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L'ILO - l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità per uomini e donne -  ha dimostrato, dati alla mano, che anche se vogliono un lavoro, le donne tenderanno ad essere sproporzionatamente non ricercate e meno disponibili ad accettare un lavoro con breve preavviso. Quindi, la volontà delle donne di lavorare tende a esercitare meno pressione immediata sul mercato del lavoro rispetto a quella degli uomini, poiché non saranno ricercate e/o disponibili rispetto a come è modulata l'offerta del mercato.

La disoccupazione è la metrica più nota per misurare quante persone vorrebbero trovare un lavoro, ed è un indicatore critico, a cui prestare molta attenzione, per i responsabili politici. A livello globale, nel 2023, 189 milioni di persone sono state disoccupate. in Italia, a gennaio 2024, il tasso di disoccupazione si è attestato al 7,2%; quello giovanile sale al 21,8%; la disoccupazione aumenta tra le donne e arriva all'8,2% (Fonte: Istat, Gennaio 2024, dati destagionalizzati).

Poiché il dato che riguarda la disoccupazione è volto a riflettere l'immediata pressione esercitata sul mercato del lavoro, prevede che le persone senza lavoro debbano essere disponibili a prendere lavoro con breve preavviso e di aver recentemente cercato di ottenere un impiego. Tuttavia, per quanto utile sia questo indicatore, è stato a lungo riconosciuto che non cattura tutte le persone con un bisogno insoddisfatto di lavoro. Le ultime stime globali mostrano che un gran numero di persone non soddisfa le condizioni per essere classificate come disoccupate, ma vogliono comunque un lavoro, circa 245 milioni nel 2023.

Quindi, concentrarsi esclusivamente sul tasso di disoccupazione quando si considera la scarsità di posti di lavoro mancherà un gran numero di donne con un interesse dichiarato ad avere un lavoro. Lo stato di ricerca di lavoro e di disponibilità sono infatti componenti fondamentali di diversi obiettivi e strategie politiche. L'esistenza di questa lacuna - secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro - evidenzia l'importanza di misurare e analizzare i dati disaggregati di genere nelle statistiche riguardanti anche il mercato del lavoro.

Diversamente è altamente probabile, se non certo, che le politiche pubbliche volte ad abbassare la disoccupazione non saranno altrettanto efficaci, per questo è necessario integrare diversi approcci mirati. Pertanto, per un'analisi globale di genere del bisogno insoddisfatto di occupazione, è fondamentale considerare tutte le persone che desiderano un lavoro ma non necessariamente classificate come disoccupate. A tal fine, l'ILO ha sviluppato un indicatore, il "divario di lavoro". Per questo la diciannovesima Conferenza internazionale degli Statistici del lavoro (ICLS) ha riconosciuto l'importanza di misurare la sottoutilizzazione del lavoro oltre la disoccupazione.

L’uso dei dati ufficiali si presta sempre ad interpretazioni molto diverse, ma al di là delle tesi che si vogliono dimostrare è bene fare riferimento alla totalità e complessità dei fenomeni che via via determinano questi dati.

Linda Laura Sabbadini - che ha ricoperto incarichi al vertice dell'Istat ed è stata responsabile dell'Engagement Group Women 20 (W20) nell'anno di Presidenza italiana del G20 e attualmente è considerata una delle massime esperte di livello internazionale in questo campo -  ha più volte dichiarato che non si tratta solo di dati, cifre, statistiche: “I numeri – ci ricorda infatti – sono anche uno strumento di democrazia: li devi guardare con attenzione, per capire cosa veramente accade attorno a noi. I numeri sono uno straordinario e al tempo stesso irrinunciabile strumento di libertà. Senza una loro anche minima padronanza si finisce in pasto alle ideologie”.

Link: Il genere e gli standard statistici internazionali sul lavoro

* in homepage foto di Choong Deng Xiang su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo