Il 4 ottobre, Papa Francesco ha pubblicato l'esortazione apostolica Laudate Deum, un nuovo appello sulla crisi climatica. A otto anni dall'enciclica Laudato si', il pontefice ribadisce l'urgenza di un cambiamento nel nostro rapporto con il pianeta in vista della COP28 che inizierà il prossimo 30 novembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
È un testo breve quello della Laudate Deum (LD), sono appena 73 paragrafi, rispetto ai 273 della Laudato si’ (LS), l’enciclica del 2015 a cui si riallaccia esplicitamente. LD aggiunge quindi - secondo la Redazione di Aggiornamenti Sociali - le nuove evidenze che l’evoluzione della situazione e l’avanzamento della ricerca scientifica hanno consentito di raccogliere, ma soprattutto si concentra sul tema più specifico e più urgente dei cambiamenti climatici.
La ragione della maggiore focalizzazione di LD è molto chiara: la questione dei cambiamenti climatici, e del loro impatto sul pianeta e sulla vita dei più poveri, ha assunto dimensioni ben più drammatiche di quelle che ci si poteva attendere anche solo otto anni fa, che rendono urgentissima la ricerca di soluzioni. La realtà ha superato anche le più fosche previsioni: "il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. […] Si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana» (LD, nn. 2-3)".
La causa è una, identificata con grande precisione: "non reagiamo abbastanza" (LD, n. 2). L’affermazione della responsabilità umana, in particolare di coloro a cui compete prendere decisioni per il bene comune, fa emergere l'urgenza di affrontare la questione all'interno della COP28. Per LD da quell’appuntamento passano i destini del mondo: "non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente. Questa Conferenza può essere un punto di svolta" (LD, n. 54). Alla urgenza della situazione e alla denuncia della responsabilità umana - "L’origine umana, 'antropica', del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio" (LD, n. 11) - continuano a corrispondere, come in LS, la speranza che il cambiamento è possibile e l’esortazione a realizzarlo con tutto l’impegno necessario.
Incidere sulla COP28, a partire dai negoziati preparatori già in corso, è dunque il vero obiettivo di LD, che ne spiega sia la tempistica di pubblicazione, sia la stessa struttura: dei sei brevi capitoli, ben tre (il terzo, il quarto e il quinto) sono espressamente dedicati a trattare il tema dei cambiamenti climatici nella prospettiva della politica internazionale. Il quinto, in particolare, è espressamente dedicato alla COP 28, mentre il quarto ripercorre la storia dei molti fallimenti dei precedenti negoziati, invitando a un cambio di passo, e il terzo recupera e approfondisce un punto su cui la dottrina sociale della Chiesa insiste da almeno sessant’anni, sin dalla pubblicazione dell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, nell’aprile del 19631: l’esigenza di forme di autorità che possano prendersi efficacemente cura del bene comune universale, cioè dell’intera umanità, di cui il clima fa con tutta evidenza parte.
L'appello del pontefice - spiega Paolo Foglizzo - è chiaro, occorre affiancare una più energica azione in ambito strettamente politico: "non posso negare che è necessario essere sinceri e riconoscere che le soluzioni più efficaci non verranno solo da sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica nazionale e internazionale" (LD, n. 69). Ma la responsabilità per il bene comune non è monopolio dei politici, specie nei regimi democratici, in cui essi devono rendere conto ai cittadini elettori. Nessuno può chiamarsi fuori dal dovere di agire per il cambiamento.
Leggendo con attenzione il testo della Laudate Deum (LD) - spiega Giuseppe Riggio - si è colpiti dal rilievo che assumono alcune parole. Ci limitiamo a segnalarne tre – urgenza, visione e responsabilità – che disegnano un’immaginaria mappa degli snodi cruciali che si impongono all’attenzione generale quando si parla di crisi climatica in questo frangente storico. Ognuna di queste parole, come una specie di matrioska, racchiude svariati interrogativi e apre il campo a numerose questioni, nessuna delle quali di carattere neutro, su che cosa siano i cambiamenti climatici e su come possano essere affrontati. Sul tavolo vi sono diverse opzioni possibili e la scelta dell’una o dell’altra si traduce in decisioni, gesti, parole che condizionano il nostro presente, e non solo. Di fronte a questi snodi - prosegue Riggio - la Laudate Deum non si trincera dietro generiche affermazioni, ma prende una posizione netta, preoccupata di assicurare un futuro ai nostri figli e al nostro pianeta e avendo come orizzonte di riferimento la cura della casa comune: "il senso sociale della nostra preoccupazione per il cambiamento climatico […] va oltre un approccio meramente ecologico, perché “la nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente legate” (LD, n. 3).
Per approfondire i contenuti: qui è possibile consultare il testo integrale.
Per la Redazione - Serena Moriondo