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E' morto Satnam Singh, il bracciante di origine indiana di 31 anni che nella giornata di lunedì, 17 giugno, aveva perso un braccio mentre svolgeva il suo lavoro in un'azienda italiana, a causa di un macchinario per il taglio del fieno che glielo aveva amputato.

Dopo l’infortunio gravissimo e nonostante le condizioni dell’uomo, l'imprenditore lo aveva caricato sul furgone e lo aveva abbandonato per strada, davanti alla sua abitazione. L’arto era stato messo in una cassetta della frutta che è stata lasciata accanto al corpo ferito.

Per la Segretaria della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, che ha seguito per anni il settore: “non è criminale chi cerca speranza, dignità e possibilità diverse per la propria vita, ma chi sfrutta, schiavizza e priva della dignità gli immigrati. Si faccia piena luce su quanto successo e si punisca chi è stato in grado di compiere un atto così disumano”. “La Cgil - conclude Gabrielli - continuerà a lottare contro il caporalato, a rivendicare politiche e scelte migratorie diverse affinché gli immigrati non siano più degli invisibili o un problema di sicurezza, ma persone, lavoratrici e lavoratori con diritti e tutele, lavoratori con una dignità”.

"Una morte assurda, maturata in un contesto abominevole di sfruttamento e totale mancanza di umanità e rispetto per la vita." Così lo ha definito Silvia Guaraldi, la Segretearia nazionale della Flai Cgil, la categoria che segue il comparto delle produzioni alimentare e agricola. "Innanzitutto ci stringiamo alla moglie ancora sotto shock per quanto avvenuto, e chiediamo sia fatta giustizia per questo orrore intollerabile. Con ancor più convinzione partiremo con la campagne ‘Diritti in Campo’ con le nostre ‘Brigate del Lavoro’ pronte a presidiare il territorio e dare sostegno e voce ai tanti, troppi lavoratori e alle tante, troppe lavoratrici, che si spezzano la schiena per portare il cibo sulle tavole degli italiani senza aver in cambio neppure il rispetto della loro dignità."

Il modello economico che sta alla base del Capitalismo, non riguarda solo l'economia, ma include l’intero insieme delle dimensioni economiche, sociali, culturali e politiche che plasmano la nostra vita. Là dove c’è uno sfruttato, c’è sempre uno sfruttatore.

Lo sviluppo dell’economia capitalistica comporta, infatti, il costante e sempre più grave impoverimento di una massa della popolazione via via più ampia e, senza arrivare a scomodare Marx, è evidente a tutti che la creazione di un'impressionante quantità di ricchezza ha creato prosperità ma, tuttavia, tale prosperità non è andata a beneficio di tutti in egual misura. E dato che il capitalismo sembra resistere, piuttosto bene, anzichè collassare, ciò dovrebbe farci riflettere sul fatto che, all’economia contemporanea, il Capitalismo non attribuisce affatto anche il compito di rendere possibile una vita futura dignitosa per tutti. Così come, al contrario, indica il Goal 8 dell'Agenda ONU, dove si specifica l'obiettivo di sradicare i fenomeni della schiavitù moderna entro il 2030.

In altre parole - citando Rahel Jaeggi (professoressa ordinaria di Filosofia pratica alla Humboldt-Universität di Berlino ed esponente di punta della nuova generazione della teoria critica): "se il capitalismo come sistema sociale ed economico minaccia di fallire – una possibilità che oggi diversi critici sembrano nuovamente prospettare –, questo fallimento è però tale sempre e solo rispetto alla considerazione per cui noi non vogliamo vivere in questo modo specifico (e non semplicemente rispetto al fatto che non possiamo vivere così).

Non possiamo però neppure solo limitarci ad una critica morale del Capitalismo perchè "sarebbe orientata sugli effetti, mentre perde completamente di vista le dinamiche specifiche" e i soggetti sociali ed economiche che causano tali effetti. Il modello di produzione e consumo attuale non è semplicemente un giudizio di valore etico, piuttosto, di un fatto inseparabile dai deficit funzionali, dalle crisi e dalle morti,  che a esso si accompagnano. In sostanza una critica del capitalismo è necessaria ma "come forma di vita."

Il tema è sempre attuale, ma noi siamo immersi in un tutt’altro ordine di pensieri e non vogliamo occuparcene, non vogliamo vedere. La giornalista Valentina Furlanetto nel 2021 ha scritto: "Guardatevi intorno, vedrete gli sfruttati. E gli sfruttatori siamo tutti noi:"

Per la Redazione - Serena Moriondo