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Se mai è stato vero che la cosa più importante non sia vincere ma partecipare, la famosa massima del Barone de Coubertin mal si adatta alla realtà delle Olimpiadi contemporanee. Stiamo parlando delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, di cui abbiamo esaminato progetti e criticità nella pubblicazione allegata all'articolo "Su e giù pe rle valli olimpiche alla ricerca della sostenibilità" del 18 marzo scorso. Il rischio, per il nostro Paese, al di là delle ottime performance sportive dei nostri atleti e il valore intrinseco dello Sport, è quello di perdere ancor prima che i giochi inizino.

Perdere, perchè gli intenti di collaborazione inizialmente formulate dalla stessa Fondazione, come ad esempio la raccolta di suggerimenti e spunti, la condivisione della progettualità delle opere e gli incontri di aggiornamento periodici, si sono dimostrati improduttivi o carenti, tanto che le associazioni ambientaliste sono arrivare ad abbandonare il tavolo spiegando di non poterne attestare la sostenibilità.

Perdere, perchè a differenza di rappresentare, come hanno sostenuto gli organizzatori, " i Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre, fonte di ispirazione per cambiare la vita delle generazioni future."  - soprattutto a causa dell'impatto che alcune opere avranno su un territorio naturale bellissimo e delicato - stanno emergendo diverse criticità.

Perdere, perchè nel trascurare che i grandi eventi sottopongono le comunità e l’ambiente a molteplici pressioni si finisce per confondere e, quindi, identificare, la rappresentazione di ciò che è bene per le popolazioni locali e, più in generale, per il Paese con i benefici mediatici e finanziari, derivanti dall'impatto economico dell'evento, garantiti solo per pochi.

Perdere, perchè il rischio è che investimenti sbagliati, ancorché ingenti (stiamo parlando, ad oggi, di 5 miliardi 720 milioni di euro), ci facciano perdere l'opportunità di creare occupazione di qualità, di dotare i territori di nuovi spazi pubblici, nuove attrezzature e di implementare strategie urbane finalizzate a lanciare processi di rinascita e riqualificazione dei territori nel rispetto dell'ambiente.

Perdere, perchè una ventina di associazioni tra cui Libera che hanno dato vita a una piattaforma per raccogliere dati e chiedere trasparenza nella messa a disposizione da parte degli enti pubblici di progetti, bilanci, documenti, riguardanti il grande circo dello sport, hanno denunciato che non è sufficientemente chiaro "quale sia effettivamente il totale delle opere": ne hanno contate 79, "ma non esiste un elenco unico istituzionale. È difficile comprendere chi siano i responsabili di un’opera, spesso divisa in lotti", per alcune opere non si comprendono le finalità e risulta estremamente complesso reperire le informazioni che le riguardano. Ma, soprattutto, per troppe opere non è chiaro "quando saranno pronte e che utilizzo avranno."

Tali infrastrutture, ha spiegato, Don Ciotti rappresentano una torta miliardaria che non solo attira interessi mafiosi, ma sfida la politica ad attuare una gestione trasparente, onesta e senza sprechi di una colossale montagna di soldi. Per questo chiedono al Cio, Coni, Fondazione Milano-Cortina 2026, Società Infrastrutture Milano-Cortina, Anas e Ministero dello sport di predisporre un portale unico.

Da sola la Lombardia - spiegano le associazioni - spende quasi la metà dei soldi. Si tratta di 1,9 miliardi per 41 opere, pari al 47 per cento del totale di spesa (il 52 per cento delle opere). In Veneto la spesa è di 1,4 miliardi per 13 opere, il 33 per cento della spesa totale e il 16 per cento delle opere. La Provincia Autonoma di Bolzano spenderà 428 milioni, per 14 opere, il 10,5 per cento della spesa e il 18 per cento delle opere. La Provincia Autonoma di Trento spenderà 393 milioni per 11 opere, pari al 9,5 per cento della spesa e al 14 per cento delle opere. Sulle spese del Veneto incidono soprattutto la variante di Longarone e la variante di Cortina d’Ampezzo (quasi un miliardi) che forse non saranno nemmeno cantierizzate prima dei Giochi.

Per le 24 opere sportive, essenziali allo svolgimento delle Olimpiadi (pista da bob, palazzetti, piste…), i 542 milioni di euro equivalgono al 13,4% della spesa e al 30,5% del numero di opere. Mentre la parte più consistente dei finanziamenti va alle 45 opere stradali (2,8 miliardi di euro, il 68,3% della spesa); poi alle   opere ferroviarie (8) impiegheranno 711 milioni, il 17% della spesa totale; le due linee elettriche incidono per 53 milioni di euro, l’1.3% della spesa.

In Lombardia, delle 41 opere, 14 sono sportive (187 milioni), 25 stradali (1,3 miliardi di euro), 2 ferroviarie (450 milioni). In Veneto sono previste cinque opere sportive (216 milioni), ma la parte maggiore è costituita dalle 5 opere stradali (1,1 miliardi) che assorbono l’80% di tutti i soldi spesi in regione. Anche in provincia di Bolzano la spesa maggiore riguarda le 11 opere stradali (238 milioni di euro, pari al 55,5%), mentre le opere sportive con 48 milioni sono solo l’11,5% della spesa, quelle ferroviarie il 32% (138 milioni). In provincia di Trento le quattro opere sportive per 90 milioni raggiungono il 23% del totale, le quattro opere stradali (189 milioni) invece il 48% e quelle ferroviarie (66 milioni) il 17%.

Conclusione: “Siamo molto lontani da un sistema effettivo di trasparenza. Chiediamo a tutti gli enti di mettere a disposizione un Portale unico che assicuri il rispetto integrale del ‘diritto di sapere’. Basterebbe lo 0,01 per cento dell’intero budget destinato alle opere per realizzarlo”.

Per la Redazione - Serena Moriondo