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Le donne francesi si sono svegliate l'8 marzo con una conquista in più: il Congresso francese modificando l'art.34 della propria Costituzione, diventa il primo Paese a inserire esplicitamente nella propria carta costituzionale il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza. Ciò significa che la legge dovrà assicurare le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso all'IVG.

L'Italia è ben lontana da un traguardo simile. Certo anche in Francia la Conferenza episcopale, un'assemblea composta da soli uomini nonostante siamo oramai giunti nel XXI secolo, ha espresso la propria contrarietà a questa prova di emancipazione sociale. Ma in Italia l'aborto è negato nei fatti: 6 ginecologi su 10 sono obiettori e soprattutto al Sud. La Ru486, la pillola che sotto la supervisione di un medico consente l'aborto farmacologico, si trova in modo diffuso solo in 3 regioni. Secondo il Report Mai dati il tasso di obiezione tra i medici e il personale sanitario è talmente alto da rendere problematica o impraticabile l’interruzione di gravidanza oramai in molte zone del Paese, vanificando una legge dello Stato faticosamente conquistata nel 1978.

I Consultori familiari stanno vivendo una progressiva marginalizzazione e depotenziamento (altra legge dello Stato, del 1975, non rispettata). Presìdi di salute pubblica che già soffrivano di una presenza a macchia di leopardo, con ampie lacune in varie regioni italiane, specie al centro-sud ora vivono un vero e proprio snaturamento, con scarsezza di personale medico e infermieristico oggi quasi senza ricambio; crescenti intromissioni di soggetti terzi le cui motivazioni religiose non rientrano e non devono rientrare nella gestione delle strutture pubbliche di uno Stato laico, non confessionale.

A fare il quadro di questa situazione, in un'intervista per l'UDI (Unione Donne in Italia), è Giovanna Scassellati, medica ginecologa femminista, già responsabile di un modulo dipartimentale per la legge 194 al San Camillo Forlanini (Roma), fondatrice di ANDRIA (associazione per la promozione di un’assistenza appropriata in ostetricia, ginecologia e medicina perinatale), Responsabile per il Lazio di AGITE - associazione italiana ginecologi e ginecologhe territoriali in coordinamento con RICA, FIAPAC, UDI.

Immagine 8 mar 1920x800Scassellati - come riporta il sito dell'UDI -parla dell'annosa diffidenza verso i Consultori di cui si vogliono ancora ignorare gli orizzonti indicati dalla legge istituente. Il clima di crescente attacco all'autodeterminazione delle donne, ai diritti per loro e per gli altri conquistati, passa anche nell'abbassamento della tutela al diritto all'IVG e nelle pressioni su coloro che vi ricorrono; sulle comunità LGBTQIA+ e su chi voglia affrontare lunghi e delicati percorsi di cambio di sesso. La normativa UE è molto diversificata in proposito e non aiuta a omogeneizzare i diritti di cittadine e cittadini della U.E.

Non in ultimo, sottolinea il ruolo storico dell'Unione Donne in Italia (UDI) nell'ottenimento e monitoraggio dei Consultori e nell'attivarsi per una corretta interpretazione della legge che è uno dei frutti delle politiche autonome delle donne, a oggi attaccate.

Link: L'intervista nel sito dell'UDI nazionale

Per la Redazione - Serena Moriondo