Siamo nel 2024, la popolazione mondiale ha superato gli 8,06 miliardi di persone, il 49,7%% sono donne*, eppure NESSUNA DONNA, è stata indicata tra i 28 membri nominati per il Comitato organizzativo della COP29 che si terrà a Baku in Azerbaijan dall'11 al 24 novembre.
Per un vertice che dovrebbe guardare avanti è senza dubbio un pessimo inizio. Senza contare che in 29 anni di vita della Conference of Parties solo 5 donne sono state nominate presidente.
La crisi climatica ci sta colpendo ogni giorno, ma le prospettive e le decisioni su come affrontarla finora sono state prese principalmente dagli uomini, pur rappresentando solo una frazione della popolazione mondiale. Le donne continuano ad essere emarginate dalla sfera politica a causa degli stereotipi di genere e delle barriere socio-economiche strutturali.
La scelta di realizzare la Conferenza in Azerbaijan, lo ricorderete, è stata presa durante la COP28 a causa del veto imposto dalla Russia a candidature di Paesi membri dell’Ue, per via delle sanzioni che le sono state imposte per l’invasione militare dell’Ucraina. Una decisione molto criticata da subito sia per il fatto di aver scelto un Paese esportatore di quegli stessi combustibili fossili identificati come causa principale dell’inquinamento del pianeta, sia per essere un Paese in cui le donne subiscono sistematiche discriminazioni.
L'Azerbaijan, secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, pur migliorandio di quattro posizioni si colloca al 97° posto su 146 Paesi. [L'Italia, non c'è da rallegrarsi, è al 79° posto, ed è arretrata di ben 16 punti rispetto all'indice 2022. Meglio di noi, tra i Paesi con cui amiamo confrontarci spesso su aspetti di politica economica e sociale, la Germania (6° posto), la Spagna (18°), la Francia (40°)].
È senz'altro difficile raggiungere cambiamenti rapidi sul tema della parità, in paesi dove le manifestazioni di discriminazione sono così strutturate e profondamente radicate dal punto di vista culturale. Ancora troppo poco è, infatti, valso il fatto che l’Azerbaigian abbia ratificato nel 1995 la Convenzione Un “Cedaw” (Convention on the Elimination of all Forms of Discriminations against Women/Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne) o che dal 1998 abbia approvato un decreto per “Aumentare il ruolo delle donne e rafforzare la loro protezione sociale” seguito dal decreto sull’“Attuazione delle politiche delle donne” nel 2000, o sia stato istituto un ente governativo responsabile della politica statuale per la tutela della promozione dei diritti delle donne e la loro emancipazione. Le discrimazioni persistono e si sono manifestate anche in questa occasione.
Ed è per questo che, in una lettera, la Ong eco-femminista She Changes Climate, nel condannare la decisione dell'Azerbaijan di non inserire alcuna donna nel Comitato organizzatore della prossima Conferenza mondiale sul Clima, ha invitato la presidenza del vertice a garantire la parità di genere, l’inclusione e la diversità nel team di leadership della COP29.
E' indispensabile una rappresentanza paritaria perchè il cambiamento climatico riguarda tutto il mondo, non solo una metà!
* 2021, Dip. affari economici e sociali delle Nazioni Unite
Per la Redazione - Serena Moriondo