L’approvazione del decreto attuativo della "Legge delega di riforma sulla non autosufficienza" da parte del Governo Meloni è stata una delusione annunciata. Tant'è che il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, la coalizione di 60 organizzazioni della società civile di cui anche il Sindacato dei pensionati della CGIL fa parte ha inviato una lettera aperta alla Presidente del Consiglio dei Ministri per spiegare perché nello schema di Decreto legislativo “non viene sviluppato adeguatamente il progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani previsto dalla Legge Delega n. 33 del 23 marzo 2023”.
Nel documento si spiega perché il decreto approvato in via preliminare “non sviluppa adeguatamente il progetto che invece la legge prevede” e si chiede “una revisione del decreto perché sia in linea con le previsioni più innovative della legge-delega”. I rilievi più importanti riguardano:
- servizi domiciliari - lo schema di decreto rimanda a successivi provvedimenti di semplice indirizzo, mentre si dovrebbero già qui individuare alcuni criteri che siano vincolanti e che orientino il ridisegno dell’assistenza domiciliare verso la non autosufficienza;
- le strutture residenziali - Il decreto attuativo contiene solo prime indicazioni in merito e rimanda a ulteriori provvedimenti;
- la nuova prestazione universale - sarebbe auspicabile che la sperimentazione prevedesse anche una revisione dell’indennità per le persone coinvolte: solo così potrà costituire un’utile base per il futuro.
Il giudizio è unanime: il decreto attuativo rappresenta un significativo arretramento rispetto alla Legge Delega 33/2023. Il decreto attuativo c’è, ma quella riforma attesa nel nostro Paese da un quarto di secolo è (in gran parte) ancora da fare. Diversi elementi contenuti in quel provvedimento sono stati stravolti e soprattutto la parte relativa alla non autosufficienza è quella che risulta più svuotata. Inoltre il testo è a tratti poco chiaro e rimanda a ulteriori decreti legislativi (17 in totale), da approvare nei prossimi mesi.
Lo SPI CGIL - il più grande sindacato dei pensionati nel nostro Paese - ha dichiarato che "Sulla non autosufficienza, il governo Meloni prende di nuovo in giro gli anziani: prestazione universale solo per pochi, esclusi milioni di non autosufficienti.(..) rispetta formalmente le scadenze, rinvia le misure concrete, non dispone finanziamenti necessari e attesi da milioni di cittadini e cittadine; anche laddove propone contenuti condivisibili, lo fa con lacunee e contraddizioni."
Vengono rimandate:
- le previsioni sulla prevenzione delle fragilità, la promozione della salute e l'invecchiamento attivo, che restano deboli e preive di una visione di genere;
- la riforma delle RSA, nnostante il sistema della residenzialità abbia mostrato i suoi limiti fìdrammatici durante la pandemia;
- le soluzioni più innovative per le nuove forme abitative degli anziani (non solo co-housing ma anche alloggi individuali assistiti/supportti);
- l'attuazione delle previsioni di integrazione tra assisteza sociale e sanitaria terrioriale e domiciliare;
- la definizione di uno strumento di valutazione multidimensionale uniforme a livelo nazionale per l'accesso alle prestazioni in base al bisogno assistenziale graduato.
Infine, un elemento decisivo dell'indisponiblità del Governo Meloni a fare sul serio su questo tema, non si interviene sulla carenza cronica del persnoale impegnato nei servizi e nel lavoro di cura, con l'eccezione degli assistenti familiari.
In sostanza non viene esplicitata la linea da seguire per dare effettiva attuazione alla riforma. Serviranno quindi ulteriori sforzi e altre battaglie per dare al Paese una riforma compiuta in grado di affrontare la sfida della non autosufficienza.
Per la Redazione - Serena Moriondo