contattaci2
Chiamaci: 06 441 146 25
Scrivici una e-mail
area riservatacerca
cercaarea riservata
logo rigenerazioni NEWS 800x100 trasparente

Prima dell’avvento del web l’accessibilità alle Olimpiadi era decisamente più limitata. Oggi, con i social media, tutto è cambiato: basti pensare che durante le Olimpiadi di Rio 2016, quelle definite come “le prime vere Olimpiadi social”, le segnalazioni sulle varie piattaforme raggiunsero i 53 milioni. L'avventura olimpica oggi può essere seguita da vicino grazie anche ai profili ufficiali dell’evento e quelli personali degli atleti.

Il sipario sulla chiusura dei Giochi di Parigi è calato ieri ma le Olimpiadi continuano ad essere il più grande evento globale di cui abbiamo esperienza: a Londra, nel 2012, la copertura mediatica (TV, radio e web) fu in grado di raggiungere potenzialmente oltre 4 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. Quest'anno a Parigi, il CIO (Comitato Olimpico Internazionale), durante le gare ha utilizzato, per la prima volta, l’Intelligenza Artificiale per la protezione dagli abusi informatici e monitorare circa mezzo miliardo di post sui social media.

Ma le Olimpiadi sono anche un indicatore interessante dei progressi nella parità di genere. Il CIO, che come sappiamo è stato fortemente criticato per la scelta di ammettere al pugilato femminile l' algerina Imane Khelif (che ha vinto la medaglia d'oro nella sua specialità), ha voluto che la parità di genere rappresentasse uno dei suoi obiettivi principali tanto che ha prodotto la terza edizione delle Linee guida per l'attuazione di "pratiche di rappresentazione improntate alla parità di genere e all'equità in tutte le forme di comunicazione e,  per la prima volta nella storia, si è raggiunta la piena parità nella partecipazione ai Giochi, 50 & 50 su 11.475 atleti in gara. Tuttavia, squilibri significativi continuano a registrarsi tra i vari Paesi e il percorso verso una totale e diffusa parità è ancora piuttosto lontano: il Pakistan ha portato 3 atlete donne su 7; l’Arabia Saudita 7 su 10, mentre l’Iraq ha presentato solo atleti uomini (23). L'talia su 402 partecipanti ha visto scendere in gara 208 uomini e 194 donne, riportando a casa 40 medaglie (12 ori, 13 argenti e 15 bronzi), molte delle quali ottenute da donne, in squadra o in singolo. Ma permangono, come sottolinea uno studio pubblicato su “Gender & Society”,  differenze nella copertura mediatica e nella remunerazione tra atleti donne e uomini per non parlare della presenza di donne nella governance degli organismi sportivi. L'infografica realizzata dal Parlamento europeo ben raffigura il persistere di questa ingiusta condizione.

Le squadre olimpiche, inoltre, riflettono sempre più la diversità etnica e i flussi migratori che attraversano la nostra società. A Parigi 2024, come nelle edizioni precedenti, molti atleti hanno gareggiato per Paesi diversi da quelli di nascita rappresentando una società, che piaccia o no ai sovranisti europei, caratterizzata da maggiore mobilità e identità multiculturali. La squadra olimpica dei rifugiati, introdotta per la prima volta ai Giochi di Rio 2016, a Parigi contava  62 atleti provenienti da 13 Paesi simobilicamente in rappresentanza, secondo i dati più recenti dell’UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, di oltre 100 milioni di sfollati nel mondo.

Nel 2012, Giacomo Costa e Paolo Foglizzo, sulla rivista dei gesuiti "Aggiornamenti sociali" descrivevano i valori olimpici (fair play, partecipazione, amicizia, lealtà, solidarietà, impegno, rispetto, coraggio, miglioramento di sé, pace, uguaglianza e internazionalismo), come "l'umanesimo illuminato" in grado di conferire ai Giochi un’attrattiva capace di coinvolgere il mondo intero, a prescindere dalle differenze culturali, al di là del puro spettacolo sportivo.

Per certi aspetti a Parigi, questo miracolo si è avverato ancora una volta, nonostante siamo stati spettatori e spettatrici di numerose interferenze -gravi e fuoriluogo - di esponenti politici, anche del nostro Governo, oltre che di una notevole impreparazione nella presentazione delle notizie da parte di alcuni giornalisti. Le Olimpiadi ci hanno distratti, per così dire, dalle numerose guerre che incombono e attraversano mezzo mondo ma, ora, i Giochi sono terminati e non possiamo sottrarci dal rivolgere nuovamente lo sguardo verso i numerosi genocidi che vengono commessi sotto gli occhi di tutti e nell'immobilità delle istituzioni internazionali.

Sul tema Olimpiadi,  vi segnaliamo un interessante articolo di Caterina Angelucci dal titolo "Una volta c'erano anche le olimpiadi di arte, architettura, musica e letteratura" pubblicato il 10.08.2024 per Artribune. Angelucci è laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione Arte e, oltre a svolgere attività di curatela indipendente, collabora con riviste di settore.

"Nell’antica Grecia si perseguiva l’armonia conciliando corpo e mente e grazie al barone Pierre de Coubertin che fondò il moderno movimento olimpico fino alle metà del XX Secolo le Olimpiadi comprendevano anche le arti."

Link: Una_volta_cerano_anche_le_gare_olimpiche_di_arte_architettura_musica_e_lettertura.pdf

* Foto di Glen Carrie su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo