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La popolazione mondiale sta invecchiando contemporaneamente all’aumento delle esposizioni al calore a causa dei cambiamenti climatici. I dati mostrano che, entro il 2050, si prevede che la popolazione globale esposta al calore di età pari o superiore a 69 anni crescerà considerevolmente.

A dirlo la ricerca "Global projections of heat exposure of older adults" pubblicata sulla rivista scientifica Nature (Fonte: Falchetta, G., De Cian, E., Sue Wing, io e altri. Proiezioni globali dell'esposizione al calore degli anziani. Nat Commun 15, 3678 (2024). https://doi.org/10.1038/s41467-024-47197-5). In sostanza, la struttura dell'età e i fattori biologici e socio-economici, determinano la vulnerabilità delle popolazioni alle alte temperature.

La ricerca conferma che la quota della popolazione di età pari a 69 anni e oltre, aumenterà in tutti i continenti, raggiungendo una quota considerevole in Europa (dove le persone anziane passeranno da un quinto a quasi un quarto della popolazione totale, a seconda dello scenario demografico che si prospetterà). Allo stesso modo, anche in Nord America potrebbe salire a circa un quinto della popolazione totale. L'aumento maggiore è previsto in Asia, dove gli individui di età superiore a 69anni raggiungeranno tra 588 e 748 milioni (fino a un incremento di oltre tre volte rispetto agli attuali 239 milioni).

Gli aumenti dell'intensità, della durata e della frequenza delle ondate di calore pongono minacce dirette al rischio di salute fisica e di mortalità per tutte le persone, ma con conseguenze particolarmente gravi per gli anziani, data la loro maggiore suscettibilità all'ipertermia e alle malattie cardiovascolari.

Gli anziani che sono socialmente isolati, economicamente svantaggiati, hanno disabilità cognitive, fisiche o sensoriali e vivono in alloggi al di sotto degli standard, con sistemi di raffreddamento inadeguati, sono particolarmente mal equipaggiati per resistere o adattarsi agli estremi di calore. Tragedie come le morti legate al calore dei residenti delle case di cura della Florida a seguito di un'ampia interruzione di corrente durante l'uragano Irma nel 2017, le morti di migliaia di anziani in 21 nazioni europee durante l'ondata di caldo dell'agosto 2022 e i 3500 decessi - per lo più tra gli adulti più anziani - durante l'ondata di caldo 2015 in India e Pakistan, evidenziano le minacce poste dagli aumenti delle temperature ambientali.

Tale crescente esposizione acuta è motivo di grande preoccupazione e probabilmente alimenterà la domanda e l'uso di elettrodomestici di regolazione termica interna, con costi privati e sociali significativi per l'uso dell'energia e le ripercussioni sulla salute per coloro che non possono permetterseli.

I tre fattori chiave che influenzano i futuri rischi legati al clima posti alla salute umana, vale a dire la crescita totale della popolazione, i cambiamenti demografici nella struttura dell’età e l’esposizione al calore, si stima che evolveranno in modo eterogeneo.
Ma, in ogni caso, il prossimo decennio sarà fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità,  sia in termini di cambiamento climatico sia dell’invecchiamento in buona salute.

Vi è una pressante necessità in entrambi i programmi (clima e salute) di comprendere e lavorare per affrontare le interconnessioni tra di loro. In particolare, le due dimensioni dovrebbero essere integrate nelle direttive europee e nazionali sulla pianificazione delle misure di adattamento e mitigazione e nell'assistenza sanitaria al fine di ridurre al minimo l'intensificazione degli impatti della mortalità da calore e dei loro costi indiretti sulla società, in generale.

Per riuscirci devono però migliorare interventi come la qualità delle tecnologie attive (condizionamento dell'aria) e del raffreddamento passivo negli edifici, l'aumento degli spazi verdi e la copertura degli alberi per contrastare l'effetto "isola di calore", l'espansione dei sistemi di allarme rapido del calore e agevolazioni pubbliche per la fornitura di sistemi di raffreddamento accessibili.

Nonostante i dati e le innovazioni metodologiche presentate dalla ricerca, le dimensioni future e la distribuzione spaziale delle popolazioni anziane rimangono incerte. Le tecniche di proiezione - spiegano i ricercatori -  richiedono invariabilmente ipotesi, che hanno i propri limiti. L'esplorazione di questi risultati dovrà tenere conto dell’evoluzione strutturale dei modelli di mobilità, dei tempi trascorsi all’aperto, dell’adozione e dell’uso degli elettrodomestici, della domanda di energia domestica e delle curve di durata del carico elettrico in risposta ad una società che invecchia e a fenomeni aggiuntivi come, ad esempio, la migrazione indotta dal clima, che avrà un impatto diretto sui cambiamenti demografici all’interno e tra le regioni. A tal proposito si invita alla lettura dell'articolo "Vivere migrando" (13.05.2024).

Inoltre i risultati di questa ricerca potranno essere utili per le valutazioni relative alla salute e alla pianificazione dell'adattamento. Quantificare sia i costi di queste alternative, sia la loro efficacia in termini di moderazione del rischio di morbilità e mortalità, sono priorità che ogni Paese è tenuto ad affrontare.

Le ricadute dei cambiamenti climatici sono ben visibili anche sui posti di lavoro. Che i cambiamenti climatici siano in grado di determinare notevoli ricadute sulla salute e nella sicurezza sul lavoro è palese ma, se le modalità organizzative e protettive restano le stesse di oggi, chi è direttamente esposto al sole aumenterà notevolmente il rischio del colpo di calore e quindi di un infortunio (purtroppo spesso mortale), come pure ad essere soggetto a malattie professionali in aumento, come il tumore della pelle o un maggiore assorbimento delle sostanze nocive, perché il calore, è noto, aumenta la capacità di assorbimento e quindi il rischio di contrarre la malattia. Nessun lavoratore si espone volontariamente al rischio, se lo fa è perchè ne è inconsapevole, perchè non ha alternative o per aiutare un compagno di lavoro in difficoltà, nessun infortunio o morte sul posto di lavoro possono essere attribuiti al caso.

Proprio per questo i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori che si occupano di sicurezza sul lavoro e di tutela della salute della Fillea Cgil, durante l'assemblea del 14 maggio scorso, hanno approvato un ordine del giorno nel quale chiedono urgentemente al Governo di affrontare il rischio stress termico prima che sia troppo tardi.
"Non possiamo accettare - spiega il più grande Sindacato delle costruzioni in Italia - che si intervenga solo quanto si verificano infortuni mortali, l’obiettivo dovrebbe essere quello di evitarli."
E aggiungono: "Non abbiamo bisogno di altri infortuni perché si dimostri il rischio che l’esposizione al caldo può determinare. (..) Benissimo - spiegano i rappresentanti dei lavoratori - le ordinanze delle amministrazioni locali più sensibili al tema che vietano il lavoro nelle ore calde estendendole anche ad altri settori e lavoratori come i rider, ma non possiamo più rincorrere l’urgenza.
Serve un intervento normativo strutturale che preveda definitivamente il riconoscimento per i lavoratori edili e del lapideo della possibilità di accedere alla cassa integrazione ordinaria per eventi climatici fuori dal contatore delle 52 settimane massime attualmente previste, tutele automatiche per tutti i tipi di lavoratori, dipendenti e autonomi, con l’obbligo per le imprese a rimodulare orari e carichi di lavoro tramite specifici accordi con le RSU e le OOSS con particolare attenzione alle piccole aziende. Inoltre sarebbe auspicabile il riconoscimento, da parte delle Stazioni Appaltanti, di eventuali ritardi nella consegna dei lavori in caso di interruzione per eventi climatici estremi e, nelle situazioni più pericolose, occorre già ora poter prevedere la sospensione delle attività più a rischio, con l’automatica accoglienza delle domande di Cigo da parte dell’INPS
."
Secondo la Fillea Cgil, servono in sostanza norme ad hoc e chiare assunzioni di responsabilità del datore di lavoro e dei responsabili alla sicurezza nel definire previsioni specifiche e vincolanti nei documenti sulla sicurezza e, conseguentemente nell’organizzazione del lavoro, nei sistemi di protezione e nella programmazione della sorveglianza sanitaria.

* Foto di Jonathan Borba su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo