Per il prossimo futuro, l’Agenda 2030 fissa tra i propri obiettivi per lo sviluppo sostenibile il raggiungimento effettivo della Parità di genere GOAL 5. Ma il quinto obiettivo dell’Agenda è in realtà l’obiettivo strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri, la strada per un nuovo sguardo sul mondo, sulla natura, sull’economia, sulla società, capace di correggere molte di quelle storture, create da uno sguardo solo maschile sul mondo, e quindi parziale, che hanno portato a crescite accelerate alternate a profonde crisi economiche, umanamente insostenibili. Non solo per la perdita di migliaia di posti di lavoro, non solo per il rapporto di sfruttamento sulla natura, che ha provocato i noti cambiamenti climatici ma anche per l’accentuarsi dei conflitti e delle guerre dovute alle enormi disuguaglianze economiche, per i flussi migratori determinati dall’impoverimento naturale di interi territori del pianeta, per un modello economico e uno stile di vita incompatibile con la salute, con lo sviluppo demografico, con il rispetto dell’ambiente, con il patto tra generazioni, con la componente femminile del genere umano.
La questione della parità di genere non si risolve auspicando numeri in crescita delle donne nel mondo del lavoro, nell’imprenditoria, nella ricerca, nella politica, ecc. ma nella qualità della loro partecipazione. La percezione della necessità della presenza delle donne ovunque non è considerata, in realtà, una necessità ma un’opportunità, non è considerata un vantaggio per il bene comune quanto, piuttosto, un riconoscimento individuale. Un diritto da accordare e non ancora un dovere da sostenere. L’Obiettivo 5 richiede un salto culturale che coinvolge donne e uomini e che solo la formazione, sin dall'infanzia, può generare.
La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) e Women 20 (W20), il gruppo di impegno ufficiale del G20 per l'emancipazione femminile, nel 2020, hanno presentato una dichiarazione congiunta che dichiarava “..qualsiasi attenzione alla ripresa economica deve fondarsi intrinsecamente sul genere e il modo per farlo è accelerare il processo decisionale inclusivo”.
A seguito di quella dichiarazione, si è appena conclusa la due giorni W20 Kickoff Event, 21-23 febbraio, che ha dato l’avvio ufficiale dei lavori del Women 20, l’engagement group del G20, a presidenza italiana, sulla parità di genere e l’empowerment femminile. I lavori della giornata si sono concentrati soprattutto su: imprenditorialità e finanza, lavoro e digitale, violenza contro le donne e sostenibilità ambientale.
La direttrice centrale dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, è al vertice del gruppo che ha l'obiettivo di elaborare proposte sull'eguaglianza di genere ai leader mondiali. Le sue dichiarazioni “Le persone di tutto il pianeta sono nell'epicentro di tre processi epocali come la crisi pandemica, crisi climatica e rivoluzione tecnologica. Questi tre processi stanno convergendo in una grande crisi storica e avranno un notevole impatto sociale, economico e ambientale per molti anni a venire. Le donne sono state il pilastro della lotta contro il Covid, il pilastro della cura e si sono fin troppo sovraccaricate. È ora che i governi si diano una strategia adeguata non per l’inclusione, perché non sono un soggetto svantaggiato, ma per l’empowerment. Le donne si prendono cura del pianeta non è un caso che siano a capo dei movimenti e sarebbe molto importante coinvolgerle in opportunità di formazione e lavoro per la transizione verso un'economia decarbonizzata.”
Le evidenze sin qui raccolte parlano chiaro: le donne sono state più esposte alla pandemia, perché sono la maggioranza della forza lavoro nel settore sanitario. Ma è proprio la popolazione femminile che rischia di più di ritrovarsi senza occupazione, perché impiegata nei campi più colpiti dalle conseguenze del lockdown: turismo, ristorazione, servizi alla persona. Al tempo stesso, sono state le donne più oberate dalle attività non retribuite di cura della casa e dei figli, a causa della chiusura delle scuole. Quindi se nei piani di intervento economico europei non si terrà conto delle differenze di genere, in tutti i Paesi le donne torneranno indietro di decenni sul piano dell’uguaglianza.
In conclusione la Sabbadini ha affrontato il tema della lotta contro la violenza contro le donne che deve entrare nell’agenda del G20 che si terrà il 13-14-15 luglio 2021: “È un grande ostacolo – sostiene - per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere e in tutte le sue forme, è una delle più gravi lesioni dei diritti umani, silenzia le donne ed è uno dei più importanti veicoli di discriminazione” e, a margine dell’evento ha dichiarato: “Questo G20 sarà ancora più importante per l'Italia che lo guiderà. É fondamentale che nel Recovery Plan al centro ci sia la parità di genere perché le donne sono state colpite più degli uomini, perché le donne hanno un tasso occupazionale molto più basso, perché c'è bisogno di tante infrastrutture sociali. Tutti questi elementi che servono a far avanzare le donne servono anche a far avanzare il Paese.”
I risultati della valutazione d’impatto di genere su Next Generation Eu mettono in luce alcune contraddizioni in termini di investimenti nei vari settori e percentuali occupazionali. Link: Infografica_UE-27_2019_occupazione_e_risorse_Next_Generation_Ue.pdf
Per la Redazione - Serena Moriondo