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FOTO la pace tra israele e palestina e sempre piu lontana 1924259Un problema senza soluzione non è un problema, in logica, ma è tale e si aggrava ogni giorno di più se si tratta di geopolitica internazionale. 

La legge del 2018 ha ufficializzato che Israele è lo “Stato degli ebrei”, in aperta rottura con il sionismo progressista delle origini, rendendo ancor più problematica la convivenza interna e, in particolare, con la minoranza araba, che ormai costituisce il 20% della popolazione. Un sondaggio pubblicato  dall‘Israel democracy institute,  ha evidenziato come, negli ultimi dieci anni si registri una significativa diminuzione del  calo di fiducia dei cittadini israeliani nelle Istituzioni, che mettono in luce due dati inquietanti: il 49 per cento degli israeliani ebrei concorda sul fatto che “i cittadini ebrei di Israele dovrebbero avere più diritti dei cittadini non ebrei”, rispetto al 27 per cento nel 2018 (il 62 per cento tra chi vota a destra, il 35,5 per cento tal centro e solo l’11 per cento a sinistra); l’80 per cento ebrei israeliani ritiene che le decisioni cruciali per la pace e la sicurezza – e il 60 per cento quelle in materia di economia e società – dovrebberro essere prese da una maggioranza ebraica.

In questo contesto già piuttosto critico è inquadrata l’annosa e altrettanto complessa questione palestinese. Nel 1948, dopo la Seconda Guerra Mondiale segnata dall’olocausto nazista con la morte di sei milioni di ebrei, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò un piano per la creazione di due stati indipendenti in Palestina, uno ebraico e uno arabo, ma i paesi arabi circostanti si sono opposti a questa soluzione. Questo ha portato a una serie di conflitti tra israeliani e gli alleati arabi dei palestinesi, che non riconoscevano l’esistenza dello Stato di Israele, e l’esercito israeliano ha occupato tutte le terre in cui sarebbe dovuto nascere uno stato palestinese. La Striscia di Gaza è una di queste regioni.

I palestinesi vivono in diverse aree, alcuni come cittadini di Israele, altri nella Cisgiordania (una regione a est di Israele governata dall’Autorità Palestinese ma effettivamente sotto il controllo militare israeliano) e altri ancora nella Striscia di Gaza, una regione situata a sud della costa israeliana, al confine con l’Egitto, da cui le forze israeliane si sono ritirate nel 2005.

Foto Bambino Israeliano La Striscia di Gaza ospita una popolazione di oltre un milione e mezzo di palestinesi. L’accesso a Gaza è rigidamente controllato, e le persone e le merci possono entrare o uscire solo con il permesso del governo israeliano. Su circa 12 milioni di palestinesi, solo un terzo vive nei territori occupati. Nella Striscia di Gaza – il territorio più sovraffollato al mondo, vasto quanto la provincia di Prato – si accalcano 1 milione e mezzo di persone. In Cisgiordania, meno estesa della provincia di Perugia, se ne contano quasi due e mezzo. (Foto a lato: Agosto 2005: un bambino israeliano osserva dalla finestra di una sinagoga lo smantellamento di una comunità palestinese da parte dei soldati a Gush Katif (Damir Sagolj/Reuters)

Dal 2006 anche il fronte palestinese è diviso. Nella Striscia di Gaza, il controllo è nelle mani di Ḥamās, un partito e gruppo armato di orientamento islamista, definito di matrice terroristica dalla Comunità Internazionale. Nella Cisgiordania, invece, dal 2006 il governo è controllato dal partito Fatah, anch'esso vittima di divisioni al proprio interno ma che, a differenza di Hamas, è un'organizzazione di stampo laico, affiliata all’Internazionale Socialista e all’Alleanza Progressista e aderisce al Partito del Socialismo Europeo in qualità di osservatore.

Foto 2001 ragazzo palestinese arrestato Sepur da anni la comunità internazionale si sia impegnata per raggiungere un accordo di pace che ponga fine al conflitto attraverso la creazione di due Stati indipendenti, coesistenti in pace e sicurezza, (l’attuale Israele da un lato e la Cisgiordania con la Striscia di Gaza dall’altro) tuttavia, gli sforzi più recenti per negoziare una soluzione si sono conclusi senza successo e la contrapposizione israelo-palestinese ha mostrato, nel tempo, vari attori e interessi geopolitici ed economici in campo. Lo status di Gerusalemme, ad esempio, come capitale di Israele non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale dal momento che la città comprende territori non riconosciuti come israeliani anche se, nel 2017 il presidente americano Donal Trump ha riconosciuto Gerusalemme capitale d'Istraele. (Foto a lato: Aprile 2001: un giovanissimo palestinese arrestato dalla polizia israeliana nella città vecchia di Gerusalemme (Evelyn Hockstein/Reuters)

Solo a Hebron, la città più grande della Cisgiordania che è divisa in Area H1 (80% della città), controllata dai palestinesi e Area H2 (20% della città) pienamente controllata da Israele - circa il 37% (4.200) degli studenti della zona H2 passa attraverso i checkpoint militari israeliani durante il tragitto verso la scuola. Le espressioni di rabbia e paura mostrate in queste foto sono due testimonianze delle sofferenze e dei rischi che i bambini e le bambine, gli adolescenti vivono in questi territori e dimostrano la loro vulnerabilità a forme di violenza in diversi ambiti (Fonte: ActionAid, organizzazione internazionale indipendente). Un'intera generazione di ragazzi, ora adulti, non ha mai vissuto in tempo di Pace e autorevoli esperti, da tempo, sono covinti che la simmetria Ḥamās-Netanyahu esclude ogni tentativo di poter raggiungere una pacificazione.

IMMAGINE SAVE THE CHILDREN BAMBINI CISGIORDANIADa un lato, dunque, il primo ministro Binyamin Netanyahu e ai suoi alleati che hanno fatto dell’integralismo ebraico la loro arma politica e ideologica, dall'altro un movimento armato palestinese che ha fallito la prova di governo e che cerca una nuova legittimazione cavalcando la rabbia e la sofferenza. Solo nel 2022,  almeno 220 palestinesi sono stati uccisi nel coflitto, di cui 167 in Cisgiordania: un numero che non si raggiungeva dai tempi della seconda intifada all’inizio degli anni Duemila.

Il violento attacco lanciato da Ḥamās contro Israele - nel cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur - non è, dunque, un fulmine a ciel sereno ma è indubbio che non ha paragone con alcuna precedente offensiva partita dalla Striscia e ingenti sono le perdite di vite umane che le autorità palestinesi ed israeliane stanno riportando su tutto il territorio di Israele e Gaza.

Una cosa è certa: è dimostrato che senza società pacifiche e inclusive e in assenza dei principi di buongoverno, lo sviluppo non può essere inclusivo. Ad esempio, gli Stati colpiti da conflitti sono i più lontani dal raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM). Per contro, in molti altri Paesi, il ristabilimento della pace e la creazione di istituzioni efficaci ha contribuito in modo determinante al raggiungimento degli OSM.

LE POSIZIONI DI CONDANNA ALL'ATTACCO A LIVELLO INTERNAZIONALE

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato Ḥamās per questo massiccio attacco, ma non con voto unanime. Nella riunione di emergenza non è infatti stata presa in considerazione alcuna dichiarazione congiunta, per non parlare di una risoluzione vincolante. L'Unione Europea condanna i raid che vengono definiti terrorismo nella sua forma più spregevole, compresi inumerosi sequestri di persone, per lo più ragazzi e ragazze. Attacchi odiosi dai quali Israele ha il diritto di difendersi.

La CGIL e l'ITUC hanno condannato gli attacchi ai civili, con centinaia e centinaia di persone che si ritiene siano già state uccise e molti altri feriti. Quest’ultima esplosione di violenza - ha la Confederazione internazionale dei sindacati - rischia di precipitare in una guerra totale, con conseguenze devastanti per israeliani e palestinesi e anche per la regione. La retorica estremista portata avanti da Ḥamās non farà che peggiorare il conflitto, costando ancora più vite umane e allontanando il processo di Pace. 

I Sindacati chiedono perciò a tutte le parti e alla comunità internazionale di agire per la pace. Questo conflitto decennale può essere portato a un giusto risultato solo attraverso il dialogo, il rispetto del diritto internazionale, in particolare l'affermazione dei diritti umani, e la piena attuazione delle  risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per realizzare una soluzione che rispetti due Stati.

Per la Redazione - Serena Moriondo