È nelle città, in particolare, che l’aumentata pericolosità degli eventi meteo climatici, combinata con una rilevante esposizione di persone, beni, infrastrutture e servizi e una vulnerabilità elevata, dovuta alle caratteristiche fisiche e strutturali degli ambienti edificati, ad un’inarrestabile impermeabilizzazione del territorio e artificializzazione dei corsi d’acqua, alla scarsità di aree verdi, determina condizioni di rischio particolarmente significative a cui vanno prioritariamente indirizzate le politiche di adattamento al cambiamento climatico.
Il Quaderno Ispra, “Verso città resilienti: gli interventi del Programma sperimentale per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano” in collaborazione con Anci offre una panoramica delle azioni delle azioni di 80 Comuni italiani partecipanti al Programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano lanciato nel 2021.
Il Programma - di cui vi abbiamo già parlato in un precedente articolo pubblicato sul nostro sito - ha destinato circa 80 milioni di euro alla realizzazione di interventi green e blue, – come ad esempio la realizzazione di forestazione periurbana, di edilizia climatica, di tetti e pareti verdi, boschi verticali e barriere alberate ombreggianti, di coibentazione e ventilazione naturale o finalizzati al riciclo e riutilizzo delle acque reflue depurate – e di interventi grey – quali la creazione di piazze, percorsi, giardini ecc., con la rimozione della pavimentazione esistente e il ripristino della permeabilità del suolo o di soluzioni per il drenaggio urbano sostenibile, intese in chiave di rigenerazione urbana.
Il Programma ha inoltre previsto una serie di misure di rafforzamento della capacità adattiva, finalizzate a migliorare la conoscenza a livello locale, la redazione di strumenti di pianificazione comunale di adattamento ai cambiamenti climatici e di sensibilizzazione, formazione, partecipazione per gli operatori del settore e per la rete dei portatori di interesse. Tale iniziativa, prima assoluta in Italia su questo tema, ha lo scopo principale di “aumentare la resilienza dei sistemi insediativi soggetti ai rischi generati dai cambiamenti climatici, con particolare riferimento alle ondate di calore e ai fenomeni di precipitazioni estreme e di siccità”.
L’obiettivo del Quaderno Ispra è quello di proporre ora un quadro utile a facilitare la disseminazione delle informazioni e delle conoscenze sui progetti in corso, segnalandone i benefici ambientali e socio-economici attesi e fornendo indicazioni finalizzate ad evitare effetti negativi/maladattamento.
Il documento di 188 pagine si suddivide in:
- Pericoli climatici, vulnerabilità e rischi per le città - Negli insediamenti urbani i cambiamenti climatici rappresentano, perlopiù, un fattore di amplificazione di criticità già esistenti dovute spesso a scelte urbanistiche poco lungimiranti, crescita incontrollata delle aree periferiche, geomorfologia del territorio, politiche poco incisive che hanno determinato elevati livelli di fragilità e causato l’esposizione di parte della popolazione a situazioni di rischio. Dall’aumento della pericolosità da frane e alluvioni, all’incremento dei rischi per la sicurezza e la salute dei cittadini, dalla variazione delle condizioni di benessere insediativo ai disagi e alle interruzioni dei servizi metropolitani e ferroviari, dai picchi di domanda energetica, e conseguente blackout, alla carenza negli approvvigionamenti idropotabili, fino ai danni alle infrastrutture e alle reti tecnologiche, sono questi alcuni dei possibili impatti dei cambiamenti climatici con cui le città stanno già facendo i conti. Eventi che un tempo erano eccezionali oggi non possono essere più considerati come una imprevedibile fatalità. Di fronte a tali crescenti rischi, le città sono chiamate ad affrontare sfide emergenti che richiedono l’adozione di forme innovative di governo del territorio e modelli urbanistici più attenti alla sicurezza e al benessere dei cittadini e dei luoghi. Il nuovo obiettivo delle agende urbane in tema di clima dovrà essere, quindi, duplice: la trasformazione dovrà muoversi sia sul fronte della mitigazione, attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra e l’incremento della capacità di assorbire CO2, sia su quello dell’adattamento, finalizzato a rendere le aree urbane più resilienti alle minacce di natura climatica.
- Il Programma sperimentale di interventi per l’adattamento in ambito urbano - Dei 103 comuni destinatari del bando, 84 hanno partecipato all’iniziativa e 80 sono stati ammessi al finanziamento (MiTE, 2022).
- L’approccio metodologico - Le 80 schede presentate dai comuni partecipanti al bando sono state analizzate al fine di clusterizzare i 248 interventi green, blue, grey e soft in gruppi di interventi più frequenti (es. Forestazione urbana e periurbana; Orti urbani; Strutture ombreggianti;
Superfici riflettenti e/o a basso assorbimento di calore; Tetti verdi; Sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque meteoriche ecc.)
- Gli interventi green - La maggior parte degli interventi green raccolti all’interno del documento si possono ricondurre alla grande famiglia delle soluzioni basate sulla natura (EEA, 2015; Cohen- Shacham et al., 2016), le quali sfruttano le proprietà dei sistemi naturali di fornire servizi ecosistemici, ridurre i rischi e i danni ambientali e assicurare il benessere psicofisico delle persone (MATTM, 2015; MATTM 2018; Castellari e Filpa, 2020). Dall’analisi degli interventi riportati nelle schede, si evince una discreta eterogeneità tra le tipologie adottate e un filo conduttore comune: l’utilizzo di vegetazione e/o processi quali ventilazione naturale ed evapotraspirazione – che, più o meno supportati dalla tecnologia – contribuiscono all’adattamento urbano al cambiamento climatico. Cercando una suddivisione tra loro, è possibile raccogliere gli interventi in un primo gruppo più propriamente green (forestazione urbana e periurbana, barriere alberate, orti e frutteti urbani), e un secondo gruppo di edilizia climatica (tetti e pareti verdi, barriere alberate e strutture ombreggianti, pavimentazioni a basso assorbimento di calore e superfici riflettenti, tetti e pareti ventilati, schermature e serre solari). Tra gli interventi presentati dai comuni prevalgono quelli appartenenti al primo gruppo, con la realizzazione di aree verdi e forestazione urbana, con il potenziamento del verde già esistente per offrire maggiori zone d’ombra contro le isole di calore, o la creazione ex-novo di zone vegetate. Questi interventi hanno il pregio di conseguire vantaggi sia ambientali che sociali.
- Gli interventi blue - Gli interventi blue comprendono azioni orientate alla gestione sostenibile delle acque in ambito urbano.Le infrastrutture blue possono fornire un contributo significativo per mitigare principalmente gli effetti di due fenomeni meteoclimatici opposti ormai ricorrenti sul territorio nazionale: la siccità e le precipitazioni intense. Possono fornire, inoltre, attraverso interventi strutturali, benefici sociali correlati al miglior deflusso delle acque meteoriche in ambito urbano (i.e., maggior supporto alla rete di drenaggio urbana) e al minor consumo di acqua potabile per usi che richiedono una qualità delle acque nettamente inferiore (i.e., maggiore disponibilità di acqua potabile). Le attività blue proposte dai comuni, e analizzate in questo rapporto, si suddividono in 27 interventi volti alla raccolta e al riutilizzo delle acque meteoriche, e in 4 interventi mirati alla laminazione delle acque piovane. La distribuzione geografica dei 31 interventi presentati da 29 comuni su un totale di 80, mostra le seguenti percentuali: il 24% (n. 7) al nord; il 42% (n. 12) al centro e il 34% al sud (n .10).
- Gli interventi grey - Gli interventi grey comprendono tutti gli interventi, all’interno di aree antropizzate e fortemente cementificate, volti al ripristino della permeabilità del suolo o all’utilizzo di sistemi di drenaggio sostenibili al fine di restituire porzioni di territorio alla cittadinanza e al tempo stesso ridurre fenomeni di allagamento da un lato e le isole di calore dall’altro. A differenza delle misure green, le quali sono più incentrate su soluzioni di tipo “nature-based”, le misure grey si propongono l'obiettivo di migliorare e/o adeguare impianti e infrastrutture agli effetti negativi del cambiamento climatico, e possono a loro volta essere suddivise in azioni su impianti, materiali e tecnologie, o su infrastrutture o reti. Questa tipologia di interventi è stata ben recepita dai comuni, i quali le hanno proposte in circa il 50% delle istanze progettuali, con una preponderanza riguardo a proposte concentrate nella rimozione e sostituzione delle pavimentazioni impermeabili con altre tipologie di tipo drenante. In molti casi, gli interventi di ripristino della permeabilità del suolo sono stati integrati da interventi afferenti altre tipologie quali messa a dimora di alberature, creazione di orti urbani, strutture di ombreggiamento, vasche di raccolta delle acque meteoriche con finalità di riutilizzo a scopi irrigui. I 49 interventi grey presentati da 39 comuni su un totale di 80, mostrano la seguente distribuzione percentuale: sul totale delle misure circa il 71% ricadono nella tipologia IIA (creazione, ampliamento o rifacimento in ambito urbano di aree pedonali, parcheggi, piazze, bordi stradali, percorsi, ecc., con la rimozione della pavimentazione esistente e il ripristino della permeabilità del suolo in chiave di rigenerazione urbana) mentre il 29% ricadono nella IIB (sperimentazione sugli spazi pubblici di soluzioni per il drenaggio urbano sostenibile, intese in chiave di rigenerazione urbana, come le piazze/spazi multifunzione o strutture, vasche, serbatoi deputati alla raccolta e al deflusso dell’acqua meteorica in caso di precipitazioni particolarmente intense).
- Gli interventi soft - Le misure soft comprendono tutte quelle attività che contribuiscono al rafforzamento della capacità adattiva, migliorando la conoscenza a livello locale, attraverso la formazione, il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei funzionari comunali, degli stakeholders e della popolazione generale. L’approccio soft non si basa su interventi di tipo strutturale, ma coinvolge invece gli aspetti gestionali, organizzativi, politici e sociali dei sistemi immateriali, con lo scopo di aumentare la consapevolezza sui rischi del cambiamento climatico e quindi di modificare il comportamento e gli stili di vita. È, quindi, fortemente legato alla gestione dell’informazione per la quale è centrale l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. (1 Torino, 16 Venezia, 18 Udine, 19 Trieste, 36 Lucca, 68 Crotone)
Per ogni categoria di interventi sono elencati i Comuni che hanno beneficiato del finanziamento e la tipologia dei progetti.
Tra queste va senz’altro segnalata la necessità di rafforzare la capacità di definire quadri conoscitivi attuali e scenari futuri di maggior dettaglio, sia per quanto riguarda la situazione climatica sia quella inerente agli impatti dei cambiamenti climatici. Si tratta di disporre di serie storiche, banche dati, modelli affidabili a supporto di una più corretta identificazione delle criticità su cui intervenire: senza un’approfondita conoscenza delle problematiche territoriali attuali e attese non sarà possibile individuare in maniera adeguata quali interventi realizzare né delimitare le aree delle città che necessitano di essere sottoposte prioritariamente ad una trasformazione nell’ottica della resilienza agli eventi meteo climatici estremi. Va altresì segnalata l’esigenza di diffondere e condividere le conoscenze sulle diverse soluzioni progettuali ad oggi disponibili per adattare le nostre città al cambiamento climatico, in modo da trasferire tecnologie, saperi e progetti a livello locale – come si è cercato di fare con questo lavoro.
Per la Redazione - Serena Moriondo