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grafico stato Agenda 2030"Il punto sullo stato di attuazione dell’Agenda ONU 2030: l’Europa ha compiuto importanti passi avanti, ma c’è ancora molto da fare, l'Italia è in ritardo e il mondo non è certo sulla buona strada."

Anche quest’anno la storia si ripete con la pubblicazione delle edizioni 2024 del Sustainable development report di Sdsn e del rapporto di Eurostat sugli SDGs nell’Unione europea e delle nuove raccomandazioni della Commissione europea all’Italia che includono un’analisi sugli SDGs. Lo sottolinea l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile.

A che punto siamo:

-       secondo la nota di Guterressolo il 15% dei 139 Target analizzati (su 169 totali) potrà essere raggiunto entro il 2030; il 49% presenta progressi minimi o moderati, mentre il 17% è fermo e il 19% è regredito rispetto ai livelli del 2015;

-       il Rapporto di Sdsn, che analizza le performance dei singoli Paesi, sottolinea che “nessuno dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile è sulla strada giusta per essere raggiunto entro il 2030”; i Paesi europei, in particolare quelli nordici, si trovano in cima alla classifica dell’SDGs Index, i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) dimostrano buoni progressi, ma quelli poveri e vulnerabili restano molto indietro;

- secondo il Rapporto Eurostat del 18 giugno scorso, nonostante l'Europa sia pienamente impegnata a rispettare il raggiungimento dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile,  non solo i risultati  tra i Paesi membri non sono uniformi e alcuni Goal sono peggiorati, pensiamo al goal 3 “Salute e benessere”, 7 “Energia pulita e accessibile” e 15 “Vita sulla Terra” ma non si può non notare che, nel documento sulle priorità strategiche votato il 27 giugno  dal Consiglio eruopeo,  l’enfasi appare spostata su temi come la competitività, la difesa e lo stato di diritto.

Il responsabile scientifico di ASviS, Enrico Giovannini, ha dichiarato che è indispensabile "monitorare e accelerare il percorso verso la sostenibilità, tra cui la necessità di focalizzarsi non solo sui risultati raggiunti ma soprattutto su come recuperare i ritardi, porre l’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche, comunicare meglio e in maniera più semplice gli SDGs alla società civile europea, condurre analisi più frequenti ed elaborare report semestrali che valutino l’impatto delle normative sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile."

Schema articolo Mazzucato su NatureDinnanzi a questo quadro assai critico, dieci autorevoli studiosi - tra cui l'economista Mariana Mazzucato oltre all'ecologo e ricercatore svedese Johan Rockström e l'economista statunitense Jeffrey Sachs - in un articolo pubblicato su Nature dal titolo "Estendere gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile fino al 2050 - una tabella di marcia" in vista del Summit del futuro che si terrà a settembre, avanzano all’Onu sei priorità da seguire per espandere i 17 Obiettivi al 2050:

  1. Estendere e rafforzare il quadro di riferimento in tre mosse:  includere, attarverso il coinvolgimento nelle consultazioni degli scienziati, delle popolazioni indigene, delle comunità marginalizzate e del settore privato;  regolamentare l’intelligenza artificiale affinché si possano ridurre i suoi potenziali effetti negativi utilizzando come punto di partenza la Dichiarazione di Montreal sulla sostenibilità nell’era digitale che nel 2020; tenere in considerazione gli impatti transnazionali delle politiche adottate per evitare che i progressi di un Paese compromettano lo sviluppo di un altro.
  2. Garantire la salute del pianeta - sei dei nove limiti planetari (ne abbiamo parlati nell'articolo "Contrattare il futuro"), tra cui il cambiamento climatico e la biodiversità, rischiano di essere superati, con gravi conseguenze anche per il contrasto alla povertà e alla fame. E' quindi essenziale rivedere i i Target degli Obiettivi di sviluppo sostenibile per invertire la perdita di biodiversità, rigenerare gli ecosistemi e raggiungere la neutralità carbonica avendo come   riferimento la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica. Tra le azioni da adottare, gli autori suggeriscono l’introduzione di una tariffa da pagare per le attività dannose per l’ambiente e la fine degli investimenti insostenibili.
  3.  Migliorare la pianificazione e la cooperazione - data la natura globale delle crisi da affrontare, sarà necessario rafforzare la cooperazione regionale soprattutto nella gestione delle risorse comuni, come le foreste e i bacini idrici. Per questo occorre migliorare la condivisione transnazionale dei dati e delle informazioni.
  4. Indirizzare gli investimenti e la finanza - verso lo sviluppo complementare di capitale umano, economico e naturale. Risulta cruciale la riforma dell’architettura finanziaria globale, affinché i Paesi a basso e medio reddito possano accedere a fondi a lungo termine e bassi tassi di interesse. Le istituzioni finanziarie regionali dovrebbero, inoltre, favorire i progetti transnazionali che supportano l’attuazione degli Obiettivi
  5. Adottare missioni specifiche - La missione dell’Unione europea “Restore our ocean and our waters”, ad esempio, prevede la riduzione dei rifiuti di plastica nel mare del 50% entro il 2030. L’impegno per il raggiungimento di una missione, inoltre, permette di coinvolgere settori diversi e di moltiplicare i risultati degli investimenti, aumentando ad esempio la produttività e le opportunità lavorative. In altri casi i benefici possono essere inaspettati: le missioni Apollo della Nasa, ad esempio, hanno permesso di sviluppare le fotocamere per i telefoni, le coperte isotermiche e il latte in polvere.
  6. Incoraggiare cambiamento e responsabilità - I Paesi ad alto reddito devono continuare a supportare i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, prestando particolare attenzione agli Stati più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Occorre, inoltre, adottare meccanismi di accountability, attualmente irregolari, per controllare la responsabilità degli attori a livello locale, nazionale e globale. Gli autori suggeriscono di introdurre un sistema di analisi delle azioni da parte di Stati terzi e di riconoscimento per i Paesi con le migliori performance. “Sono necessari urgentemente strumenti nuovi per rendere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile più importanti politicamente per i governi” 

In altre parole "il mondo dovrebbe raddoppiare i suoi sforzi sugli SDG, non abbandonarli". Al contrario il ritardo sino ad ora accumulato deriva in parte dal rallentamento dell’economia globale da parte degli shock, tra cui la pandemia di COVID-19 e i conflitti internazionali, che non sono stati previsti nel 2015 quando gli obiettivi sono stati concordati. Dati tutti questi vincoli, alcune persone hanno sostenuto che il mondo dovrebbe fare il punto e concentrarsi su meno obiettivi e obiettivi di sostenibilità. Ma questo approccio non convince i dieci esperti poiché tutte queste crisi globali sono interconnesse e, quindi, "solo un approccio olistico e globale per risolverli funzionerà." Per questo "gli OSS dovrebbero rimanere al centro delle agende politiche globali. Ma gli obiettivi richiedono profonde trasformazioni in materia di istruzione, salute, energia, uso del suolo, infrastrutture urbane e piattaforme digitali, finanziate e implementate in modo integrato. Quindi sono necessarie scelte che accellerino questi processi."

Gli esperti suggeriscono di istituire un gruppo di lavoro per sviluppare i dettagli delle linee guida che dovranno  essere adottate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite entro il 2026.

E, non oltre il 2027, tutte le nazioni dovrebbero preparare revisioni riviste, complete e lungimiranti delle proprie strategie nazionali di SDG, incorporando obiettivi ambiziosi per il 2030, il 2040 e il 2050. Queste revisioni dovranno essere caratterizzate da percorsi di trasformazione a lungo termine e strategie basate sulle missioni, includendo meccanismi di cooperazione.

Inoltre, suggeriscono le seguenti azioni a sostegno degli SDGs:

Solo scegliendo questo approccio globale, la comunità potrà garantire lo sviluppo sostenibile per tutti entro la metà del secolo, senza lasciare indietro nessuno.

Il Summit of the Future è un’opportunità unica e vitale per la comunità mondiale per affrontare le grandi sfide del XXI secolo. Siamo a metà strada tra la fondazione delle Nazioni Unite nel 1945 e l'anno 2100. Questo è un momento chiave per fare il punto sui risultati raggiunti. La rete delle soluzioni per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDSN) ha presentato le sue Raccomandazioni per le Nazioni Unite 2.0 come contributo al prossimo vertice e lo sviluppo sostenibile, il principio guida per la nostra epoca.

"Il nostro pianeta - ha dichiarato il Segretario generale Onu, Antonio Guterres il 5 giugno scorso a New York - sta cercando di dirci qualcosa. Ma sembra che non stiamo ascoltando. [..] L’umanità è solo un piccolo punto sul radar. Ma come la meteora che spazzò via i dinosauri, anche noi stiamo avendo un impatto enorme. Nel caso del clima però, non siamo i dinosauri. Siamo la meteora. Non siamo solo in pericolo. Il pericolo siamo noi. Ma noi siamo anche la soluzione."

Per la Redazione - Serena Moriondo