Le zone rurali dell’Europa ospitano 137 milioni di persone che rappresentano quasi il 30% della sua popolazione e oltre l’80% del suo territorio, considerando tutti i Comuni d’Europa con una bassa dimensione di popolazione o densità. In Italia il 53% della popolazione vive in zone rurali o intermedie e il settore agricolo e forestale costituiscono fattori economici importanti (il settore agricolo e il sistema agroalimentare contribuiscono, rispettivamente, circa il 2% e il 15% del PIL).
Queste aree sono riconosciute e apprezzate per la produzione alimentare, la gestione delle risorse naturali, la protezione dei paesaggi naturali, nonché la ricreazione e il turismo. Molte delle nostre tradizioni, feste e cultura sono radicate nelle aree rurali europee. Tuttavia, i cambiamenti sociali ed economici degli ultimi decenni, tra cui la globalizzazione e l'urbanizzazione, stanno cambiando il ruolo e la natura delle aree rurali, che sono anche influenzate dal declino della popolazione e dall'invecchiamento.
Per secoli, “rurale” significava “agricoltura” con milioni di agricoltori che alimentavano la società europea. Nel corso del tempo, il contributo dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca alle regioni rurali è diminuito sia in termini economici che occupazionali al 12% di tutti i posti di lavoro e al 4% del valore aggiunto lordo, pur mantenendo in modo cruciale la sicurezza alimentare nell'UE. Parallelamente, il peso dei servizi (ad esempio il turismo, la ricreazione) è aumentato e ha segnato un cambiamento strutturale in molte economie rurali.
Non si può però non essere preoccupati per l'erosione delle infrastrutture rurali e della fornitura di servizi, compreso l'accesso all'assistenza sanitaria, ai servizi sociali e all'istruzione, nonché per i servizi postali e bancari. Così come per la riduzione delle opportunità di lavoro e il possibile calo del reddito nelle zone rurali o sui trasporti limitati e sulla connettività digitale quasi inesistente.
L'ulteriore sviluppo delle aree rurali dipenderà, dunque, anche dal fatto che siano ben collegate tra loro e alle aree periurbane e urbane. Ciò migliorerà l'accesso a una più ampia gamma di servizi per le comunità locali. In termini di trasporto, ciò significa mantenere o migliorare i servizi di trasporto pubblico a prezzi accessibili, e infrastrutture come ferrovie, vie navigabili interne, strade, stazioni di ricarica e rifornimento per sostenere soluzioni di mobilità elettrica, piste ciclabili, collegamenti multimodali, anche con mezzi di trasporto attivi, nonché collegamenti marittimi a breve mare e trasporto aereo, che sono spesso l'unico mezzo per collegare le isole e alcune regioni periferiche.
Anche per questo, più di 800 rappresentanti dei gruppi di azione locale in tutta Europa si sono incontrati il 18-19 dicembre in occasione della 2023 LEADER Congresso Europeo. LEADER è una metodologia utilizzata negli ultimi 30 anni per coinvolgere gli attori locali nella creazione e nell'attuazione di strategie di sviluppo locale, si basa sul cosiddetto approccio "bottom-up", cioè "dal basso", e pone al centro dell'attenzione i GAL, (Gruppi di Azione Locale) costituiti da un partenariato pubblico - privato, che hanno il compito di elaborare e realizzare a livello locale una strategia di sviluppo pilota, innovativa, multisettoriale e integrata nel settore rurale.
Nella sua fase pilota (1991-1993), LEADER ("Liaison Entrée Actions de Development de là Economie Rural ” - LE.A.DE.R) ha coinvolto 217 zone in regioni rurali svantaggiate appositamente selezionate. Nel periodo 1994-1999, le priorità dell'Iniziativa LEADER II erano ancora circoscritte a tali zone, mentre il numero di GAL è salito a circa 900. Forte dei risultati raggiunti, il metodo si è rapidamente esteso a tutti i tipi di territori rurali nell'ambito di LEADER+ (2000-2006). Giunto al suo quarto periodo di programmazione (2007-2013), l'approccio è divenuto parte integrante della politica di sviluppo rurale dell'UE, coprendo 2416 territori rurali negli Stati membri. LEADER è diventato una componente obbligatoria di tutti i Programmi di sviluppo rurale, con una dotazione di bilancio minima (5% nell'UE-15 e 2,5% nell'UE-12, ossia i nuovi Stati membri, ad esclusione della Croazia che ha aderito nel 2013). Nel 2007, il metodo è stato inoltre ampliato a livello tematico alla politica per la pesca, con la creazione di oltre 300 FLAG (Gruppi di azione locale per la pesca) in 21 Stati membri.
Nel periodo di finanziamento 2014-2020, il campo di applicazione dell'approccio LEADER è stato ulteriormente esteso, con la denominazione "Sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD)", nelle zone rurali, urbane e di pesca. L'approccio CLLD può essere attuato nel quadro del FEASR (in quanto LEADER), del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e, qualora la programmazione dello Stato membro lo preveda, i GAL hanno oggi la facoltà di elaborare ed attuare strategie integrate attingendo a più fondi.
Il Comitato economico e sociale europeo e il Parlamento europeo hanno accolto con favore l'adozione da parte della Commissione europea di una visione a lungo termine per le zone rurali. Tuttavia, i rappresentanti locali e regionali hanno esortato la Commissione a fissare obiettivi più tangibili e obiettivi quantitativi, sostenuti da finanziamenti specifici. Essi sostengono che non potranno far fronte a tutte le sfide delle zone rurali, con solo il 5% del FEASR. Sono quindi necessarie risorse finanziarie adeguate. Ciò potrebbe comportare un aumento della quota del FEASR dedicato a LEADER o attraverso un multi-finanziamento semplificato.
Il Consiglio, il 23 novembre 2023, ha approvato le conclusioni su una visione a lungo termine delle zone rurali dell'UE, fornendo orientamenti politici alla Commissione e agli Stati membri volti a promuovere ulteriormente la prosperità, la resilienza e il tessuto sociale delle zone rurali e delle comunità rurali. I componenti della Commissione per le risorse naturali hanno, inoltre, sottolineato la necessità di considerare le aree rurali in tutte le politiche europee, sostenendo anche che le transizioni digitali, verdi e demografiche non possono essere raggiunte senza il coinvolgimento delle zone rurali. Essi hanno rilevato che la resilienza dell'UE di fronte alle recenti crisi è in parte attribuibile ai contributi delle comunità rurali.
Quanto approvato all'unanimità dai ministri dell'agricoltura dell'UE, riconosce i principali contributi apportati dalle zone rurali alla forza economica dell'UE, alle transizioni verdi e digitali e all'azione per il clima. Inoltre, le conclusioni evidenziano il ruolo delle aree rurali nel garantire la sostenibilità e la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici, e nel preservare il patrimonio culturale delle comunità locali svolgono un ruolo chiave nel raggiungimento del Green Deal dell’Unione europea. Le conclusioni sottolineano in particolare l’importanza dell’agricoltura, anche in termini di garanzia dell’autonomia strategica aperta dei sistemi alimentari dell’UE e di riduzione delle dipendenze esterne. Ciò è particolarmente importante considerando l’attuale contesto geopolitico. La razionalizzazione dei finanziamenti contribuirebbe ad affrontare la scarsa disponibilità di servizi pubblici e a migliorare l'infrastruttura e la connettività. In questo contesto, tutte le politiche e gli strumenti pertinenti dell'UE dovrebbero essere coinvolti e contribuire con le risorse adeguate a sostegno delle zone rurali. Per garantire che i finanziamenti siano utilizzati in modo ottimale, i ministri hanno invitato la Commissione a istituire uno strumento di monitoraggio per valutare i finanziamenti dell'UE che sostengano le zone rurali e stabilire una procedura per garantire la coerenza e le sinergie tra le pertinenti politiche e strumenti dell'UE. Due sono, inoltre, i punti critici più evidenti: i cambiamenti demografici stanno avendo un impatto negativo sulle zone rurali, tra cui lo spopolamento. Sono necessarie politiche e soluzioni volte ad attrarre i giovani, compresi i giovani agricoltori, nelle zone rurali. Le soluzioni proposte comprendono la facilitazione dell'accesso dei giovani ai finanziamenti e alla terra, fornendo loro diverse opportunità di lavoro e formazione e coinvolgendoli nel processo decisionale locale. Un altro aspetto sociale è il ruolo e il peso delle donne in agricoltura. Il Consiglio ritiene che siano necessarie misure di sostegno per contribuire a creare nuove opportunità di lavoro e una partecipazione equa delle donne nel processo decisionale.
Le strategie di sviluppo locale attuate attraverso LEADER svolgono un ruolo importante nel soddisfare tali esigenze in settori quali l'occupazione, l'inclusione sociale, i servizi rurali e l'innovazione e la competitività delle economie rurali. Il lavoro delle reti LEADER è cofinanziato dall'UE. In un Parere sul futuro della politica di coesione dopo l'adozione del 2027 il mese scorso, il CdR chiede il ripristino del futuro Fondo della politica agricola comune (PAC) a sostegno dello sviluppo rurale agricolo; tale fondo dovrebbe essere gestito a livello regionale, ponendo maggiormente l'accento sulle misure di politica strutturale nelle zone scarsamente popolate ("Sintesi_il_Piano_strategico_della_PAC_dellItalia_nov_2023.pdf"). E' stato istitutito anche l' European LEADERS Awards 2023, che premia i progetti europei più importanti e innovativi. Per il programma 2014-2020 sono stati premiati tre Paesi: Technologicko klub Albrechtice – Ték?ko della Repubblica Ceca; i Villaggi del Portogallo; il progetto francese "Accompagnement à la mobilité en zone rurale".
Nuove richieste della società, le opportunità della green economy, le possibilità aperte dalla tecnologia digitale insieme alle conseguenze della pandemia di COVID-19 e all’espansione del telelavoro hanno portato una rinnovata attenzione alle aree rurali come luoghi di benessere, sicurezza, e nuove possibilità di rinnovamento sociale ed economico. Le risorse naturali delle aree rurali sono, inoltre, risorse chiave per definire un futuro sostenibile e prospero. Quando ben gestiti, i paesaggi rurali coperti da foreste e aree naturali aiutano a regolare i flussi d'acqua, catturare gli inquinanti in carbonio e aria dall'atmosfera, prevenire l'erosione del suolo e fornire servizi ecosistemici. L'agricoltura sostenibile e la gestione forestale sono essenziali.
La crescente attenzione alla mitigazione dei cambiamenti climatici, anche attraverso la produzione di energia rinnovabile, è un’opportunità per le aree rurali di combattere la povertà energetica, a condizione che i servizi ecosistemici siano adeguatamente valutati e che i profitti che ne derivano mantengano il valore all’interno delle comunità rurali.
La Commissione Europea si è impagnata a sviluppare un Patto rurale con tutti i livelli di governance e le parti interessate a sostegno degli obiettivi condivisi che sono sinteticamente illustrati nella "Visione a lungo termine per le zone rurali dell'UE - Verso aree rurali più forti, connesse, resilienti e prospere entro il 2040" del giugno 2021. Ciò comporta un'accellerazione dell'impegno e della cooperazione di un'ampia gamma di attori a livello nazionale, regionale e locale. La transizione verde richiede lo sviluppo di confronto e partenariati in tutte le attività economiche nelle aree rurali, tra imprese di tutti i settori, autorità locali, università, associazionismo e sindacato.
Siamo al termine del 2023. Quasi 200 Paesi hanno dichiarato, unanimi, a Cop28 che la prevenzione del riscaldamento globale è una priorità e che la sostituzione dei combustibili fossili è a sua volta una priorità della priorità politica. Ma quale transizione saremo in grado di realizzare è ancora tutta da scoprire e le aree urbane non saranno le uniche a dover entrare in gioco.
Inoltre il 2024 si preannuncia un anno ricco di incognite. Non solo perché sono in corso diversi conflitti che codizionano le scelte europee, ma anche per la fitta agenda elettorale in ogni angolo del Pianeta: voteranno circa 4,2 miliardi di persone. Le elezioni del Parlamento europeo, il prossimo giugno, potrebbero portare a nuovi equilibri, cui guardano con particolare interesse Ucraina, Moldavia e i Paesi dei Balcani occidentali.
Non tutte le sorprese potrebbero però essere positive, dipenderà tutto dalle scelte che ognuno di noi saprà fare e dalle responsabilità che sapremo accollarci, evitando che ogni Paese continui a sentirsi sovrano a casa propria. Il programma LEADER è solo una piccola parte di ciò che si può e si deve fare fare, per dimostrare di avere a cuore il futuro del pianeta e dell'umanità.
Per la Redazione - Serena Moriondo