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FOTO ARIA INQUINATA TORINOL’Italia stima e rendiconta annualmente le quantità di gas a effetto serra e di inquinanti rilasciati in atmosfera dalle sorgenti rilevanti ai fini dell’inventario nazionale. ISPRA, l'istituto Superiore per la Protezione Ambientale , mediante il sistema InfoAria, cura la raccolta dei dataset regionali, e d’intesa con il Ministero dell’ambiente, verifica la completezza e la correttezza dei dati e delle informazioni ricevuti.

Le Agenzie ambientali hanno iniziato a diffondere le prime valutazioni sull’andamento della qualità dell’aria nel 2023. Utilizzando i soli dati rilevati dagli analizzatori automatici di polveri è possibile formulare una prima valutazione parziale dei dati di particolato PM10 e PM2,5, misurati nell’anno appena concluso; questi ultimi sono da considerare indicativi in quanto non ancora sottoposti a validazione finale come previsto dalle procedure del Sistema di Gestione Integrato. Di seguito riportiamo il resoconto delle prime regioni che hanno pubblicato i dati.

Piemonte - In tutte le stazioni in cui è presente un analizzatore automatico, le concentrazioni medie annue rilevate risultano essere inferiori o uguali a quelle dell’anno 2022 e anche dell’anno 2021. Tutte le stazioni valutate rispettano il valore limite medio annuale previsto dalla normativa pari a 40 µg/m³. Il valore più elevato della media annuale è di 33 µg/m3 ed è stato misurato nelle stazioni di Torino – Rebaudengo e Settimo Torinese – Vivaldi, rispettivamente 37 e 35 µg/m3 nel 2022 e 33 e 31 µg/m³ nel 2021. Nel corso del 2023 l’analisi preliminare dei dati evidenzia un miglioramento medio delle concentrazioni annuali sia di PM10 che di PM2,5 ed una diffusa diminuzione delle giornate di superamento del valore limite giornaliero del PM10. In particolare, il numero di giornate massimo consentito (35 giorni/anno) con concentrazioni superiori al valore limite di 50 µg/m3, è stato rispettato in 30 punti di misura sui 32 valutati, a fronte dei 20 punti di misura del 2022 e dei 19 del 2021.

FOTO ARIA INQUINATA 2Veneto - Viene rispettato per il quarto anno consecutivo in tutte le stazioni di misura il valore limite annuale del biossido di azoto, con concentrazioni medie tendenzialmente inferiori o in linea con quelle dell’ultimo triennio. Anche i limiti annuali del particolato, sia PM10 che PM2.5, fissati rispettivamente a 40 e 25 µg/m3 (microgrammi al metrocubo), risultano rispettati in tutte le centraline della rete aria. Rimane ancora diffuso il superamento del valore limite giornaliero per il PM10, fissato a 50 µg/m3, da non sforare per più di 35 giorni l’anno, che nel 2023 è stato rispettato in 11 centraline su 38, dato comunque in miglioramento rispetto alle 8 stazioni del 2022. Infine per l’ozono, nonostante un’estate caratterizzata da lunghi periodi di caldo intenso, il numero totale di superamenti della soglia di informazione è stato significativamente più basso del 2022, con brevi episodi di picco concentrati soprattutto nel mese di giugno. Analizzando complessivamente la situazione di tutti gli inquinanti misurati dalla rete automatica, il 2023 è da considerarsi per la qualità dell’aria tra gli anni migliori degli ultimi vent’anni, insieme al 2021.

Friuli Venezia Giulia - Le prime valutazioni condotte da Arpa FVG sull’andamento della qualità dell’aria in Friuli Venezia Giulia nel 2023 indicano nel complesso un sostanziale rispetto dei limiti normativi su buona parte del territorio regionale.  I valori di polveri sottili osservati nel 2023 in Friuli Venezia Giulia sono risultati leggermente superiori a quelli rilevati nel 2022, anche a seguito dell’andamento meteo che nel 2023 è risultato più sfavorevole rispetto all’anno precedente. L’anno appena concluso conferma che le zone con migliori indici di qualità dell’aria (concentrazione media e numero di superamenti) sono quelle orientali della regione, la fascia di costa e la montagna; i valori maggiori di polveri sottili in termini di concentrazione media si sono riscontrati invece nei pressi del confine con il Veneto e sulla bassa pianura. Per quanto riguarda l’ozono, inquinante caratteristico del periodo estivo, nel 2023 si conferma il superamento in diverse stazioni della pianura e della costa Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, i valori osservati sono sostanzialmente in linea con quelli rilevati nel corso del 2022, confermando la necessità di continuare con il monitoraggio di questa sostanza in particolare ai confini con il Veneto e nelle vallate alpine caratterizzate da una bassa ventilazione.

FOTO ARIA INQUINATA MILANOEmilia-Romagna - Nel 2023 i valori medi annuali delle polveri, PM10 e PM2.5, risultano ampiamente entro i limiti di legge. Per la prima volta, è stato rispettato il numero di giorni con superamento del valore limite giornaliero di PM10 in tutte le stazioni tranne una. Il limite sulla media annuale di NO2 è stato superato in una sola stazione e non ci sono stati superamenti del valore limite orario. I livelli di concentrazione di ozono e il numero di superamenti delle soglie continuano a non rispettare gli obiettivi previsti dalla legge. Nei limiti biossido di zolfo, benzene e monossido di carbonio.

Marche - Il valore limite giornaliero di PM10 (50 μg/m3) – da non superare per più di 35 giorni l’anno – nel 2023 è stato rispettato in tutte le 17 stazioni della rete di monitoraggio regionale che lo misurano, così come la media annua dello stesso inquinante (40 µg/m3), che è rimasta ovunque inferiore ai limiti di legge. Per il biossido di azoto (NO2) il limite della media annuale (40 μg/m3) non è stato superato in nessuna delle 17 stazioni che lo rilevano; è stato rispettato altresì il numero di superamenti consentiti per  il limite orario (200 μg/m3 da non superare più di 18 volte/anno). Per quanto riguarda l’Ozono (O3) il valore obiettivo per la protezione della salute umana (media su 8 ore superiore a 120 µg/m3 da non superare più di 25 giorni all’anno) non è stato rispettato in 2 stazioni su 13, anche a causa delle alte temperature registrate durante l’estate 2023.  Al contrario la soglia di informazione (180 µg/m3) e la soglia di allarme (240 µg/m3) sono state sempre rispettate in tutte le stazioni.

immagine previsione qualita dellaria 12 gennaio 2024Il sistema di previsione della qualità dell’aria in Italia, sviluppato e mantenuto da Arpae Emilia-Romagna (Struttura IdroMeteoClima) sulla base di convenzioni con Ispra, produce quotidianamente previsioni sulla qualità dell’aria a scala nazionale. Il sistema fornisce mappe orarie di concentrazioni di PM10, PM2.5, ozono (O3), biossido di azoto (NO2) e dust. Nell'immagine a lato le emissioni di giovedì, 11 gennaio 2024. 

I primi dati illustrati dalle Agenzie regionali della protezione ambientale parlano di "rispetto del numero di giorni con superamento del valore limite giornaliero di polveri sottili" mentre, per altre concentrazioni inquinanti,  "il numero di superamenti delle soglie continuano a non rispettare gli obiettivi previsti". In sostanza, complessivamente, nessun vero e consistente miglioramento rispetto agli anni passati.

Ogni secondo nel mondo emettiamo 1337 tonnellate di CO₂. Ogni secondo in cui ritardiamo un intervento di mitigamento o risoluzione, peggioriamo il rischio di salute e sopravvivenza delle persone, a partire da quelle più sensibili: i malati, gli anziani over 65 e bambini di meno di 1 anno.

L'ultimo Report "2023 report of the Lancet Countdown on health and climate change” ci presenta le proiezioni relative al rischio di ritardare ulteriormente un intervento serio nell’affrontare il cambiamento climatico.  Alle condizioni attuali, le morti correlate a calore aumenteranno del 370% entro il 2050. Senza dimenticare che è oramai conclamata la correlazione tra l'inquinamento da particolato fine (PM2.5) e la resistenza agli antibiotici. La spiegazione starebbe nella capacità delle polveri di trasportare sottili batteri e geni antibioticoresistenti, che vengono respirati dalla popolazione e che darebbero vita a forme infettive anche resistenti agli antibiotici.

Le sempre più frequenti heatwaves saranno da sole responsabili di aumentare il rischio globale di malnutrizione per 524.9 milioni di persone che si troveranno in una condizione di insicurezza alimentare entro il 2041-2060. Le aree di terra colpite da estrema siccità sono passate dal 18% del 1951-1960 al 47% del 2013-2022 e, all’aumentare dei rischi e dei danni legati al cambiamento climatico, aumenterà anche il costo dell’adattamento e del mitigamento.

Ma il Report non è solo un elenco di criticità. Lancet ci mostra una finestra di opportunità, uno spazio di intervento nel quale ci invita a lavorare. I benefici in termine di salute seguiranno pari passo l’allontanamento dal fossile e l’utilizzo di fonti energetiche pulite che evitano emissioni massicce di inquinanti con effetti deleteri sulle persone e sarà possibile sviluppare nuovi posti di lavoro e con minore impatto di incidenza negativa anche sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori.

Davvero allora con queste previsioni possiamo continuare ad accontentarci delle ""medie annue dell'inquinamento inferiori ai limiti di legge"?

Per la Redazione - Serena Moriondo