Alle Istituzioni viene chiesto di porre fine alla disumana ed immorale situazione in cui è costretta la popolazione palestinese nella Striscia. Bisogna “mettere in campo tutte le proprie responsabilità – si legge - affinché sia rispettato il diritto umanitario internazionale le cui indicazioni a questo riguardo sono chiare e coinvolgono direttamente doveri e responsabilità dell'Italia”.

Le associazioni firmatarie della lettera ribadiscono “la necessità e l’urgenza di adottare tutte le azioni politiche e diplomatiche per arrivare ad un cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente, ma soprattutto alla costruzione di una soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi, fondata sul diritto internazionale e sulle risoluzioni Onu”.

La guerra di Israele sulla Striscia di Gaza si combatte, infatti, non solo con le bombe ma anche con la fame e con la sete violando apertamente il diritto internazionale.

Nella nota diramata da Oxfam pochi giorni fa si denuncia che, attraverso il "taglio delle forniture idriche", la "distruzione sistematica di infrastrutture essenziali" e il "blocco all’ingresso degli aiuti internazionali", Israele avrebbe di fatto "ridotto del 94% la disponibilità d’acqua dentro la Striscia". Ai palestinesi è anche vietato scavare pozzi, mentre Israele è l’unico Stato al mondo in cui l’acqua è controllata dal Ministero della Difesa.

A Gaza il 90% della popolazione è sfollata (circa 1,9 milioni). Circa 40 mila le persone uccise, oltre ai dispersi, il 70% delle vittime sono bambini e donne, con 17.000 bambini che vivono senza uno o entrambi i genitori, con 3.500 bambini a rischio di morte a causa della malnutrizione e della disidratazione. Tutta la popolazione soffre di insicurezza alimentare acuta e 500 mila persone a livello catastrofico. 10.000 sono i malati di cancro che rischiano la morte e necessitano di cure, 3.000 pazienti affetti da varie patologie necessitano di cure all’estero, 1.737.524 sono colpiti da malattie infettive a causa dello sfollamento, 71.338 sono i casi di infezioni da epatite virale dovute a spostamento, circa 60.000 donne incinte sono a rischio a causa della mancanza di assistenza sanitaria, 350.000 pazienti cronici sono a rischio a causa della carenza di medicinali. Ora si sta diffondendo la poliomelite, malattia che nel 10% dei casi causa la morte per paralisi dei muscoli respiratori.

Di fronte a questa situazione assistiamo al blocco degli aiuti umanitari che rimangono per settimane e mesi fuori dalla Striscia impossibilitati dall’esercito israeliano a varcare il valico di Rafah, dove ad oggi sono bloccati 1800 containers, e gli altri valichi di accesso a Gaza. Lo stesso programma del Governo italiano “Food For Gaza”, pianificato senza prevedere alcun coinvolgimento delle Ong italiane che da anni operano a Gaza, si sta dimostrando inefficace proprio perché gli aiuti non arrivano alla popolazione.

Con questa lettera le organizzazioni della società civile vogliono ricordare che è responsabilità di ogni Stato membro delle Nazioni Unite, quindi anche dell'Italia, operare in modo attivo affinché sia rispettato il diritto umanitario, la cui reiterata violazione non ha nessuna giustificazione in alcun contesto di guerra, come ha nuovamente riportato il parere della Corte internazionale di giustizia lo scorso 19 luglio. Israele deve garantire il libero accesso e la sicurezza agli operatori umanitari.

"Ribadendo la necessità e l’urgenza di adottare tutte le azioni politiche e diplomatiche per arrivare ad un cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente, ma soprattutto alla costruzione di una soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi, fondata sul diritto internazionale e sulle risoluzioni ONU, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria che si sta consumando nella Striscia di Gaza."

"Ci aspettiamo ora un riscontro concreto da parte di Presidenza della Repubblica - concludono -, Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidenze di Camera dei Deputati e Senato, ai quali la nostra lettera è sicuramente giunta (sia tramite raccomandata sia via Pec). Le richieste e richiami alla responsabilità chiari in essa contenuti non possono essere ignorati: daremo conto pubblicamente delle risposte che riceveremo”.

* Foto di Emad El Byed su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo