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disegno il papavero stilizzato fiorisce l illustrazione 27436780Sulla piazza c’era un gruppo di gente: stavano stretti, uniti, e guardavano tutti da una parte, guardavano tutti là in fondo a un grande albero nudo, a cui era appeso un impiccato. Lungo, inverosimile, pareva di legno: aveva le punte dei piedi, enormi, stese verso terra, e attaccato al petto un cartello grande, bianco. Intorno all’albero stavano tre o quattro tedeschi e dei soldati della guardia nazionale repubblicana. Ridevano e battevano il passo per riscaldarsi. Uno di essi, con un bastone, si mise a dare dei colpi regolari alle ginocchia del morto che oscillava in qua e in là con lo stesso ritmo della campana. E altri, in coro, gridavano: “Don, don, don,”. Scoppiarono degli urli acuti dalla casa di fronte, una voce disperata che piangeva, ma qualcuno chiuse la finestra, la porta; le voci non si udirono più. Un tedesco disse: “Basta campana”, e subito un milite fascista corse verso la chiesa, e anche la campana, dopo un minuto, tacque. La gente sulla piazza era sempre immobile e silenziosa, nell’aria bagnata come fosse di pietra.

I tedeschi cantarono un inno nella loro lingua, poi Giovinezza insieme ai fascisti. Alla fine uno di essi gridò, con voce lacerata, quasi femminile: “Noi questo fare a spie e traditori”, e sparò in aria una raffica di mitra. Una donna del gruppo fece un passo, si rovesciò per terra svenuta, floscia come uno straccio. Rimase là, nera, nel fango; tutti si guardavano, con incertezza, non si azzardavano a soccorrerla. Il tedesco venne verso di loro, li fece indietreggiare aprendosi un varco tra le facce bianche, spaventate, urtò appena col piede il corpo disteso. Urlò: “Voi portarla via, via, via”. E tutti si mossero confusi, come un branco di pecore.
L’Agnese si fece indietro piano piano tirando la bicicletta, entrò nel vicolo fra due case. Ma prima riuscì a stento per la distanza, a compitare la parola in grande sul cartello dell’impiccato. C’era scritto: “partigiano”.

L’Agnese va a morire di Renata Viganò, scrittrice, poetessa e partigiana (1900-1976)

Per la Redazione - Serena Moriondo