Il Bilancio 2024 è legge. Dopo i ritardi sulla presentazione degli emendamenti del Governo che hanno fatto slittare il calendario dei lavori parlamentari riducendo ogni spazio di discussione, la norma è stata approvata dalla maggioranza senza modifiche alla Camera.
Sono in molti, troppi, tra le fila dell'opposizione a non prendere sul serio le scelte di questo Esecutivo, sbagliando. Vi sono stati molti segnali allarmanti nel corso degli anni. Segnali che le forze progressiste avrebbero dovuto cogliere, ma la perdita di consapevolezza non solo di sé ma dei bisogni crescenti del Paese, hanno indubbiamente avuto un peso determinante.
Bonus: li hanno proposti e voluti tutti, in una sorta di miopia bipartisan ("Bonus: ma che fine hanno fatto diritti e salario?" S.Moriondo, 2022). Sulla base dei calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, in totale, i bonus erogati dallo Stato italiano, a maggio 2022, avevano raggiunto un valore complessivo di 112,7 miliardi di euro. Questo Governo non è stato da meno, attivando condoni fiscali e trasferimenti monetari a pioggia che, per loro natura, non sono né equi né risolutivi
Precariato: con le riforme del mercato del lavoro volute da destra, sinistra e centro il precariato ha travalicato ogni confine e professione. L'ultimo Rapporto dell'ILO, "World Employment and Social Outlook: Trends 2023" conferma che sempre più lavoratori e lavoratrici saranno costretti ad accettare posti di lavoro di qualità inferiore e mal pagati che non hanno sicurezza sul lavoro e protezione sociale, accentuando così le disuguaglianze esacerbate dalla crisi COVID-19. Pandemia che in molti hanno già dimenticato e le cui conseguenze, tuttavia, sono ben radicate nel nostro presente.
Sanità: nel dicembre 1978 Governo e Parlamento istituivano il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Lo stesso al quale, dopo 45 anni, il Governo Meloni sottrae risorse pubbliche per destinarle ai privati:
- i privati accreditati potranno, infatti, vendere prestazioni alle ASL, non solo per ridurre le liste di attesa, con un aumento a spese del bilancio pubblico. Dieci anni fa era stato stabilito un limite di spesa verso il privato che le ASL dovevano rispettare. Lo scopo era quello di mantenere l’offerta privata all’interno dalla programmazione pubblica (secondo un banale principio di appropriatezza: si eroga ciò che serve, non ciò che conviene al mercato). Invece con la nuova legge si finanziano di più le Regioni che già acquistano più prestazioni dal privato, senza alcuna valutazione sull’appropriatezza;
- viene prorogata fino al 31 dicembre 2024 la possibilità di conferire incarichi semestrali di lavoro autonomo per il personale medico e per gli operatori socio-sanitari, già in pensione, anche non iscritti al competente albo professionale. Stessa cosa per i laureati in medicina e chirurgia abilitati che potranno continuare per un ulteriore anni a sostituire i medici di medicina generale nonché la possibilità, per i medici iscritti al corso di specializzazione in pediatria, durante il percorso formativo, di sostituire i pediatri di libera scelta;
- oltre alla sperimentazione della "farmacia dei servizi", sono previsti un aumento di tariffe e sconti a vantaggio dei farmacisti a carico del SSN (per un valore di circa 77 milioni anno) e un aumento al tetto della spesa diretta consentita (farmaceutica ospedaliera) mentre si riduce la spesa convenzionata;
- vi è un aumento delle tariffe per lavoro aggiuntivo, cioè straordinario, per medici e personale sanitario incentivando quello che è definito il superlavoro extraorario, invece di assunzioni che sono indispensabili anche per non sovraccaricare gli operatori che rischiano sempre più spesso di essere colpiti dalla sindrome di burnout e diverse malattie professionali. Sul tema della responsabilità professionale dei medici, in particolare, invece di prevedere un'integrazione degli attuali organici attraverso un piano assunzionale mirato sui profili professionali più carenti, il presidente della commissione istituita dal ministro Nordio per approfondire le problematiche relative alla colpa professionale medica, propone - in relazione all'aumento delle denunce per presunta malasanità - di ridurre l’area di punibilità alla sola colpa grave;
- invece di proporre l'esclusione delle spese per la salute nel Patto di stabilità, recentemente negoziato con l’Europa, il Governo Meloni prevede l’esclusione delle spese militari dal conteggio del debito. Tutto questo mentre 3 milioni di anziani rinunciano alle cure (1 su 4 ad almeno una visita medica o un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno). Dato che si aggrava nelle fasce sociali più povere mentre il Servizio pubblico è sempre meno universale, equo e le prestazioni erogate non garantiscono più una copertura su tutto il territorio nazionale e la legge sulla non autosufficienza non viene finanziata. Tutti aspetti che si inaspriranno con l'approvazione della legge, caldamente sponsorizzata dall'attuale coalizione di Governo, del regionalismo differenziato.
Quello della sanità non è neppure l'unico esempio di privatizzazione in corso, il Governo, infatti, ha scelto di destinare - dopo aver peggiorato la legge Fornero, azzerando qualsiasi forma di flessibilità in uscita, e tagliando la perequazione delle pensioni continuando a manomettere il meccanismo di rivalutazione - 29,5 milioni di euro per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare ad Assoprevidenza, un organismo privato con il compito di controbilanciare il ridimensionamento della previdenza pubblica, a cui aderiscono operatori privati, gestori amministrativi e finanziari, consulenti, liberi professionisti. Lo stesso incremento della detassazione dei benefits legati al welfare aziendale (WA), oltre a cozzare con l’idea di welfare universale, è fonte di iniquità orizzontale nella ripartizione del carico tributario, agevolando solo i lavoratori dipendenti in aziende di grandi dimensioni, collocate per lo più al Nord, disposte ad attivare il WA.
Di fronte a noi vi sono molte sfide da affrontare, sfide che richiedono il massimo protagonismo delle Istituzioni pubbliche senza nulla togliere al concorso dei privati e dei semplici cittadini. Il PNRR è, purtroppo, un esempio mancato. Basta leggere le memorie sullo stato di attuazione del Piano, dove l’analisi fa trasparire la criticità data dall’elevata numerosità di piccoli progetti con soggetti attuatori di natura privata o mista dispersi sul territorio, con ridotta esperienza e capacità progettuale.
Sappiamo che i Paesi del Mediterraneo saranno particolarmente colpiti dall’aumento degli eventi estremi legati al cambiamento climatico e che in questi contesti gli impatti avranno caratteri differenti a seconda delle condizioni ambientali, sociali, culturali ed economiche che si sono sviluppate nel tempo. In Italia alcuni segnali di questo cambiamento hanno già colpito molte regioni: smottamenti, frane, alluvioni, incendi, siccità, con gravi conseguenze.
L’urgenza del problema si traduce nell’esigenza diffusa di definire nuovi modelli di sviluppo per città e territori, fondati su una nuova consapevolezza. Il tema della sostenibilità, infatti, non riguarda solo i cambiamenti ambientali ma anche tutte le dinamiche globali socio-economiche che generano una progressiva diminuzione del livello di resilienza e sostenibilità nelle città, nelle aree interne, sulle coste.
Di cosa abbiamo bisogno? Di un risveglio. Un risveglio a tutto tondo. Ecco cosa si attende una parte del Paese. E sarebbe bene non deluderla, per il bene dell'Italia intera perchè, come è stato detto, questa non è una manovra che fa poco. È una manovra che fa male.
Per la Redazione - Serena Moriondo