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A meno di 24 ore dalla chiusura della prima settimana di negoziati intermedi UNFCCC  due volontarie di Italian Climate Network, Anna Pelicci e Claudia Concaro, hanno partecipato al GD3 (Glasgow Dialogue 3) restituendoci un quadro di ciò che succede in alcune parti del mondo che, diversamente, sarebbe difficile anche solo immaginare.

Si tratta di un forum volto a discutere i finanziamenti per le attività volte a prevenire, ridurre e affrontare gli impatti dei Paesi più vulnerabili colpiti dal cambiamento climatico. Il GD3, ai negoziati intermedi di quest’anno, si è concentrato sul rafforzamento della coerenza e del coordinamento tra le diverse entità che si occupano di perdite e danni (loss & damage), nonché sul ruolo dei meccanismi di finanziamento in questo contesto.

Il dibattito ha messo in luce le sfide affrontate dalle nazioni insulari e dai Paesi in via di sviluppo per le perdite e i danni subiti a causa della crisi climatica. Alcuni di questi - così li descrivono le volontarie dell'Italian Climate Network - sono catastrofici ed estremi (inondazioni, cicloni), mentre altri sono il risultato di processi lenti che stanno procedendo inesorabilmente (desertificazione, aumento della temperatura, fusione dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare). D'altronde, un mese fa, l'Organizzazione meteorologica mondiale ha previsto che l'aumento di temperature di +1.5°C sarà superato con ogni probabilità, per la prima volta, già entro i prossimi cinque anni, quindi la fotografia che emergerà d'ora in poi dagli incontri del Glasgow Dialogue  non potrà che essere sempre più drammaticamente corrispondente alle previsioni:

  • Maldive, i delegati hanno sottolineato il grave impatto che lo sbiancamento dei coralli ha sul turismo e sulla pesca, settori di sostentamento del Paese.
  • Isole Fiji, hanno sottolineato la necessità di rilocazione delle comunità colpite dall’innalzamento del livello del mare e dall’aumento della frequenza e intensità dei cicloni tropicali.
  • I Paesi Meno Sviluppati (LDCs) hanno evidenziato la mancanza di strumenti adeguati e dati per affrontare efficacemente le perdite e i danni.
  • L’Unione Europea ha sottolineato l’importanza di enti nazionali dedicati a questi temi, come nel caso di Vanuatu, e ha portato come esempio il proprio intervento a seguito di incendi boschivi estremi nel territorio europeo, per i quali ha lavorato a stretto contatto con gli enti nazionali di competenza aiutandoli e finanziando la ricostruzione delle foreste colpite.
  • Nuova Zelanda, Senegal, Australia e Indonesia, hanno fornito aggiornamenti sulle proprie azioni e sottolineato la necessità di ulteriori finanziamenti.

E' stata criticata la lentezza delle azioni e la mancanza di risultati concreti e sono stati evidenziati i molteplici problemi legati alla rilocazione delle comunità, che non riguardano solo aspetti economici e politici, ma anche sociali e sanitari. Infine, alcune organizzazioni non governative hanno sottolineato l’importanza di coinvolgere le comunità colpite nei processi decisionali, in particolare per quanto riguarda i trasferimenti di popolazione.

L'Associazione Nuove Ri-Generazioni,  con l'articolo "Contrattare il futuro"  del 1° luglio 2021 aveva voluto sottolineare l'importanza di ciò che le scoperte più recenti degli scienziati che studiano il  funzionamento del nostro pianeta stanno mettendo sempre più in evidenza: tutti gli elementi del sistema terra sono connessi tra loro e mostrano criticità tanto eclatanti quanto, a volte, di difficile comprensione. La crescita esponenziale degli esseri umani sul pianeta ha infatti raggiunto un livello tale che secondo alcuni scienziati abbiamo creato una nostra era geologica: l’antropocene, l’era degli esseri umani. In questo momento siamo i principali fattori di cambiamento del pianeta, correndo per questo un grave rischio.

Link: QUI per essere informati sugli aggiornamenti del movimento italiano per il clima

* Foto di /Markus Spiske su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo