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"Bene comune e beni comuni, sfera pubblica, qualità della vita: si tratta di quei beni che non sono proprietà di nessuno, come l’acqua, l’aria, il clima, le risorse del mare, la biodiversità, le orbite satellitari, le bande dell’etere, la conoscenza, la cultura…(..) Dall’irrompere del dramma ambientale e del riscaldamento climatico al manifestarsi delle conseguenze della globalizzazione sregolata – con i suoi esiti di mercificazione esasperata generati dall’economia neoliberista – all’esplodere della crisi finanziaria globale: tutto impatta sui beni comuni. In senso critico, generando minacce di nuove dissipazioni, che vanno dal degrado allo spreco, dall’abuso alla mancanza di cura. Ma anche in senso positivo, di nuove opportunità che si presentano." (Fonte: Laura Pennacchi, "Filosofia dei beni comuni. Crisi e primato della sfera pubblica" Donzelli Ed., 2012)

In quanto presupposti indispensabili della vita e della società umane, i beni comuni sono sempre esistiti; ma non sempre si è avuta coscienza della loro essenza. E' il tempo in cui viviamo che sembra prestare meno attenzione alla loro importanza. Se soffriamo per l’inquinamento, per il mare sporco, per la perdita di biodiversità, per il riscaldamento globale, è perché non abbiamo ancora capito l’importanza dei beni comuni. Spetta, quindi, a noi lottare per proteggerne l'esistenza e l'essenza. Un passo in questa direzione è il rispetto della Costituzione e i diritti in essa rappresentati, perchè "Partecipare - come ci ha ricordato Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - significa [infatti] farsi carico della propria comunità. Ciascuno per la sua parte." 

Un esempio semplice e, al tempo stesso, straordinario di come un bene, se ne abbiamo cura, possa far fiorire una comunità perchè nel bene comune, il beneficio, è assieme agli altri, lo possiamo trovare nel manuale "Arte. Una storia naturale e civile" di S. Settis e T. Montanari.

Foto Fonte Gaia Siena"Nella tradizione italiana le fontane sono strumenti politici: unendo la funzione pratica di rendere accessibile l'acqua pubblica alla bellezza con cui danno forma alla città, esse sono volute e progettate come "manifesti" attraverso i quali i governi si rivolgono direttamente ai cittadini.
La Fonte Gaia di Siena fu il coronamento della straordinaria impresa urbanistica di Piazza del Campo, e si decise di costruirla nel 1309, iscrivendone la delibera all'interno della Costituto, lo statuto comunale che metteva la "bellezza della città" al centro delle preoccupazioni dei governanti. In altri casi la costruzione dell'intera piazza civica partì invece proprio dalla fonte: come avvenne con la Fontana Maggiore di Perugia (1278), che a sua volta coronava l'eccezionale impresa della costruzione dell'acquedotto. Ancora diverso il caso dell'Aquila, dove gli abitanti di ogni castello che concorreva alla fondazione della città (1254-1266) erano tenuti dagli Statuti a insediarsi usi singoli (cioè a costruire una casa) solo dopo aver realizzato collettivamente, uti singuli, la piazza, la chiesa, la fontana di ogni quartiere. Una lungimiranza che ci colpisce particolarmente oggi, quando le cosiddette new town (ma sarebbe meglio chiamarle not town) in cemento, costruite intorno all'Aquila dopo il terremoto del 2009, non hanno né piazze, né chiese, né Fontana Maggiore Perugia 1024x768fontane. Il modo in cui l'acqua è distribuita è infatti strettamente collegato all'idea di città. Sempre all'Aquila esisteva infatti una fontana comune a tutti, quella mirabile delle Novantanove Cannelle, costruita nel 1272 e grande come una piazza: nella versione originaria le cannelle che gettavano acqua erano quindici, cresciute lungo i secoli fino a novantatré. Fu nel Cinquecento che nacque l'associazione simbolica tra il numero delle cannelle e quelle dei castelli che avevano fondato la città (appunto novantanove), e nell'Ottocento si aggiunsero le sei che mancavano per far tornare il conto di questo simbolo civico, che oggi rappresenta una città che malgrado tutto non si arrende.
Dietro ognuna di queste storie sta la profonda convinzione, espressa esplicitamente nei decreti che ne decidevano la costruzione e spesso nelle epigrafi che le ornano, che le fontane manifestassero visibilmente il bonum commune, cioè "il bene comune", l'interesse generale: ciò che tiene insieme la comunità civile. Ancor oggi esse offrono a tutti, e gratuitamente, l'utilitas dell'acqua, e lo fanno attraverso l'ornamentum dell'arte: utilità e bellezza, natura e artificio si trovano uniti nelle fonti monumentali come in nessun altro luogo delle città antiche. Anche le fontanelle Foto Fontana 99CANNELLE WEBottocentesche di ghisa che dopo l'Unità costellarono tutte le città italiane integrandosi spesso nel tessuto monumentale fanno parte di questa altissima storia di civiltà, fondata sull'idea che l'acqua andasse distribuita gratuitamente a tutti: e anche ai poveri, perfino agli animali, e oggi ai turisti che almeno in questo non sono solo visti come fonte di profitto ma come ospite di una comunità. Questa antica tradizione è arrivata fino a noi: e si è manifestata quando, nel giugno 2011, il 95% dei votanti a un referendum abrogativo decise che l'acqua, questo bene fondamentale oggi così scarso in tutto il pianeta, doveva essere pubblico. L'attuazione del risultato di quel referendum è ancora assai lontana, tra resistenze ideologiche e difficoltà materiali. Ancora una volta in Italia, l'acqua tornava ad essere un fatto politico.
" (Montanari, p.35)

Per la Redazione - Serena Moriondo