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Foto pawel czerwinski WZ7vr3YcQrg unsplashCome è noto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito da tempo che il cambiamento climatico rappresenta la più grande minaccia globale per l’umanità nel 21° secolo attraverso molti percorsi diversi, diretti e indiretti, tra cui l’aumento della temperatura e il relativo aumento dell’esposizione all’ozono, stagioni aeroallergene prolungate e introduzione di aeroallergeni in nuove aree, e maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi come ondate di caldo, siccità, incendi, tempeste di vento e polvere, forti piogge e inondazioni. Gli effetti indiretti includono lo stress sulla società dovuto alla migrazione, ai conflitti e agli oneri economici con conseguenze negative per i sistemi sanitari, gli ecosistemi e l’istruzione.

Per questo l'approvazione da parte del Parlamento europeo, il 12 settembre, della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria è un passo avanti molto importante. Le direttive sulla qualità dell'aria fanno parte di un quadro politico globale per l'aria pulita che si basa su tre pilastri principali. Il primo è costituito dalle direttive sulla qualità dell'aria, che stabiliscono standard di qualità per quanto riguarda i livelli di concentrazione di 12 inquinanti atmosferici. Il secondo è la Direttiva sulla riduzione delle emissioni nazionali di alcuni inquinanti atmosferici (Direttiva NEC), che definisce gli impegni di ciascuno Stato membro per ridurre le emissioni dei principali inquinanti atmosferici e dei loro precursori, agendo all'interno dell'UE per ottenere una riduzione congiunta dell'inquinamento transfrontaliero. La terza consiste in politiche che stabiliscono standard di emissione per le principali fonti di inquinamento atmosferico, come i veicoli per il trasporto su strada, gli impianti di riscaldamento domestico o gli impianti industriali.

Ovviamente, oltre alle misure previste dai diversi piani di decarbonizzazione del Green Deal, il Fit for 55 e il Repower EU, serviranno interventi strutturali, in particolare:

• azioni decise nel contrastare il traffico, soprattutto dei vecchi veicoli Diesel (responsabili della gran parte delle emissioni di NO2),
• interventi per ridurre progressivamente a zero la combustione di biomassa, che costituisce ancora oggi il 20% del riscaldamento nell’area del bacino del Po e incide sulla produzione di particolato e composti organici volatili non metallici (NVOC).
• azioni per ridurre le emissioni di ammoniaca da attività agricole e zootecniche che contribuiscono pesantemente alla formazione del particolato fine secondario.

L'European Respiratory Society (ERS), nel riconosce l’entità dell’impatto del cambiamento climatico sul pianeta e sulla salute umana, che è ormai irreversibile, da tempo chiede un’azione urgente sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Per quanto riguarda la revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente, l’ERS ha sostenuto il pieno allineamento dei nuovi valori limite di inquinamento atmosferico con le ultime linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS, che aiuterebbero in modo significativo a mitigare il cambiamento climatico eliminando gradualmente le emissioni di gas serra il prima possibile. Le politiche a zero emissioni dovrebbero essere al centro delle strategie di mitigazione del cambiamento climatico, poiché porterebbero importanti benefici collaterali attraverso la riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico, portando a miglioramenti immediati nella salute e nella prevenzione di nuove malattie respiratorie.

Gli stessi ricercatori dell’Economist Impact,  hanno stilato un report in cui mettono in evidenza come i cambiamenti climatici abbiano un effetto negativo sulla qualità dell’aria e come il loro impatto possa influenzare parametri sociali quali istruzione, reddito e status socio-economico.

La Direttiva assunta a livello europeo rappresenta, quindi, una vittoria per l’ambiente e per la salute, anche se ora si attende la votazione del Consiglio dell’Unione europea, che essendo costituita dai rappresentanti dei 27 governi ne potrebbe peggiorare alcune parti riducendone l'impatto positivo.

IN CHE COSA CONSISTE LA DIRETTIVA?

La Direttiva sulla qualità dell'aria approvata aggiorna i limiti di concentrazione dei principali inquinanti atmosferici, avvicinandoli progressivamente a quelli stabiliti dalle nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (2021), da rispettare al 2035. Una grande sfida che - in linea con il Green Deal - apre la strada a una decisa riduzione degli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute. Nonostante le resistenze, la voce di molti scienziati e associazioni di malati, come la European Lung Foundation, è stata ascoltata e si è tradotta almeno in Parlamento in una legge coraggiosa, anche se sposta in avanti di 5 anni quanto proposto a giugno dalla Commissione ambiente del Parlamento.

La riduzione dei principali inquinanti dell’aria - soprattutto particolato fine (PM10 e PM2.5), biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) - va di pari passo con il processo di azzeramento netto delle emissioni di gas serra del Green Deal europeo. Come questo, infatti, anche la strategia europea di riduzione dell’inquinamento atmosferico si dovrebbe scandire in due tappe principali: più che dimezzare (-55%) le morti premature attribuibili all’inquinamento in Europa entro il 2030, e ridurre gli inquinanti a concentrazioni trascurabili dal punto di vista sanitario entro il 2050. Attualmente le morti premature attribuibili in Europa all’inquinamento atmosferico sono circa 300.000 (in Italia circa 50.000), e molte di più le persone che si ammalano di patologie respiratorie come asma, bronchite cronica e tumore al polmone; cardiache, come scompenso o infarto, ma anche diabete, esiti riproduttivi come basso peso alla nascita e condizioni neurologiche come difficoltà cognitive e demenze.

Con in mente i danni sanitari ma anche le conseguenze ambientali sugli ecosistemi dell’inquinamento (per esempio l’eutrofizzazione da azoto e i danni alle colture da ozono), la nuova direttiva della qualità dell’aria alza l’asticella stabilendo, fra le varie cose, i limiti di concentrazione di 12 diversi inquinanti, che diventeranno operativi nel 2030.

Considerando almeno i due inquinanti principali, PM2,5 e NO2, la direttiva europea si avvale di una approfondita valutazione di impatto che disegna ben 19 opzioni al 2030, ma che si possono per semplicità ridurre a tre scenari: il più ambizioso ricalca i valori-guida dell’OMS di 5µg/m3 (microgrammi su metro cubo) per il PM2.5 e di 10 µ/m3 di NO2; lo scenario intermedio fissa 10 µg/m3 per il PM2.5 e 20 µg/m3 per NO2, che nel terzo scenario salgono rispettivamente a 15 µ/m3 e a 30µg/m3. Tutte e tre le azioni sono migliorative rispetto ai limiti della direttiva attuale, di 25 µg/m3 per il PM2.5 e di 40µg/m3 per l’NO2. Ovviamente le sostanze sono molte di più e il quadro dei limiti più articolato.

Oltre a fissare nuovi limiti e altri parametri, la direttiva in discussione indica miglioramenti della rete di monitoraggio, propone controlli e tempi più stringenti ai piani di rientro dei Paesi che non rispettano tali limiti, e per la prima volta consente richieste di compensazione alle vittime dell’inquinamento.

QUALI SONO IN ITALIA LE AREE PIU' CRITICHE SUL PIANO DELL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO?

La Pianura Padana, insieme ad alcune aree dell’Europa orientale, rappresenta un’area critica, sia per il persistere di forti emissioni, sia per le condizioni di stagnazione atmosferica che la caratterizzano. Come risulta evidente anche scorrendo le figure nell'infografica, le simulazioni degli esperti della Commissione europea mostrano, a conferma delle misure che dovremo adottare, un’evoluzione verso un’Europa più pulita e più sana.

Link: Infografica_inquinamento_pianura_Padana.pdf

CHI SI E' FINORA OPPOSTO ALLA DIRETTIVA?

Il giornale Scienza in rete, che promuove la cultura scientifica in Italia, si è interrogato su chi ha ostacolato, fino ad ora, una scelta che fa bene alla nostra salute e al pianeta e ha scoperto che le resistenze ai nuovi obiettivi provengono principalmente dal mondo dell’industria e da interessi economici consolidati in certe regioni.

Foto carbone bart van dijk DqGIaY0K08o unsplashSi pensi per esempio all’industria del carbone e degli altri fossili, ma anche agli allevamenti intensivi, responsabili della quasi totalità delle emissioni di ammoniaca (NH3), proveniente dai liquami animali, che combinandosi con gli ossidi di azoto forma il particolato secondario.

Ma sono anche alcune amministrazioni regionali come la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia-Romagna, che già oggi faticano e rientrare nei limiti attuali e che temono di non poter rispettare a maggior ragione i nuovi limiti.

Vi sono poi le forze politiche di centro e di destra che, presenti nel Parlamento europeo, hanno presentato diversi emendamenti che hanno annacquato i limiti degli inquinanti e in alcuni casi allungano i tempi per raggiungerli: dal 2030 fino al 2040, “aggiustando” l’articolo di legge che consente alle regioni europee più inquinate (fra cui la Pianura Padana) di posporre di 5 anni il rientro nei limiti di legge.

In conlcusione, le linee guida dell'OMS per la qualità dell'aria per il 2021 hanno avuto il coraggio di fissare raccomandazioni straordinariamente basse per le concentrazioni medie annue di PM2,5 e di NO2, rispettivamente cinque e quattro volte inferiori agli attuali valori limite dell'Unione Europea. Pertanto, l'allineamento dei nuovi standard di qualità dell'aria dell'UE alle linee guida dell'OMS rappresenta un'opportunità storica per realizzare una strategia chiave di prevenzione sanitaria. Questo eviterebbe danni sostanziali alla salute legati al rallentamento del riscaldamento globale, ma soprattutto si tradurrebbe in guadagni immediati per la salute in termini di riduzione degli impatti sanitari dovuti alla cattiva qualità dell’aria.

Siamo arrivati a un punto di non ritorno come hanno dimostrato i recenti eventi meteorologici estremi, dobbiamo preparare la nostra comunità per un futuro molto più complesso, adattandoci all’impatto sempre crescente delle malattie respiratorie legate al clima. Non ci sono quindi serie ragioni scientifiche e tantomeno politiche, per opporsi o tentare di annacquare i limiti più ambiziosi proposti dalla nuova direttiva europea, al contrario ci sono elementi manifesti per confermarla.

Per la Redazione - Serena Moriondo