Cosa pensano gli italiani dell'emergenza climatica?
I risultati del questionario elaborato dallo Studio Giaccardi & associati a partire dalle risposte di oltre 1.098 interviste tra il 2022 e il 2023 su tutto il territorio nazionale evidenzia, innanzitutto, che ben il 51,6%, degli intervistati, non conosce ancora i 17 Obiettivi dell’Agenda Onu 2030.
Inoltre, rispetto al campione che invece ha risposto positivamente a questa domanda, emerge che per quanto riguarda la questione “Quali sono gli Obiettivi più utili dell’Agenda Onu 2030 tra quelli riferibili a turismo e sviluppo locale?”, vengono indicati prevalentemente il Goal 11 “Città e comunità sostenibili (48%), il Goal 12 “Consumo e produzione sostenibile” (44,1%) e il Goal 7 “Energia pulita e accessibile” (40,1%).
Pur ammettendo che vi possano essere obiettivi sui quali il nostro Paese è più avanzato di altri (nonostante i ritardi registrati in quasi tutti i goal) è evidente che vi è una scarsa conoscenza da parte dei cittadini, e in particolr modo di molti operatori economici (in maggioranza nel campione esaminato) degli impegni che anche il nostro Paese ha assunto nel 2015 per il raggiungimento dei complessivi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile.
Non è un caso che per gli operatori economici le maggiori preoccupazioni sulle conseguenze del cambiamento climatico siano prevalentemente di natura economica. Inoltre, tra le aspettative e le priorità vengono segnalati, innanzitutto, la necessità di investimenti economici (39,3%) e cambiamenti negli stili di vita (36,9%) anzichè un cambiamento dei modelli energetici attuali (solo il 19,9%) e del modello economico (13,4%).
Le finalità del Rapporto di ricerca “Impatto sociale e clima” reso pubblico il 28 giugno ha riguardato l'analisi delle opinioni e delle proposte per ridurre l'impatto dei cambiamenti climatici e diffondere la conoscenza dell’Agenda 2030, e la produzione di una sintesi per facilitare il confronto sulle policy di adattamento. Lo scopo è quello di proteggere le persone e salvaguardare attività economiche e comunità sociali, infatti l'indagine è stata rivolta soprattutto verso operatori di varie attività professionali, con particolare attenzione verso quelli del turismo, tema sul quale è stato realizzato uno specifico focus.
Il documento evidenzia che la partecipazione all’indagine è stata particolarmente significativa in Emilia-Romagna, con il 38,5% del totale dei questionari. I partecipanti complessivi sono stati in maggioranza donne (59,8%) e imprenditori e manager (62,6%), con 65,8% di adulti e il 23,8% di giovani under 35.
Dall'indagine emergono, in sintesi, i seguenti risultati:
- in merito ai fattori più noti causati dal cambiamento climatico si registra “una predominanza di sensibilità per il ‘fattore caldo’ e le sue conseguenze”, che sono appunto lo scioglimento dei ghiacciai, noto al 76,8% degli intervistati, l’aumento delle temperature (68,3%) e la siccità (66,9%). Ma esiste anche una “considerevole sensibilità degli intervistati all’impatto di ‘nubifragi, inondazioni e innalzamento del mare’” (34,7%).
- in merito alle conseguenze del cambiamento climatico sulla vita degli intervistati prevalgono le preoccupazioni legate alla contingenza, ovvero all’aumento dei costi di vita (62,3% del tasso dei fattori d’impatto), ma è forte anche il “fattore ansia”, con 41,3% delle risposte a più opzioni.
- in merito alle conseguenze del cambiamento climatico sull’attività degli intervistati spiccano la preoccupazione per l’aumento dei costi energetici, con 61,7% delle risposte a più opzioni, oltre che a una rilevante componente del “fattore ansia” (31,7%).
- in merito agli impatti climatici più evidenti sul territorio di residenza dell’intervistato, la scelta quasi unanime del campione degli intervistati è stata "l'impatto caldo e siccità”, con il 93,7% delle risposte.
- in merito alla necessità di piantare alberi in città la scelta prevalente è stata “sì”, con il 94,8% delle risposte. Con una così alta percentuale di risposte positive, gli estensori dell'indagine si domandano il perché non venga fatto oppure perché sia eseguita in misura del tutto insufficiente, quando è noto che piante e alberi sono il mezzo più efficiente di cui disponiamo per sottrarre CO2 all’atmosfera e generare una qualità della vita senz'altro più adatta alle persone.
- in merito alle priorità nel contrasto all’emergenza climatica, viene rilevata una “forte propensione alla chiarezza e alla concretezza” e infatti emerge come risposta maggioritaria la richiesta di “agire subito e investire concretamente” per contrastare gli impatti del cambiamento climatico, una risposta data dal 39,3% del campione.
Per la Redazione - Serena Moriondo