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Goal 16 pace giustizia e istituzioni solide 2030 minTra gli obiettivi dell'Agenda ONU 2030 ve ne è uno dedicato interamente alla promozione di società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, che si propone di fornire l’accesso universale alla giustizia, e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli.

Al di là della distanza clamorosa dal raggiugimento del Goal 16, l'assenza di Pace in tanti Paesi nel mondo e le guerre devastanti in aumento, hanno impatti profondi su tutti gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.

Secondo il rapporto Unicef "A Future Stolen: Young and out of school" del 2018, un giovane o un bambino su 3, tra i 5 e i 17 anni, che viveva in Paesi colpiti dalla guerra e da emergenze umanitarie – 104 milioni – non era mai entrato in una scuola e 2 su 5 non avevano mai completato il ciclo di istruzione primaria. Secondo il più recente il Rapporto di Save the Children “Killed and Maimed: A Generation Of Violations Against Children In Conflict” (2020) 426 milioni di bambini vivono in un'area colpita dal conflitto e 160 milioni vivono in una zona ad alta intensità di conflitto; più di 3 milioni di bambine e bambini sono cresciuti senza conoscere la pace in un'area in cui la violenza infuria da almeno 18 anni: Il numero di minori reclutati dalle forze armate è aumentato e la povertà infantile è maggiormente presente in Paesi fragili e colpiti da conflitto, dove oltre il 40% dei bambini vive in famiglie estremamente povere (rispetto a circa il 15% dei bambini negli altri Paesi). Per molti bambini la paura, e non il gioco, è diventata parte della loro vita quotidiana.

Tutti numeri in crescita esponenziale. La guerra interminabile dal 1948, con la nascita di Israele con milioni di palestinesi costretti ad abbandonare le loro terre, il recente attacco di Hamas del 7 ottobre dove sono state uccise 1.200 persone e  rapite altre 240 (solo in parte rilasciate),  e l'invasione dell'esercito israeliano delle striscia di Gaza che ha fatto oltre 21.000 morti e 55.000 feriti, dove il 70% delle vittime sono donne e bambini, si sta estendendo anche ai bambini in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dove la violenza legata al conflitto ha raggiunto livelli senza precedenti.

Ogni anno bambine e bambini vengono uccisi, subiscono gravi violazioni, sono feriti o mutilati, lasciando cicatrici indelebili nella loro vita. Milioni di loro non conoscono altro che la guerra. Per i noi europei una cosa inimmaginabile.

Il numero di giovani tra i 10 e i 19 anni entro il 2030 arriverà a 1,3 miliardi. Non possiamo continuare a rubargli il futuro ma, al di là delle tante parole, lo stiamo facendo.

Gli armamenti stanno assorbendo una quota crescente delle risorse che i Paesi dedicano alle nuove capacità produttive, alle nuove tecnologie e alle nuove infrastrutture. In un contesto di difficoltà delle finanze pubbliche, tale aumento della spesa militare non è potuto che avvenire a scapito di altre voci di spesa pubblica.

Nell’aggregato dei Paesi UE della NATO, nell’ultimo decennio la spesa pubblica totale è aumentata del 20% in termini reali (circa il 2% in media all’anno), ma la spesa militare è cresciuta più del doppio, del 46% (interamente dovuta all’acquisizione di armi ed equipaggiamenti), a fronte di aumenti più contenuti nell’istruzione (+12%), nella protezione ambientale (+10%) e nella sanità (+34%). Pura miopia se si pensa che se le stesse risorse venissero spese per l’istruzione, la salute e l’ambiente, l’impatto economico e occupazionale sarebbe indiscutibilmente maggiore e il benessere diffuso.

Nell'ultimo decennio, invece, l'Italia ha aumentato la spesa militare reale del 30%. Nel 2023 la spesa per gli armamenti nei Paesi UE della NATO ha raggiunto i 64,6 miliardi di euro (+270% in un decennio); la Germania ha triplicato la spesa, raggiungendo i 13 miliardi di euro; l’Italia ha raggiunto i 5,9 miliardi; la Spagna i 4,3 miliardi. Le importazioni di armi della UE (in base ai dati dello Stockholm International Peace Research Institute - SIPRI) hanno subito un’impennata, e si sono triplicate tra il 2018 e il 2022; la metà di tutte le importazioni proviene dagli Stati Uniti.

Infografica spese militari rispetto alla spesa pubblica negli ultimi dieci anni In media, ogni cittadino dei Paesi NATO della UE nel 2023 pagherà per la spesa militare 508 euro contro i 330 euro del 2013: il conto per ogni cittadino italiano sarà di 436 euro.

Considerando le variazioni percentuali in termini reali nel decennio 2013-2023 in Italia, è evidente il contrasto tra l’aumento record delle spese militari (+26%) e dell’acquisto di armi (+132%) rispetto alla stagnazione di crescita e occupazionale. In un contesto siffatto, una tale concentrazione di risorse nel settore militare va a scapito di altre voci di spesa pubblica e supera anche quella della spesa pubblica in conto capitale, cioè per investimenti, per la costruzione di scuole (+3%), ospedali (+33%) o impianti di trattamento delle acque (che ha registrato addirittura un trend negativo: -6%). Nell'infografica a lato, il Totale della spesa pubblica è rappresentato in blu, la spesa per l'istruzione in celeste, per la salute in azzurro, la spesa per la protezione dell'ambiente in verde e quella per le spese militari in marrone  (Fonte: Rapporto “Arming Europe")

In sostanza, i Paesi europei hanno imboccato la strada della militarizzazione e questa scelta non è obiettivamente favorevole alla Pace.  Ma "Le guerre cominciano nella mente degli uomini ed è nella mente degli uomini che bisogna costruire la difesa della pace" (Fonte: UNESCO)

* in homepage vignetta disegnata da Mauro Biani "Macerie", 2022

Per la Redazione - Serena Moriondo