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Questa è in sintesi la proposta del Presidente del Brasile, Lula, alla guida del G20 che punta ad inserire la proposta nel documento finale. Il G20, lo ricordiamo, è il principale forum per la cooperazione economica internazionale che svolge un importante ruolo nella governance sulle principali questioni economiche internazionali e quello che si sta tenendo dal 22 al 26 luglio a Rio con i i ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali del G20 e del G7 è un'occasione molto importante, fortemente influenzata dall'impostazione voluta dalla Presidenza brasiliana.

Lo slogan “Building a Just World And a Sustainable Planet” rappresenta, infatti, l'impegno del Brasile nella promozione di accordi che favoriscano lo sviluppo economico e sociale globale, e sottolinea gli obiettivi della Presidenza 2024: riduzione della fame, della povertà e delle disuguaglianze, e sviluppo socio-ambientale attraverso una transizione ecologica giusta e inclusiva, compresa la proposta brasiliana di una “revisione indipendente dei fondi multilaterali per il clima”- oltre che sulle “infrastrutture resilienti”.

Durante le riunioni odierne sono stati trattati temi legati all’economia globale, alle prospettive di crescita e al processo di disinflazione, oltre al rapporto tra politiche macroeconomiche e disuguaglianza. Inoltre le delegazioni hanno approvato, per acclamazione, su invito del ministro dello sviluppo Wellington Dias, il documento fondante dell’Alleanza globale contro la fame e la povertà.

Ed è in questo contesto che è stata avanzata la proposta della tassazione. Nello specifico è stato ribadito che se i 3.000 miliardari globali "pagassero una tassa del 2% della loro ricchezza, potremmo raccogliere tra i 200 e i 250 miliardi di dollari all’anno, circa 5 volte l’importo che le 10 maggiori banche multilaterali hanno dedicato alla lotta alla fame e alla povertà nel 2022”.

Oggi il mondo – ha sottolineato il Presidente Lula – produce cibo più che a sufficienza per sradicare la fame, quello che manca è creare le condizioni per l’accesso al cibo, mentre la spesa per gli armamenti è aumentata del 7% nell’ultimo anno, raggiungendo i 2,4 trilioni di dollari”. Invertire questa logica è un imperativo morale di giustizia sociale ed è essenziale per lo sviluppo sostenibile delineato con l'Agenda ONU 2030: “il protezionismo discrimina i prodotti dei Paesi in via di sviluppo, ma la fame non è solo il risultato di fattori esterni, è soprattutto il risultato di scelte politiche”.

La misura potrebbe diventare il terzo pilastro dell’architettura fiscale globale che al momento comprende la (pur depotenziata e non ratificata dagli Usa) tassa minima del 15% sulle multinazionali e la (inattuata) tassazione di una parte dei profitti dei gruppi più grandi all'interno dei Paesi in cui conseguono i ricavi. La proposta è stata elaborata su incarico del Presidente Lula dall’economista Gabriel Zucman, direttore dell'Osservatorio fiscale europeo. 

Il nuovo prelievo si applicherebbe solo agli individui che possiedono oltre 1 miliardo sotto forma di asset finanziari e immobili e solo nel caso non versino già a titolo di imposte sul reddito almeno il 2% della loro ricchezza. Come da stime del Global tax evasion report 2024, un provvedimento del genere consentirebbe di raccogliere circa 250 miliardi di gettito annuo. Il rischio di elusione verrebbe affrontato attraverso “exit tax” a carico di chi spostasse la residenza fiscale in Paesi non aderenti all’accordo e rafforzando lo scambio automatico multilaterale di informazioni bancari. Zucman, nel suo report, calcola che gli ultra ricchi abbiano goduto in media di un rendimento nominale annuo lordo sulla loro ricchezza del 7,5% che si attesta al 7,2% al netto delle tasse. La loro aliquota effettiva è invece stata pari allo 0,3%, la proposta di un’imposta minima del 2% ridurrebbe quel rendimento al 5,5%.

Al momento pare che gli unici a sostenere la proposta del Brasile - supportata anche dai Nobel per l'economia Joseph Stiglits ed Esther Duflo - siano Francia, Germania, Spagna e Sudafrica. Approfondiremo le reazioni nel corso delle giornate di lavoro del G20.

In Italia, in primavera, numerosi economisti avevano lanciato un Manifesto - per ora inascoltati da parte del Governo e dalle opposizioni - per affermare la necessità di un’agenda TaxTheRich che, attraverso un maggiore prelievo a carico dei contribuenti più facoltosi, come lo 0,1% più ricco della popolazione, contribuisca ad aumentare l’equità del nostro sistema impositivo.

Non sappiamo quanto queste proposte potranno arrivare ad estirpare la povertà ma certo sarebbero in grado di garantire maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche e aiuti a reperire le risorse necessarie per stimolare una crescita sostenibile ed inclusiva, supportare politiche di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, finanziare investimenti nella transizione ecologica giusta, nei beni pubblici essenziali come sanità ed istruzione e nel contrasto all’ampliamento dell’area della vulnerabilità ed esclusione sociale.

Per la Redazione - Serena Moriondo