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Per la nostra salute e quella del pianeta la Commissione europea invita i cittadini a "usare la propria energia" e la bicicletta è il mezzo più adatto per farlo. Il suo utilizzo è molto diffuso in alcuni Paesi europei, come i Paesi Bassi e la Danimarca, tanto da considerare ufficialmente questo mezzo tra le principali modalità di trasporto: cargo bike, biciclette per il trasporto di bambini, biciclette per persone con disabilità, tricicli per
adulti, biciclette reclinate, velomobili, tandem, biciclette elettriche, ecc.. Ma anche la Germania dal 2002 e la Repubblica Ceca dal 2004, si sono dotate di veri e propri piani di sviluppo per l’impiego delle due ruote.

Ma dato che il numero di persone che non vanno mai in bicicletta è ancora sorprendentemente alto, il Consiglio e la Commissione europei il 3 aprile 2024 hanno approvato la Dichiarazione europea sulla mobilità ciclistica. L'intento è di dare un segnale forte per sottolineare la centralità della bicicletta nel percorso che dovrà condurre i Paesi dell’UE al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. E non solo sul piano della riduzione e della neutralità climatica entro il 2050. Ad esempio, il concetto dell’UE per la pianificazione della mobilità urbana sostenibile pone al centro la mobilità attiva, compresa quella ciclistica, tant'è che le misure a sostegno della mobilità ciclistica devono essere comunicate nell’ambito del pilastro relativo alla decarbonizzazione dei piani nazionali per l’energia e il clima e devono essere adeguatamente prese in considerazione nei piani della missione di Orizzonte Europa su 100 città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030.

E l'Italia? L'Italia è il primo Paese esportatore nell'Unione europea di biciclette (1.685.581, il 14,7% sul totale UE), ma tra gli ultimi in classifica per il suo utilizzo. La filiera italiana della produzione e riparazione delle biciclette -  secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato (2023) -  conta 3.233 imprese, di cui 1.989 sono artigiane, con una crescita dell’1,4%. Le regioni più vocate nella filiera della bicicletta sono Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta. L’export del settore vale 1.149 milioni di euro, di cui 606 milioni di euro in componentistica e 543 milioni di euro in biciclette.A livello europeo il settore assicura un milione di posti di lavoro, con potenziale per molti altri.

Ciò nonostante, nella pianificazione della mobilità delle città italiane, le bici sono ancora troppo poco considerate, e persistono sia problemi di sicurezza nella viabilità, di traffico e qualità dell'aria. Sono tuttavia in aumento anche nel nostro Paese le città bike friendly attraverso la disponibilità di un maggior numero di piste ciclabili, parcheggi per biciclette e soluzioni di bike sharing.

L'ottavo Report annuale Focus2R – promosso da ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) e Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia – ha fotografato l’attuale panorama delle politiche locali dedicate alla mobilità urbana in Italia, con particolare attenzione alle due ruote. Il Report attesta che le Amministrazioni comunali rispondono con intensità e qualità d'interventi diversi e l’accesso alle bici sulle corsie preferenziali riservate al trasporto pubblico locale è ancora limitato. Per quanto riguarda invece l’accesso delle bici sui mezzi pubblici nel 57% dei comuni è consentito, ma nel 28,6% dei casi il permesso è valido solo per le bici pieghevoli.

Numerose indagini hanno affrontato questo tema e sono disponibili anche alcune pubblicazioni che mettono a confronto Paesi e città. Da queste ricerche si possono trarre diverse conclusioni sulla cultura della bicicletta in Europa. Su questo argomento vi segnaliamo l'articolo di particolare interesse di Fabrizio Fasanella dal titolo "Cartoline dai Paesi bassi, pianeta a pedali dove la bici e' una 'allacciatrice sociale'" per GreenKiesta del 1° agosto 2024. Fasanella è un giornalista che si occupa di ambiente, mobilità urbana, città e lifestyle .

"Il Dna ciclabile degli olandesi si può capire solo uscendo dalle grandi città. Ogni piccolo paese è ben collegato agli altri centri abitati con infrastrutture ad hoc o Zone 30: è questo l’elemento chiave per esaltare il ruolo sociale della mobilità sostenibile, che ha il potenziale di connettere territori e servizi altrimenti isolati. [..] Pedalare in posti del genere è un esercizio per ricalibrare la propria visione, imparare dai migliori e sognare, ancora più insistentemente, un Paese diverso. Il percorso per riuscirci è però ancora lungo."

Link: Cartoline_dai_paesi_Bassi_pianeta_a_pedali.pdf

* Foto di Eric Prouzet su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo