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Le vittime palestinesi sono oramai 35mila e vi sono ancora ostaggi israeliani da parte di Hamas. Inoltre Israele ha ormai creato un vuoto intorno a sè, quindi la situazione si aggrava di giorno in giorno.  Il conflitto israelo-palestinese  - come hanno spiegato durante l'XI edizione del Festival di Limes a Genova - "è un un esempio infelice quanto calzante della debolezza congenita delle norme internazionali. Solo il ritorno alla politica ci salverà." Così alcuni Paesi sono giunti alla conclusione che stare a guardare aspettando che emerga un accordo non è un’opzione praticabile. 

In questo difficile contesto, Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno ufficialmente lo stato di Palestina il prossimo 28 maggio, nei confini stabiliti nel 1967 che comprendono Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme, città condivisa con lo Stato di Israele. Una decisione storica e dall’alto valore simbolico annunciata congiuntamente dai premier dei tre Paesi – il norvegese Jonas Gahr, lo spagnolo Pedro Sanchez e l’irlandese Simon Harris – che hanno definito il riconoscimento necessario “per favorire la pace e la sicurezza” nella regione.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu “mette in pericolo la soluzione dei due Stati” e non ha “un progetto di pace mentre continua a bombardare ospedali e scuole, a punire donne e bambini con la fame e il freddo (…). Non possiamo permetterlo – ha detto Sanchez – Abbiamo l’obbligo di agire."

"In Palestina come in Ucraina, senza doppi standard”. “Questa – ha detto dal canto suo l'Irlanda – è una dichiarazione di sostegno inequivocabile alla soluzione dei due Stati, l’unica via credibile verso la pace e la sicurezza per Israele, per la Palestina e per i loro popoli”.  Gli ha fatto eco il governo norvegese, il cui primo ministro Jonas Gahr Støre sottolineando che il riconoscimento è essenziale per salvaguardare “la soluzione dei due Stati che è nel miglior interesse di Israele”. Israele ha reagito richiamando i propri ambasciatori dei tre Paesi, presa di posizione accompagnata dalla minaccia di “altre terribili conseguenze” a fronte di decisioni definite “avventate”.

L'annuncio - come spiegano dall'ISPI - è avvenuto all’indomani della richiesta alla Corte penale Internazionale di mandati di arresto contro i capi di Hamas e i leader israeliani per crimini di guerrasegue di qualche settimana il voto all’Assemblea Generale dell’Onu in cui la stragrande maggioranza dei paesi rappresentati ha votato a favore del pieno riconoscimento della Palestina come Stato membro.

Al momento la Palestina è riconosciuta da quasi due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite, ovvero dalla maggior parte di quelli dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale. Al contrario, nessun paese del G7 è tra questi, anche se tutti intrattengono rapporti con i rappresentanti palestinesi. E sebbene il riconoscimento della Palestina sia maggioritario nel mondo, non lo è nell’UE dove, solo nove su 27 i paesi che lo hanno sottoscritto. Tra questi Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria.

Il Parlamento Europeo, che non ha potere giurisdizionale in materia, nel 1999 aveva approvato una risoluzione in cui dava sostegno a uno Stato palestinese entro i confini del 1967, ribadendo poi il principio al vertice dei capi di Stato e di governo dell'ottobre 2023.

Da mesi Madrid e Dublino stanno chiedendo alla Commissione di valutare la richiesta di sospendere gli accordi di associazione che l’UE ha sottoscritto con lo Stato ebraico a causa della violazione degli impegni sui diritti umani. L’iniziativa – finalizzata a fare pressione sul governo di Benjamin Netanyahu a fronte dell’alto numero di vittime civili a Gaza – per ora non ha ottenuto un buon esito. Finora, infatti, né l’Alto commissario Josep Borrell né la presidente Ursula von Der Leyen hanno sottoposto la richiesta ai ministri degli Esteri dei 27 che dovrebbero approvarla con un voto all’unanimità.

L'Italia non ha mai mostrato contrarietà al riconoscimento, ma non ha mai compiuto l’atto formale. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani - il quale nel fine settimana incontrerà il primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese, Mohammad Mustafa -   ha affermato che il governo è favorevole alla nascita dello Stato palestinese ed è disposto a “lavorare a una soluzione così come proposta dalla Lega Araba”, ma quando sarà finita la guerra, “con una sorta di amministrazione dell'Onu” e aggiungendo la disponibilità a “inviare militari italiani” all’interno di una missione.

Ma quando finirà la guerra se non avremo il coraggio di riconoscere l'autodeterminazione del popolo della Palestina?

Foto di Ash Hayes su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo