In quest'ultima settimana si sono tenute le audizioni presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato sul testo della legge di Bilancio 2024 e bilancio pluriennale 2024-2026.
Segnaliamo alcune delle principali problematiche evidenziate da parte di organizzazioni di rappresentanza sociale, istituzioni, associazioni:
CGIL - "Purtroppo, non c’è alcun “miracolo italiano”. Oltre ai ben noti fattori esogeni (conflitti geopolitici, crisi energetica, commercio internazionale, politiche monetarie restrittive), si raccolgono i frutti di una linea di politica economica – portata avanti sul piano nazionale – che riteniamo sbagliata e inadeguata. Il governo rivede al ribasso anche la stima del PIL per il 2024, ma prevedendo un +1,2% che appare oggettivamente sovrastimato rispetto alle previsioni più recenti della Commissione UE, dei principali organismi internazionali e di tutti gli analisti; e – soprattutto – rispetto all’andamento reale della nostra economia. (..) Ma il Governo non si limita a questo. Con la manovra, infatti, si torna alla vecchia politica dei tagli lineari, contraendo anche la spesa nominale di ministeri (2 miliardi) e di Regioni e autonomie locali (600 milioni all’anno dal 2024 al 2028). In questo modo si mettono a rischio le funzioni e i servizi erogati, a meno che ci sia un incremento della pressione fiscale regionale e comunale che, ricordiamo, è particolarmente concentrata su lavoratori e pensionati. Le risorse annunciate per i rinnovi dei contratti pubblici 2022/2024 non sono – nemmeno lontanamente – sufficienti a garantire il potere d’acquisto perso in questi anni. (..) Il lavoro e il grande assente di questa manovra: non c’è alcuna politica per la creazione di lavoro, a partire dalla Pubblica amministrazione, e si continua con la logica delle decontribuzioni, dei bonus e degli incentivi alle imprese; nulla contro la precarietà, il lavoro povero, il sommerso, anzi il contrario: dal no al salario minimo alla liberalizzazione dei contratti a termine, all’allargamento dei voucher previsti dal c.d. “decreto lavoro”; nessun intervento sul fronte della salute e sicurezza del lavoro. Senza lavoro stabile, sicuro e di qualità, senza salari più alti, senza irrobustire i servizi pubblici e territoriali (infanzia, asili, consultori, servizi sociali, etc.) e senza strumenti di conciliazione/condivisione, le politiche dei bonus per le famiglie e per le lavoratrici madri servono a ben poco, e di certo non sono in grado di invertire l’inverno demografico che stiamo attraversando da anni. (..) Autorevoli esponenti del Governo - ha sottolineato la Cgil - hanno più volte sottolineato che “il fondo sanitario è di un importo mai stato così elevato, 136 miliardi”. In realtà, la nuova dotazione di 3 miliardi per il 2024 – che effettivamente porta il fondo a 136 miliardi (quindi +1,3 miliardi rispetto al 2023) – si limita a rimodulare il taglio della sanità rispetto al PIL: dal -0,4% della NADEF a un -0,2%. In termini nominali stiamo parlando di una crescita della spesa dello +0,9%, a fronte di un PIL nominale che crescerà del +4,1%. Oltretutto, lo stanziamento è destinato al rinnovo del CCNL (per ca. 2,4 mld,); all’abbattimento delle “liste di attesa” tramite l’extraorario di medici e infermieri (in una situazione già oggi insostenibile, di totale saturazione dei ritmi di lavoro); e alla sanità privata convenzionata, spingendo – quindi – verso un’ulteriore privatizzazione del nostro sistema sanitario " (TESTO AUDIZIONE)
CONFINDUSTRIA - "Nell’attuale fase - a preoccupare Confindustria - è, in particolare, la caduta degli investimenti (-1,7% nel secondo trimestre; 0,0% rispetto al secondo trimestre 2022), che nel 2021 e 2022 hanno guidato la crescita dell’economia italiana con incrementi (20,7% e 9,7%) molto superiori a quelli registrati negli altri principali paesi europei, anche al netto degli investimenti in costruzioni. Preoccupa perché le condizioni per investire sono negative e si intravedono solo segnali di ulteriore peggioramento, almeno fino alla metà del prossimo anno.(..) D’altra parte, anche i consumi delle famiglie, che appaiono più resilienti degli investimenti, sono pressoché stagnanti. Ma se le famiglie più benestanti li stanno finanziando con il risparmio accumulato, quelle a basso reddito sono in difficoltà con le loro disponibilità erose dall’inflazione, come testimonia la caduta delle vendite di beni alimentari. (..) Confindustria ritiene "che il DDL Bilancio sia, da un lato, ragionevole, nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione, per il solo 2024, del cuneo contributivo; dall’altro, incompleto, vista la sostanziale assenza di misure a sostegno degli investimenti privati e, più in generale, di una strategia per la crescita e la competitività." L'associazione degli industriali, dopo la sostituzione degli assegni per il nucleo familiare destinati ai soli lavoratori dipendenti con l’introduzione dell’Assegno unico e universale per tutti i contribuenti IRPEF chiede a) la riduzione della CUAF - la Cassa Unica Assegni Familiari - in quanto, b) che la copertura sia finanziata tramite la fiscalità generale e non a carico dei sostituti di imposta (in prevalenza datori di lavoro del settore industriale). Nello stesso tempo condivide "le ulteriori misure di sostegno al reddito dei lavoratori previste dal DDL. Incentivare il pilastro privato per corroborare il welfare pubblico è una scelta che sosteniamo da tempo; per realizzarla in modo compiuto, occorre andare oltre i meccanismi di convenienza fiscale, riflettendo su criteri utili a orientare le iniziative di welfare da agevolare." Infine, segnaliamo che secondo Confindutria "le scelte in materia sanitaria al netto del mancato intervento sul problema del payback per i dispositivi medici, danno il
senso di quella ragionevolezza con cui il Governo ha approcciato la Manovra." (TESTO AUDIZIONE)
BANCA D'ITALIA - "Come si è già avuto modo di notare, la crescita programmatica indicata nella NADEF e sottostante la manovra di bilancio è nel complesso ancora plausibile anche se più difficile da raggiungere, alla luce dei più recenti sviluppi internazionali. La realizzazione delle previsioni di crescita è inoltre legata alla piena attuazione del PNRR. Anche per effetto della restrizione monetaria attuata dalla BCE, nell’attuale contesto il differenziale tra i tassi di interesse sul debito pubblico e la crescita del PIL nominale è meno favorevole che nel recente passato; permangono
inoltre i costi assai significativi per la finanza pubblica di misure decise negli anni precedenti. La decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica pertanto che il rapporto tra il debito pubblico e il PIL scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese; riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per imprenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana. Lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse nell’attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine. Se resa permanente, tale riduzione degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori modificherebbe il nesso tra contributi versati e benefici erogati alla base del sistema pensionistico contributivo, con conseguenze che andrebbero attentamente valutate. Alcune misure della manovra di bilancio sono inquadrate nella transizione verso un diverso assetto del sistema tributario. Una piena valutazione dei loro effetti sui comportamenti degli agenti economici, e in ultima istanza sulle possibilità di crescita dell’economia italiana, sarà possibile solo quando l’intera riforma sarà delineata. Un quadro stabile del sistema fiscale è essenziale per il buon funzionamento dell’economia e per favorire scelte informate da parte delle famiglie e delle imprese. È altrettanto fondamentale che a fronte di nuovi oneri di fatto permanenti vengano individuate coperture certe, di entità adeguata e di natura anch’essa permanente." (TESTO AUDIZIONE)
ASviS - “Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, ha sottolineato come "il 18 settembre il governo ha approvato la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, ma “nella Legge di bilancio di questa Strategia non c’è traccia”. Il Ddl per il 2024, poi, prevede un intervento complessivo di 24 miliardi di euro, di cui quasi due terzi, circa 16 miliardi, finanziati in deficit e quindi a carico delle future generazioni: un’impostazione priva di una visione in grado di assicurare all’Italia uno sviluppo sostenibile sul medio-lungo termine. Un provvedimento importante come la Legge di bilancio dovrebbe avere come priorità quella di recuperare i gravi ritardi accumulati rispetto agli impegni presi dall’Italia sottoscrivendo l’Agenda 2030 e gli altri impegni europei, ma la manovra proposta non va in questa direzione - ha sottolineato Giovannini - ricordando anche l’analisi e le proposte contenute nel Rapporto ASviS 2023 presentato il 19 ottobre. Inoltre, il testo non chiarisce l’incertezza sulle modalità e sulle fonti di finanziamento per gli investimenti che l’esecutivo ha proposto di escludere dal Pnrr (15,9 miliardi), tra i quali interventi per l’efficienza energetica dei Comuni, la messa in sicurezza del territorio, la rigenerazione urbana e la riqualificazione delle periferie.Tra le misure che non rispondono alla necessità di una programmazione di medio e lungo periodo ci sono il taglio del cuneo fiscale, previsto per il solo 2024, la detassazione lavoro notturno e festivo per i dipendenti del settore turistico, valida solo per un semestre, e il rinvio dell’entrata in vigore della Plastic e Sugar Tax al primo luglio 2024. Manca una revisione complessiva della fiscalità nella direzione di una maggiore equità, tra ricchi e poveri e tra generazioni. Il tema della fiscalità ambientale viene totalmente trascurato. La transizione energetica è un tema assente e mancano misure per la costruzione di una filiera industriale a supporto della transizione energetica e il passaggio all’economia circolare. Va nella direzione giusta l’assicurazione obbligatoria per le imprese contro gli eventi catastrofali e la creazione di un «Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici». D’altra parte, il Ddl non prevede risorse per l’attuazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Permane, quindi, un profondo e preoccupante disallineamento tra Piani generali e settoriali, da un lato, e scelte di Bilancio, dall’altro. Sul piano della sostenibilità sociale” - ha segnalato Giovannini - non emergono interventi strutturali per il superamento delle disuguaglianze generazionali e per il contrasto alla povertà assoluta, né vengono previsti correttivi alle misure create in sostituzione del Reddito di Cittadinanza, senza le quali una quota significativa della popolazione resta esclusa da tali misure. Nessun intervento è previsto sulle politiche abitative, nonostante la grave crisi dovuta alla mancanza di edilizia residenziale pubblica e al caro affitti, né per la riqualificazione di zone degradate. Non è previsto alcun finanziamento per la Legge delega 33/2023 per l’assistenza ai milioni di anziani non autosufficienti. Per quanto concerne il necessario rafforzamento dei sistemi di mitigazione dell’impatto ambientale sulla salute nell’ottica “One-Health” mancano risorse per provvedimenti che tengano conto dei rischi derivanti dalla crisi climatica, dal peggioramento delle condizioni degli ecosistemi e dalla perdita di biodiversità. Sul fronte degli investimenti, l’unico intervento con significativa copertura è lo stanziamento per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Viene quindi ignorato il fabbisogno derivante dalla prosecuzione delle misure presenti nel Pnrr e nel Pnc, cioè di interventi orientati a colmare i ben noti divari infrastrutturali di cui soffre l’Italia. In particolare, nulla viene destinato al completamento del piano di investimenti nel settore idrico avviato con il Pnrr, alla manutenzione delle infrastrutture esistenti per renderle resilienti al cambiamento climatico, alla transizione ecologica del settore della mobilità. Manca poi un piano finanziario a lungo termine per la rigenerazione urbana, anche nell’ottica della transizione ecologica. Infine, ma non meno importante, non è previsto uno stanziamento che preveda di incrementare la percentuale di Reddito nazionale lordo destinata all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, che dovrebbe raggiungere lo 0,7% entro il 2030 e che oggi è fermo allo 0,3%. A questo si aggiunge l’intenzione, che andrebbe chiarita dal governo, di spostare una cospicua parte delle risorse del Fondo italiano per il clima (il 70%) ai Paesi africani, nell’ambito del cosiddetto “Piano Mattei”." (TESTO AUDIZIONE)
Per la Redazione - Serena Moriondo