Il dato dei millimetri di pioggia non va solo letto, va interpretato. Ma partiamo dall'inizio: sono in molti a voler ridimensionare il ruolo degli esseri umani nel recente cambiamento climatico ma di fronte alle alluvioni e alle carestie è davvero anocronistico insistere su quella strada.
In realtà le oscillazione del clima, che ne siamo consapevoli o no, influenzano le nostre abitudini e - come abbiamo visto nelle immagini della nuova drammatica alluvione che ha colpito la regione Emilia Romagna e in parte le Marche - anche le nostre vite, la nostra economia, la nostra salute.
Questi eventi meteorologici, come le nevicate eccezionali in Svezia e Norvegia lo scorso inverno, le dannose gelate in Francia, Germania e Austria in primavera, piuttosto che il riscaldamento anomalo degli oceani e la riduzione dei ghiacci marini artici o quelli delle nostre Alpi, sono tutti fenomeni coerenti con l'attuale andamento del clima globale. E la tendenza termica globale è a rialzo, su questo non c'è alcun dubbio.
NOAA, NASA, JMA, Berkely e HadCRUT sono le cinque più importanti reti di osservazione del mondo le quali ci restituiscono lo stato del clima del pianeta e i grafici termici che hanno prodotto, nonostante siano indipendenti l'una dall'altra, non si smentiscono: confermano un marcato aumento della temperatura media terrestre.
In Svezia, ad esempio, dal 1860 al 2021 la temperatura media annua nazionale è aumentata di 2 °C. Come nel resto d'Europa e del mondo, gran parte di questo aumento è avvenuto negli ultimi 50-60 anni. Le siccità attuali si rivelano più severe a causa di una maggiore evaporazione causata da temperature sempre più elevate non solo in estate, ma anche in stagioni come l'autunno e la primavera spezzate da brevi eventi di precipitazione intensa, se non addirittura eccezionale, come le cosiddette flash floods (alluvioni lampo).
A spiegarci questa distinzione tra meteorologia e climatologia, e quanto sia importante conoscerle entrambe per poter comprendere e affrontare al meglio la grande sfida che ci attende, è l'esperto del CNR Giulio Betti nel suo ultimo libro "Ha sempre fatto caldo! E altre comode bugie sul cambiamento climatico" (Aboca, 2024). L'aspetto più significativo è che il ritmo col quale le temperature stanno crescendo è di 7 volte maggiore rispetto a quello che si è verificato 12.000 anni fa, e se le confrontiamo con quello degli ultimi 53 anni arriviamo a 19 volte. Raffronti che - come spiega Betti - "danno l'idea dell'innaturalezza e della gravità dell'attuale fase climatica."
La nuova alluvione che ha colpito alcune aree dell'Emilia Romagna, come nel caso delle siccità che si sono estese nel Sud del Paese, sono frutto della dinamicità del clima, oggi, però, la "forzante antropica", in altre parole l'attività degli esseri umani, ne sta cambiando in peggio i connotati.
La regola generale afferma che, se la temperatura globale sale di 1 grado, la concentrazione di vapore acqueo in atmosfera aumenta del 7%, una variazione enorme che può avere ripercussioni significative sulle precipitazioni modificandone stagionalità e caratteristiche. A tal proposito consiglio la lettura di un altro libro, molto interessante, "Acque d'Italia: la straordinaria biografia della principale risorsa. Quanta ne abbiamo, come la usiamo, quanta ne sprechiamo, come salvarla nel tempo dai cambiamenti climatici " di un altro grande esperto dell'acqua, Erasmo D'Angelis.
"Una goccia d'acqua è una goccia d'acqua è una goccia d'acqua è una goccia d'acqua " scrieverebbe Gertrude Stein, per dire che anche l'acqua è ciò che è. Eppure nulla - scrive l'autore - come una goccia d'acqua, è solo una goccia d'acqua. perchè contiene vita, monitora le condizioni dell'atmosfera e lo stato ecologico del pianeta e la nostra impronta sulla natura [..] Noi la osserviamo, ma in realtà è l'acqua che da sempre osserva noi, ed è nell'acqua che si rispecchia tutto, e riflette ciò che siamo, nel bene e soprattutto nel male [..]."
E qui, si arriva ad un punto critico: sta solo a noi - di fronte a prolungate fasi con scarsa disponibilità idrica e brevi periodi contraddistinti da precipitazioni anche estreme, essere capaci di intercettare e stoccare l'acqua quando cade, in modo da poter attenuare gli effetti della sua mancanza nei periodi più secchi e nelle realtà dove questo fenomeno è più impattante.
Con il PNRR finanziamo reti stradali, autostradali, ferroviarie, le reti digitali, ma manca la dovuta attenzione alle vie d’acqua, la rete idrica per noi vitale. Le maggiori opere sono quelle realizzate nell'Ottocento, tipo il Canale Cavour, e negli anni ’50 e ’60 del dopoguerra ma ora è indispensabile avviare una nuova pianificazione di interventi.
In Italia scendono 302 miliardi di m³ all’anno di pioggia che alimentano 347 laghi naturali e 538 dighe con laghi artificiali e oltre 20mila piccoli invasi (si stima che ne servirebbero almeno altri 400 medi e piccoli in tutta Italia), 1.053 falde di acqua purissima e più corsi d’acqua di ogni altro Paese europeo: ne abbiamo 7.596, di cui 1.242 sono fiumi. Ma molti corsi d’acqua hanno un carattere torrentizio, non fluviale tanto che se c’è pioggia hanno acqua, se non c’è vanno in secca, ed è in questo modo che rischiamo le alluvioni proprio perché, all’improvviso, i fiumi non ce la fanno ad assorbire e contenere la quantità d'acqua che cade, in breve tempo, dal cielo.
Immagazziniamo oggi più o meno l’11,3% dell’acqua piovana, cinquant’anni fa se ne immagazzinava circa il 15%, questo perché nel frattempo, non essendoci manutenzione, sfangamenti, i sedimenti mano a mano si accumulano e lo spazio per l’acqua si riduce. Il risultato è che abbiamo queste grandi dighe che non vengono ripulite perciò riescono a stoccare sempre meno acqua.
Sappiamo che nei 600 mila km di rete idrica italiana si perde per strada il 42% di acqua, dell'80% di quella che rimane circa il 51% viene utilizzato in agricoltura, dove se ne spreca almeno la metà con l’irrigazione a pioggia, e poi c’è un 25% di acqua prelevata per usi industriali (siamo l’unico Paese europeo che con l’acqua potabile ci lava ancora i piazzali, gli automezzi, raffredda gli impianti produttivi, quando potrebbe esser fatto con il riuso delle acque di depurazione, di riciclo).
Circa il 20% di fascia costiera è desertificato a causa della riduzione delle le falde dolci costiere perché si utilizzano in modo non regolamentato per l'irrigazione, le quali, svuotandosi si riempiono con l’acqua salmastra del mare che sale. Ne è un esempio, il fiume Piave che per 13 km è salato.
L'assenza di un piano serio a livello nazionale di opere di rinaturalizzazione e di regimentazione delle acquaie piovane, fino ad ora non ci ha permesso di ottenere il doppio vantaggio di ridurre l'erosione e di trattenere la risorsa per periodi siccitosi. Al contrario, attraverso lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, dal disboscamento indiscriminato, dall'allevamento intensivo, dal trasporto di merci impattante sul territorio, abbiamo prodotto una pressione crescente nei territori causandone, al contempo, crescita economica e degrado, contribuendo al crescente incremento delle emissioni di gas effetto serra.
Gli estremi meteorologici avvenuti nuovamente in Emilia Romagna, causa di dolore e distruzione per migliaia di famiglie, sono destinati a diventare sempre più frequenti e intensi nel prossimo futuro, in ogni parte del Paese, mettendoci di fronte a un bivio: far finta di nulla pensando che, tutto sommato, fino ad oggi ce la siamo cavata promettendo qualche risarcimento che non potrà mai risanare una situazione così impattante e obbligandoci ad attivare assicurazioni che non copriranno mai i costi che ogni famiglia o impresa dovrà sostenere; oppure agire - sia a breve che a medio-lungo termine - prima che il problema diventi ingestibile, anche sul piano sociale e ambientale, oltre che economico.
La CGIL, dopo aver dato il proprio sostegno lavorando con le aziende nei territori più esposti per mettere in sicurezza le lavoratrici e i lavoratori, evitando gli spostamenti resi più pericolosi per via delle strade allagate, ha chiesto di riattivare tutti i tavoli istituzionali di emergenza che erano stati aperti a suo tempo, dopo l’alluvione del maggio dello scorso anno e una forte attenzione ai piani di ricostruzione. "Come ricostruire e con quali criteri è essenziale - spiegano dalla Cgil Emilia Romagna - perché quel territorio è fragilissimo da un punto di vista idrogeologico. Si valuti attentamente come viene portato avanti il piano di ricostruzione, dove e con quali criteri ricostruire, come viene utilizzato il suolo di quel territorio è fondamentale e il piano già approntato deve tener conto di quella fragilità”.
Il Forum mondiale sulla cultura dell’acqua potrebbe essere assegnato all'Italia nel 2027, saremo pronti?
* Foto di Geetanjal Khanna su Unsplash
Per la Redazione - Serena Moriondo