3 AGOSTO 2022 - La crisi climatica diventa ogni giorno più grave ed è destinata a peggiorare nei prossimi anni. Per affrontarla è ormai noto che le azioni dipendono dalle linee guida e dalle scelte adottate dai governi nazionali e internazionali. Gli scienziati italiani, consapevoli della gravità della crisi climatica - tramite una lettera aperta alle forze politiche e all'opinione pubblica - hanno proposto di considerarla come una priorità nella strategia politica del nostro Paese. Con l’aumento della gravità del cambiamento climatico l’economia subirà un freno e il PIL si ridurrà con conseguenti danni per le produzioni agricole, imprese e intere città. Per ogni grado di riscaldamento l’aumento della frequenza di eventi estremi sarà tra il 30% e il 40% con ondate di calore in aumento su scala globale. La strategia politica sul clima richiede prevenzione e lungimiranza. In Paesi come l’Italia, che è fortemente dipendente dall' importazione dei combustibili fossili, l’economia basata sulle rinnovabili rinnovabili risulterebbe la strada da intraprendere con determinazione. Gli scienziati si sono impegnati a continuare a dare il proprio contributo per la ricerca di soluzioni scientificamente sempre più affidabili e realizzabili. La lettera aperta, proposta dalla SISC – Società Italiana per le Scienze del Clima – poteva essere firmata da chiunque avesse dunque a cuore l’ambiente, gli ecosistemi, ma anche la società, la salute e le attività economiche che hanno reso (fino ad ora) l'Italia uno dei sette Paesi, insieme a Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Unit, più industrializzati nel mondo.
4 AGOSTO 2023 - Oltre 50 scienziati esperti di effetti biologici dei campi elettromagnetici hanno firmato un appello rivolto al Governo Italiano per chiedere di adottare limiti di legge adeguati a proteggere la salute della popolazione a fronte della valutazione del Governo di aumentare i limiti di legge per la radiofrequenza per promuovere lo sviluppo della rete 5G. Un aumento dei limiti - dicono gli scienziati - sarebbe una scelta del tutto irrazionale e pericolosa per la salute pubblica, visto che la ricerca scientifica ha dimostrato che gli attuali standard di sicurezza sono inadeguati. Il valore di attenzione di 6 V/m attuale per le aree dove la popolazione soggiorna più di quattro ore, come le abitazioni e i luoghi di lavoro, tutela solo dagli effetti acuti dei campi elettromagnetici, ovvero dal riscaldamento da essi prodotti. Bisogna tenere conto - scrivono dall'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerca e dalla Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS) - della mole di studi che dimostrano gli effetti non termici della radiofrequenza, compreso l’effetto cancerogeno che si osserva nei forti utilizzatori dei cellulari e nella popolazione più esposta alle antenne. Sin dal 2000 gli scienziati indipendenti hanno convenuto che Il limite sicuro è 0,6 V/m, lo stesso limite individuato nel 2011 dal Consiglio d'Europa che aveva deciso che doveva essere adottato immediatamente (con la Risoluzione n.1815), puntando sul lungo termine alla riduzione delle radiazioni fino alla soglia di 0,2 V/m. Con l’aumento dei limiti della radiofrequenza ambientale le multinazionali potrebbero installare nuove antenne e antenne più potenti sui siti attuali. A guadagnare miliardi di euro sarebbero la piccola e media impresa italiana di elettronica, di telecomunicazioni e di impiantistica civile e, soprattutto, le multinazionali licenziatarie dei servizi di telefonia mobile che, in Italia, sono TIM (Francia), Vodafone (Inghilterra), Wind 3G (Hong Kong), Iliad (Francia) e Fastweb (Svizzera). Oltre quindi ad una questione di salute per gli esseri umani e di opportunità economica gli scienziati firmatari dell'appello sono preoccupati per i rischi che l’aumento della radiofrequenza ambientale comporterebbe sulla biodiversità e anche sui consumi energetici. Studi hanno dimostrato che le radiazioni wireless comportano un consumo molto più elevato delle comunicazioni via cavo; quindi sarebbe molto più razionale investire sulle reti cablate per far arrivare la fibra ottica in ogni edificio del nostro Paese. Lo sviluppo della tecnologia delle reti senza fili non può in ogni caso prescindere dalla tutela dei valori primari della salute pubblica e dell’ambiente.
7 AGOSTO 2023 - il Governo ha approvato un provvedimento che prevede l’abolizione dell’obbligo di isolamento per le persone risultate positive a un test diagnostico molecolare o antigenico per SARS-CoV-2 ed eventuali restrizioni per le persone venute a contatto con casi di Covid-19. In merito a queste disposizioni, l’AIE – Associazione Italiana di Epidemiologia – ha rivolto un appello al Governo, in cui esprime perplessità per l’abolizione dell’obbligo di isolamento, in vigore anche per le comuni malattie esantematiche dell’infanzia, e per l’abolizione dell’obbligo di trasmettere i dati, quasi che non fosse più necessario sapere quanto succede per agire tempestivamente. Gli epidemiologi sottolineano anche la mancanza di dati oggettivi su cui sono state fondate queste decisioni. Le decisioni di sanità pubblica sono veicolate da leggi e norme legali, ma la loro efficacia dipende soprattutto dall’adesione della popolazione generale e dalla partecipazione consapevole. Passare da un rigido controllo istituzionale ad una assunzione personale di responsabilità é possibile quando i rischi e le conseguenze della diffusione sono meno gravi. La pandemia è finita, ma l’epidemia continua e continuano i contagi, i ricoveri, i decessi. È quindi indispensabile dare delle chiare indicazioni su come ciascuno debba comportarsi nel caso risulti contagiato. Nel momento in cui il numero di infezioni (e anche di ricoveri) sta aumentando è importante rinforzare l’invito a comportamenti che evitino di incrementare la diffusione e non mandare messaggi troppo rassicuranti perché nessuno ha il diritto di mettere in pericolo l’altrui salute. Analogamente la sospensione del monitoraggio quotidiano del numero dei casi sembra sottolineare come non ci sia più la necessità di tenere gli occhi aperti su quanto succede ed essere tempestivamente informati. I dati della sorveglianza epidemiologica sono stati la bussola per le decisioni di sanità pubblica e anche le nostre scelte personali. Senza bussola come navigheremo? Se qualcosa ci ha insegnato la pandemia è che arrivare in ritardo su quanto succede è deleterio. L'AIE, dunque, richiede che vengano esplicitati i dati e le considerazioni scientifiche a supporto delle decisioni prese e la formulazione di indicazioni di comportamento anche in consultazione con le società scientifiche competenti.
Questi tre casi, emblematici (non unici nel panorama nazionale), ci dicono che in Italia il rapporto tra politica e scienza non funziona.
I politici (di maggioranza e di opposizione) continuano a non avvalersi delle indispensabili competenze degli esperti su temi di particolare importanza, e sui quali decisioni avventate o addirittura sbagliate, possono determinare serie conseguenze sulla salute delle persone e l'ambiente in cui viviamo. Nel caso del Governo, le responsabilità sono ancora maggiori, perché la mancanza di un adeguato ascolto delle voci più autorevoli in questi campi può addirittura minare condizioni basilari di salute pubblica con conseguente aumento, a breve, di ingenti costi sociali ed economici per l'intero Paese.
Al contrario, la ricchezza di elaborazioni che pervengono dal mondo scientifico, dal mondo del lavoro, dai movimenti dal basso, dall'associazionismo necessiterebbe di una sintesi politica, che non c’è stata e continua a non esserci se non da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite, in particolare con il suo programma ambientale UNEP e, in parte, dalla Comunità Europea con il Green Deal, con lo scopo di trasformare radicalmente la nostra economia e la nostra società per costruire un futuro equo, verde e prospero.
I problemi segnalati sono senza dubbio di valenza globale, ma la politica nazionale può fare molto per indicare la via da seguire, invece, si limita a usare il tema della sostenibilità in maniera vuota senza esplicitare i progetti e le misure necessarie per affrontare le sfide contenute nei 17 obiettivi dell'Agenda 2030 e, in particolare, sulla necessità di un nuovo modello di sviluppo e dei consumi. E' piuttosto evidente come questo Governo sia influenzato dai potenti interessi rappresentati da Finanza e Confindustria. Diversamente, non avrebbe ottenuto un giudizio complessivamente positivo sul suo operato, dalla platea di banchieri e imprenditori del Forum Ambrosetti, concluso a Cernobbio con, guarda caso, un unico neo: il giudizio riguardo alla tassa sugli extra-profitti.
Ma non abbiamo più tempo e come sostiene il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, se non agiremo ora: ”l’Agenda 2030 diventerà un epitaffio per un mondo che avrebbe potuto essere”. L'ultimo Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2023 fornisce un potente invito all’azione e ricorda che, sebbene la mancanza di progressi sia universale, sono i più poveri e i più vulnerabili a subire gli effetti peggiori di queste sfide globali senza precedenti.
E' dunque indispensabile raddoppiare gli sforzi, grazie a una forte volontà politica e all’utilizzo delle tecnologie, delle risorse e, soprattutto, delle conoscenze disponibili.
Per la Redazione - Serena Moriondo