La proposta di direttiva case green approvata dal Consiglio UE lo scorso 14 marzo 2023 prevedeva che le abitazioni residenziali - con alcune deroghe - raggiungessero la classe energetica "E" entro il 2030 e la "D" entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici, invece, avrebbero dovuto raggiungere le stesse classi entro il 2027 e 2030.
Ma dopo una trattativa infinita tra Commissione, Parlamento e Consiglio UE, i politici - sensibili più alle pressioni lobbistiche del mercato che alle gravi condizioni in cui versa il pianeta - hanno sostanzialmente deciso che non ci sarà alcuna ristrutturazione obbligatoria per gli edifici con le classi energetiche peggiori (F e G). Anche se la mediazione finale arriverà solo a dicembre è evidente che le elezioni politiche europee della prossima primavera condizioneranno le decisioni al ribasso.
La parola più utilizzata nei negoziati è stata "flessibilità”, una modalità di intervento che richiederebbe tempo, il tempo che non abbiamo più a disposizione. Spetterà, dunque, agli Stati membri stabilire un piano di miglioramento delle classi energetiche degli edifici, pubblici e privati, con delle tappe da rispettare nel 2030 e nel 2050.
Nell’attuale scenario politico ciò significa una sola cosa: che l’Europa, come entità di governo sociale ed economico condiviso, si è ulteriormente indebolita fino a mettere in discussione addirittura l’esito degli ultimi provvedimenti di questa legislatura, come il Green New Deal.
L'altra novità che è emersa dalla trattativa di questi giorni è che i dati verranno elaborati sull'intero parco immobiliare e non sulla singola unità. Un esempio: non verrà imposto a ogni edificio di migliorare la propria classe energetica, ma – molto probabilmente – verrà definito un percorso da rispettare a livello nazionale (un esempio: entro il 2030 il 50% degli edifici in Italia dovrà essere almeno in classe E, entro il 2050 il 90% almeno in classe D).
Secondo l’ultimo rapporto ENEA sullo stato attuale degli edifici italiani in termini di efficienza energetica, gli immobili presenti nelle due classi energetiche peggiori, ovvero F e G, sono complessivamente in diminuzione del 3,7%. Parallelamente sono in aumento gli edifici appartenenti alle due classi energeticamente più performanti ovvero quelle comprese tra A4 e B che registrano una crescita del 3,7%. Dati parzialmente incoraggianti che però non nascondono il fatto che nel nostro Paese ad oggi il 55% degli immobili sia ancora a bassa efficienza energetica e rientri nelle classi F o G.
Questi dati non possono non darci il quadro della gravità della situazione, non solo nel nostro Paese. Il settore dell’edilizia rappresenta, infatti, uno dei maggiori responsabili delle emissioni di gas serra a livello globale, eppure non contribuisce attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico. Lo ha recentemente dichiara il Rapporto “Building Materials and the Climate: Constructing a New Future”, pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e dallo Yale Center for Ecosystems + Architecture nell’ambito della Global alliance for buildings and construction (GlobalAbc).
Tornando più specificatamente al recente orientamento assunto a livello europeo sulla direttiva sulle case green, secondo le modifiche apportate, si sposterebbero in secondo piano anche la quesitone dei mutui green e l'obbligo di installare pannelli solari sugli edifici pubblici e non residenziali. Salterebbe, inoltre, l'obbligo di installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi per gli edifici residenziali esistenti.
Per ridurre l’impatto ambientale dell’edilizia è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori del ciclo di vita del settore: dai produttori di materiali agli architetti, ai progettisti, ai costruttori e agli operatori immobiliari, fino ai cittadini che devono essere messi nelle condizioni di poter avere accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai politici che, nel prendere decisioni più o meno adeguate alla gravità della situazione, possono condizionare il nostro futuro. Per questo è importante saper sostenere, anche nelle prossime elezioni europee, candidate e candidati impegnati per ottenere giustizia sociale e ambientale.
Il risparmio energetico è un imperativo per ogni nazione ma la constatazione delle divisioni tra Paesi - rese ancora più evidenti dalla reazione alla crisi dopo la guerra tra Russia e Ucraina aggravata da quella tra Israele e Palestina - e dalla sempre maggiore difesa di interessi di parte mostra quanto i Governi, come quello italiano, si stiano allontanando, irresponsabilmente, dal raggiungimento dei 17 obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.
Per la Redazione - Serena Moriondo