L'Agenda ONU 2030 rappresenta il primo programma d'azione che riconosce la migrazione come elemento fondamentale per lo sviluppo della comunità internazionale. Il riferimento centrale si trova nell'Obiettivo 10, "Riduzione delle disuguaglianze nei e tra i Paesi".
Tra gli intenti dell'Agenda, "facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l'attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite" e "potenziare e promuovere l'inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro."
Un approccio alle migrazioni ben diverso da quello adottato sino ad ora dai maggiori Paesi nel mondo salvo alcune eccezioni, come è avvenuto in Europa per i profughi ucraini nel 2022, dopo l’invasione russa. La conseguenza immediata delle politiche basate sulla deterrenza, cioè il tentativo dei Paesi di destinazione di scoraggiare le partenze, finora non ha funzionato. E, dato che quest'anno ci troviamo in una perenne campagna elettorale, in Europa come negli Stati Uniti, questi aspetti saranno ancora più esasperati e perno della propaganda politica delle destre.
Nel 2023, nonostante quattro decreti in un anno, un accordo con la Tunisia e un altro con l’Albania (che per il momento ha sospeso il patto accusato di essere incostituzionale), sono arrivate 155.754 persone via mare (secondo i dati del ministero dell’interno), il doppio dell’anno precedente. Nella rotta del Mediterraneo centrale sono morti 974 migranti mentre 1.372 sono stati dichiarati dispersi, per un totale di 2.346 vittime. Secondo Emergency, sono 28mila le persone morte in mare dal 2014.
"Un’emergenza, un problema, una questione. Nel discorso politico e giornalistico, queste sono le parole a cui più spesso si associano i migranti. Un pensiero - ha spiegato, commentando l’Intenational Dialogue on Migration (IDM), Anna Radice Fossati - che è figlio di una complessità che sarebbe ingiusto negare. Un pensiero che, però, perde di vista il fattore fondamentale. La migrazione, come diritto e come possibilità, è un pilastro dello sviluppo sostenibile."
Essere stranieri ed essere cittadini sono dunque i due poli tra i quali si stabilisce una tensione permanente. Non a caso quest'anno la Biennale di Venezia (20 aprile - 24 novembre), ha per titolo "Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere". Due parole potenti e “scandalose” che - come spiegano gli organizzatori - spalancano scenari attuali e universi possibili.
E, ancora non a caso, Francesco sarà il primo Papa a visitare la Biennale. Nel 2010, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires durante un suo discorso ebbe modo di sostenere che : “essere cittadini significa essere interpellati per una lotta, la lotta dell’appartenenza a una società e a un popolo. Smettere di essere una massa di individui per essere persone, per essere società, per essere un popolo”. Il tema centrale del messaggio di Papa Francesco per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2024 che si terrà il 29 settembre è, di nuovo non a caso,: "Dio cammina con il Suo popolo”.
La Biennale ci presenta in maniera estensiva il tema delle differenze, della pluralità, a ogni livello (e in maniera ostinatamente anticoloniale). In un tempo di nazionalismi e xenofobie, la sfida di oggi è esattamente l’opposto dell’estraneità. Adriano Pedrosa è il primo curatore della Biennale Arte proveniente dal Sud America, e quindi sa bene che gli stessi punti cardinali sono forme simboliche antropizzate, col Nord in testa – con tanto di comodo cappello – e il Sud ai piedi, tenuti scalzi manco a dirlo. Con un esplicito riferimento al "Manifesto antropofago" di Oswald de Andrade, il curatore spiega come i Modernismi del Sud Globale abbiano dovuto cannibalizzare le culture post coloniali egemoni per affermarsi. Una forma di resistenza artistica.
Perosa ha spiegato così il tema della Biennale: "Il titolo della 60 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Le opere consistono in sculture al neon di diversi colori che riportano in un numero crescente di lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione è stata a sua volta ripresa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni 2000 combatteva il razzismo e la xenofobia in Italia. La serie di sculture al neon di Claire Fontaine comprende al momento 53 lingue, occidentali e non, tra cui diversi idiomi indigeni, alcuni dei quali di fatto estinti: quest’anno saranno esposti alla Biennale Arte in una nuova installazione su larga scala negli emblematici cantieri navali delle Gaggiandre all’Arsenale.
Il contesto in cui si colloca l’opera è un mondo pieno di crisi multiformi che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno di Paesi, nazioni, territori e confini e che riflettono i rischi e le insidie celati all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità, esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dalla ricchezza.
In questo panorama, l’espressione Stranieri Ovunque ha più di un significato. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri. Inoltre, l’espressione assume un significato molto particolare e specifico a Venezia: una città la cui popolazione originaria era costituita da profughi provenienti dai centri urbani romani, una città che in passato ha rappresentato il più importante fulcro di scambio e commercio internazionale del Mediterraneo, una città che è stata capitale della Repubblica di Venezia, dominata da Napoleone Bonaparte e conquistata dall’Austria, e la cui popolazione oggi è costituita da circa 50.000 abitanti, ma che nei periodi di alta stagione può raggiungere i 165.000 in un solo giorno a causa dell’enorme numero di turisti e viaggiatori (stranieri di tipo privilegiato) che la visitano. A Venezia gli stranieri sono ovunque. Ma si può anche pensare a questa espressione come a un motto, a uno slogan, a un invito all’azione, a un grido di eccitazione, di gioia o di paura: Stranieri Ovunque! E, soprattutto, oggi assume un significato cruciale in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo, dal momento che nel 2022 il numero di migranti forzati ha toccato l’apice (con 108,4 milioni secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e si presume che nel 2023 sia aumentato ulteriormente.
Nelle più disparate circostanze, gli artisti hanno sempre viaggiato e si sono spostati attraverso città, Paesi e continenti, un fenomeno che a partire dalla fine del XX secolo non ha fatto che ampliarsi (ironia della sorte, proprio in un periodo segnato da crescenti restrizioni rispetto alla dislocazione o allo spostamento degli individui). In occasione della Biennale Arte 2024 si parlerà di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. La migrazione e la decolonizzazione saranno le tematiche chiave."
Per la Redazione - Serena Moriondo
* Anna Radice Fossati, laureata in filosofia e in Studi dell'Africa e dell'Asia, scrive su B-Hop magazine che si definisce "la testata giornalistica delle belle notizie", oltre ad essere un’associazione di promozione sociale.e L'IDM è stato fondato nel 2001 dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) con lo scopo di offrire uno spazio per analizzare le questioni relative alle opportunità e alle sfide che la migrazione presenta.