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Immagine NO MAFIAIl peso delle mafie e della corruzione c'è e si vede. I loro effetti sulla capacità della nostra comunità nazionale di rimediare al degrado ambientale e ai cambiamenti climatici si sentono. I mafiosi - a dispetto di innumeroli e infondate rappresentazioni televisive, cinematografiche e letterarie, salvo talune fortunate eccezioni - mantengono abitudini, atteggiamenti e linguaggi tipici delle loro culture, tramandati all’interno di un sistema familiare gerarchico. Corrompono, intimidiscono e vendono pacchetti elettorali, trasformano zone comunali in discariche abusive, prestano soldi a tassi da usura, modificano i PGT, entrano nel commercio, nel turismo, nei bar, nelle catene di pizzerie. In altre parole conquistano il territorio. Sono attivi in ogni settore ma, in modo particolare, nel ciclo del cemento e dei rifiuti, partendo da piccoli comuni. 

Quando le organizzazioni mafiose escono dai loro territori d’origine lo fanno come movimenti sociali di conquista. La spiegazione migliore di questa definizione - che possiamo ascoltare in un'intervista fatta a Silvana Carcano, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia - ce la offre un boss più anziano, intercettato mentre dialoga con un boss più giovane, nel milanese: “E tu ricordati: il mondo si divide in due, ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà”. La colonizzazione avviene senza traumi, con naturalezza, il che consente di non avvertire lo smottamento di identità.

Il procuratore Nicola Gratteri, nel suo libro "Fuori dai confini. La ndrangheta nel mondo” ha denunciato come il traffico di droga, e in particolare delle droghe sintetiche,  resti la principale fonte di guadagno delle organizzazioni criminali, così come il traffico di armi, lo sfruttamento della prostituzione e la contraffazione dei prodotti ma come stiano diventando sempre più rilevanti lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici e il gioco d'azzardo online illegale, con il ricorso alle risorse telematiche, alla crittografia, alle criptovalute, ai traffici sul dark web, senza dimenticare il riciclaggio, perché le mafie hanno la capacità di infiltrarsi all'interno del mondo politico-istituzionale e nello sfruttare l'area grigia dei soggetti compiacenti appartenenti al mondo della finanza e dell'imprenditoria. 

Queste premesse ci possono far comprendere la stretta correlazione negativa tra la presenza mafiosa e lo sviluppo sostenibile di una società: ci dice che l’alto tasso di presenza mafiosa uccide l’innovazione, distrugge il merito e le regole di sana concorrenza, allontana le menti capaci, favorisce il familismo, il clientelismo, i favori immorali, rende vischiosa e opaca la macchina statale che diventa zavorra per le imprese, degrada i costumi, regredendoli a visioni della comunità non compatibili con quelle moderne di sostenibilità, taglieggia le risorse pubbliche che non vengono allocate a favore di progettualità innovative e sostenibili.

La corruzione oggi è sistemica, diffusa - come dice Piercamillo Davigo, già magistrato e componente del Consiglio Superiore della Magistratura: "dove c’è un corrotto presto o tardi ve ne saranno altri, fino a quando saranno le persone perbene a doversi fare da parte". La corruzione  coinvolge gruppi numerosi di persone, se non tutta la collettività, in modo che nessuno percepisca di esserne vittima, ed è organizzata e seriale.

Non a caso l'Anac, l'Agenzia Nazionale Anticorruzione, ha individuato numerose criticità che possono emergere nelle diverse fasi riguardanti un contratto pubblico (dall’affidamento all’esecuzione), ponendo attenzione soprattutto alle norme derogatorie e di modifica del codice degli appalti introdotte negli ultimi anni che, secondo l’Autorità -  così come ha più volte sostenuto la Fillea Cgil - possono costituire terreno favorevole per comportamenti finalizzati ad eludere le norme nonché ad attribuire agli operatori economici indebiti vantaggi in termini di guadagni o di esecuzione delle prestazioni, a scapito della qualità del lavoro e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nel suo ultimo Rapporto, risalente a giugno 2023, l'ANAC mostra come la gran parte delle amministrazioni pubbliche (86,5%) abbia riconosciuto il carattere cruciale nella fase di gestione, rappresentata dalla identificazione del rischio, ma come un 13,5% di enti non abbia ancora identificato alcun rischio. Si tratta in particolare, di piccoli Comuni e ordini professionali, nonostante l'ANAC abbia messo a punto un insieme di indicatori che a vario titolo individuano aspetti che possono mettere in luce potenziali fenomeni corruttivi nell’ambito, ad esempio, degli appalti in ragione del peculiare peso del fenomeno nel mercato dei contratti pubblici. 

Ma è noto che l'azione corruttiva delle mafie impedisce, con la distrazioni di ingenti fondi pubblici, il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile entro il 2030, tant'è che l'ONU ha più volte indicato la necessità di realizzare percorsi di sviluppo di una cultura della legalità, coerentemente con l’Obiettivo 16 dello sviluppo sostenibile, tali per cui la lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali deve realizzarsi attraverso un’anticorruzione diffusa, radicata territorialmente.

Serve una programmazione strategica pubblica a tutti i livelli e in tutti i settori, in cui le parole chiave diventino la partecipazione diffusa, i processi deliberativi aperti e inclusivi,  la cittadinanza attiva, il controllo pubblico, la decentralizzazione del potere, la trasparenza amministrativa, il rispetto della res publica.

Ancora una volta - ci ricorda Silvana Carcano - "non si riuscirà a realizzare società sostenibili se non modificando la cultura di fondo italiana, frantumando quella mafiosa, corrotta, del “familismo amorale” (per cui il bene della famiglia stretta prevale su quello della collettività a qualunque costo), dell’uomo forte al comando, della delega senza controllo, dello scarso senso civico."

* Murales contro la mafia e il pensiero mafioso, realizzato dagli studenti dell'istituto d'arte di Giarre (CT). Il murales si trova a Riposto (CT) in via Pio la Torre, sulle mura di cinta dell' I.T.G. (Istituto Tecnico per Geometri) "N. Colajanni"

 Per la Redazione - Serena Moriondo