L’Italia è prima in Europa per il prelievo di acqua a uso potabile, pari a oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno e 419 litri per abitante al giorno.
Nel complesso l’Italia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è un Paese “a stress idrico medio-alto” poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico del nostro Paese.
In occasione della Giornata mondiale dell’acqua Legambiente pubblica il dossier “Acque in rete” sui dati della gestione dell’acqua in città.
Link: Dossier_Legambiente_ACQUA_IN_RETE_22.03.2021.pdf
Il quadro è estremamente critico:
- nel 2019, i consumi medi pro-capite di acqua nelle città capoluogo italiane non sono scesi sotto i 100 litri per abitante al giorno: tra quelle meno virtuose troviamo Milano e Reggio Calabria (entrambe oltre i 170 litri), mentre i consumi più contenuti si registrano a Palermo e Napoli (rispettivamente 111 e 114 litri);
- l’acqua in cittàconta troppe perdite di rete. In cinque anni solo quattro città metropolitane (Bologna, Firenze, Milano e Torino) hanno tenuto le perdite idriche sotto la media nazionale del 37%;
- il Paese è in ritardo sui depuratori: per circa 30 milioni di italiani gli impianti sono inadeguati e non conformi alle direttive europee. Tre agglomerati su quattro in infrazione si trovano a Sud e le multe, relative solo alla prima condanna europea, sono già costate all’Italia 77 milioni di euro;
- è sconosciuto lo stato chimico del 18% dei fiumi e del 42% dei laghi, al Sud più delle metà dei corpi idrici è in stato sconosciuto.
Secondo Legambiente il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) deve mettere al centro l’attuazione delle opere necessarie per adeguare il sistema fognario e di depurazione e ripristinare efficienti sistemi di distribuzione dell’acqua che ne garantiscano la potabilità e minimizzino il problema delle perdite di rete, favorendo una minore concorrenza tra i differenti usi idrici (civile, industriale, agricolo). Quanto agli sprechi, è necessario un cambio di passo anche nella pianificazione urbanistica delle città, soprattutto nel settore edilizio: se è vero che le maggiori perdite di rete avvengono nell’ultimo miglio appena prima di entrare negli edifici, è anche vero che nelle case e negli edifici pubblici l’acqua potabile è utilizzata per attività che potrebbero essere svolte utilizzando acque grigie e/o meteoriche.
Inoltre l’Italia entro il 2023 dovrà recepire la nuova Direttiva Europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano: la direttiva introduce limiti più stringenti per alcuni contaminanti, nuove sostanze da monitorare come i PFAS, che in Italia hanno inquinato le acque di falda nelle province di Vicenza, Verona e Padova, e una lista di controllo degli inquinanti da tenere sotto osservazione, tra cui le microplastiche, prevedendo inoltre la promozione dell’acqua di rubinetto per limitare il consumo di quella imbottigliata, un primato anch’esso tutto italiano in Europa.
Per la Redazione - Serena Moriondo