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di Gaetano Sateriale

Commento al libro di Luciana Castellina, L’edile numero 33, Le mani della Cia sull’Italia degli anni 60, Futura editrice, maggio 2024.

Il 9 ottobre del 1963, a Piazza Santi Apostoli, una pacifica manifestazione di protesta dei lavoratori romani delle costruzioni contro la serrata dei cantieri edili, viene repressa in maniera inusitata anche per l’epoca: 500 fermi e 33 arresti per presunte violenze mai dimostrate dei manifestanti contro le organizzazioni padronali e i corpi di polizia. Poi il processo e la condanna per tutti gli arrestati. Luciana Castellina (segnalata come “l’edile numero 33”), arrestata e condannata a 6 mesi di carcere mentre svolgeva il suo compito di giornalista, ci racconta quei fatti con un pizzico di auto ironia per le accuse che le vengono mosse (avrebbe preso a ombrellate oppure morso un poliziotto, a seconda delle versioni). Ma dalla cronaca di quei giorni il libro passa rapidamente a descrivere la storia di quegli anni fatta di trasformazioni sociali, vertenze sindacali, divisione politica del Paese, conseguenze interne della guerra fredda, dolosa attività dei servizi segreti nazionali e internazionali, asservimento al potere di una gran parte della magistratura.

Una fase storica spesso rimossa che viene documentata con precisione. Quando la nascita del primo governo di centrosinistra, che appariva come un’apertura della Democrazia Cristiana alle problematiche sociali ed economiche di quegli anni di sviluppo (l’industrializzazione, l’immigrazione, la diseguaglianza, la non inclusione urbana, il lavoro maltrattato) diventò ben presto una politica di repressione di tutto ciò che sapeva di mobilitazione sociale e di sinistra. Anche se ci vollero più di 20 anni per conoscere tutti i contorni criminosi di quell’episodio del ’63: dell’esistenza e del ruolo dei servizi segreti e di Gladio. Luciana racconta quelle vicende con una piacevole leggerezza senza nasconderci le trasformazioni profonde che stavano avvenendo anche nei sindacati, nei partiti di sinistra (Pci e Psi), nelle massime cariche istituzionali. E ci descrive l’etica ancora dominante nel Pci, che sembrava non apprezzare l’adesione dei dirigenti di partito alle manifestazioni sociali di massa, le ingerenze delle massime cariche istituzionali sui processi in corso, così come le condizioni carcerarie delle donne (in gran parte prostitute). E i cambiamenti che dentro il partito finirono per prevalere (anche per merito della Cgil) durante gli anni 60: il decennio del “riscatto operaio”.

Tocca alla bella introduzione di Alessandro Genovesi stabilire i nessi tra allora e oggi. E lo fa richiamando il peso del settore edile nella Roma di allora e il tentativo (sempre presente) di costruire una rendita di monopolio delle imprese di costruzione, i successi contrattuali importanti dei sindacati di categoria (dalla Cassa edile al Durc) per superare il subappalto che moltiplica la divisione, il lavoro irregolare e i rischi, fino alla nuova cultura della sostenibilità del modello di sviluppo (in coerenza con l’Agenda ONU 2030) da perseguire con urgenza, se si vuole evitare il declino ambientale, sociale ed economico del Paese.

La Fillea Cgil ha di recente promosso una strategia alternativa a quella tradizionale del costruire comunque e dovunque. La rigenerazione urbana, secondo la Fillea, non è più solo riqualificazione, tantomeno restauro, quanto ridisegnare il rapporto tra bisogni di una popolazione che si riduce di numero e aumenta di età media e i servizi (casa, scuola, trasporti, sanità, assistenza, ecc.) che la città deve saper erogare quartiere per quartiere, frazione per frazione. Compresa una nuova forma dell’abitare che scongiuri la solitudine e l’isolamento sociale dei cittadini e favorisca la solidarietà, la collaborazione, la compagnia.

* Gaetano Sateriale, primo Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni, fa parte del Comitato scientifico nazionale, ed è Responsabile del Coordinamento per l'Emilia Romagna Sostenibile 2030 (CERS)