile..."  (la Repubblica, 21.08.2023)

I media, nel trattare il fenomeno della violenza sulle donne, ricorrono spesso a termini e categorie che sono lo specchio di tutti i preconcetti e i pregiudizi culturali intrisi di discriminazioni di genere che avvolgono le situazioni di maltrattamento, discriminazione e violenza. Molte coperture mediatiche su questi casi, tendono a disumanizzare o a colpevolizzare la vittima, in particolare nei casi di violenza sessuale, parlando delle donne come se la violenza nei loro confronti possa essere stata provocata dal loro comportamento. È importante che i media riconoscano l'impatto che la loro narrazione ha, ancora oggi, sulla percezione del fenomeno nella società.

La violenza contro le donne e le ragazze non è una "manifestazione di passione" o "troppo amore", non è un raptus o un momento di follia, ma una violazioni dei diritti umani 

* L'UDI,  costituita nel 1945 con il nome “Unione Donne Italiane” affonda le sue radici nei Gruppi di difesa della Donna e, in generale, nell’ampia esperienza femminile della Resistenza contro la dittatura fascista, l'occupazione nazista, la guerra; fondamentale è il contributo per la costruzione dell’Italia repubblicana e democratica e per il lungo percorso, non ancora del tutto compiuto, di emancipazione e libertà femminile. Per sottolineare l'attenzione verso le donne che, nate altrove, vivono in Italia, dal 29 novembre 2003 l'UDI ha riletto il proprio acronimo come “Unione Donne in Italia”.

Per la Redazione - Serena Moriondo