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Tra il 1861 e il 1985 dall'Italia sono partiti quasi 30 milioni di emigranti. Come se l'intera popolazione italiana di inizio Novecento se ne fosse andata in blocco. Nessun italiano fu accolto a braccia aperte, anche perché il 50 per cento partiva come clandestino, senza lavoro. Sfidando leggi e pregiudizi e assediando frontiere con la speranza di garantirsi una vita migliore. Un film che negli ultimi decenni rivediamo, con maggior drammaticità, nelle acque del Mediterraneo.

Le migrazioni sono fenomeni complessi, che risulta difficile racchiudere in uno schema unico.
Quando i mezzi di sussistenza sono compromessi e se la sopravvivenza è in gioco, le persone migrano innanzitutto alla ricerca di migliori opportunità. Ma esiste anche una diaspora di immigrazione qualificata, una tendenza crescente, soprattutto tra i giovani. E l'Italia, tra i Paesi europei, è la prima contributrice.

Abituati a sentirci e a vederci al centro di tutto, non ci accorgiamo che esistono altre aree del pianeta che oggigiorno vivono situazioni drammatiche in termini di cambiamenti climatici, conflitti, povertà.

Il giornalista Ferdinando Cotugno ha osservato che: "l’emergenza climatica è sparita dalle notizie e dalla gerarchia delle nostre preoccupazioni del momento perché gli eventi meteorologici estremi stanno colpendo aree lontane dalla nostra vista e dalla nostra attenzione." Nella realtà, basta essere degli attenti osservatori per comprendere che, anche nel nostro Paese, si stanno registrando profondi cambiamenti e non sono positivi. E in futuro le cose potrebbero anche peggiorare con il ripetersi di disastri umani e ambientali come è avvenuto,  un anno fa, in Emilia Romagna. Per un approfondimento, Isprambiente mette a disposizione  mappe di temperatura (media, massima e minima), di precipitazione cumulata sull’intero territorio nazionale, con dettaglio regionale e provinciale e, per gli ultimi anni, indici di siccità.

L’emigrazione, anche per l'Italia, è stata dunque una costante: a ondate successive, e assai diverse per destinazioni e dimensione. Nel secondo decennio degli anni Duemila è ricominciata, riguarda soprattutto i giovani e ha via via preso maggiore consistenza. Nei primi posti della graduatoria per numero di espatri ci sono le regioni più ricche del Nord d’Italia, mentre un tempo le partenze avvenivano da aree povere. Eppure il fenomeno, nonostamte la gravità, non ha ancora assunto per la società italiana una rilevanza demograficamente significativa.

Almeno sei le gravi conseguenze sul sistema socio-economico: perdita di capitale umano; minori investimenti delle imprese; più bassa natalità di imprese; ridotta capacità di realizzare le rivoluzioni verde e digitale; ulteriore diminuzione del tasso di fertilità e più rapido invecchiamento della popolazione.

L'allegato "Vivere migrando" ci aiuterà in un percorso di maggiore comprensione delle trasformazioni in atto, non solo sulle motivazioni e le rotte delle moderne migrazioni umane, ma anche dei cambiamenti che si stanno manifestando in natura.
 
* Foto di Gaël Gaborel - OrbisTerrae su Unsplash
 
Per la Redazione - Serena Moriondo