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Immagine stop al consumo di suoloDue metri quadri al secondo è il consumo di suolo che avviene in Italia nonostante il fatto che la popolazione diminuisca. Che il territorio urbano ospiti tuttora oltre la metà della popolazione mondiale e sperimenti una crescita più rapida rispetto a quest’ultima è un dato conosciuto e studiato da anni (Fonte:  United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division (2019). World Urbanization Prospects: The 2018 Revision (ST/ESA/SER.A/420). New York: United Nations. Copyright © 2019 by United Nations, made available under a Creative Commons license CC BY 3.0 IGO: http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/igo/).

A livello mondiale la cementificazione contribuisce al 70% delle emissioni globali di gas serra di origine antropica e ha portato a più dell’80% di perdita di habitat naturali.

Nelle città, secondo l'ISPRA, sono in pericolo la capacità di resilienza ai cambiamenti climatici, in campagna, a rischio intere produzioni alimentari, ovunque conseguenze sulla salute delle persone, degli animali, dell'ambiente. In Italia, rivelano i dati dell’ultima edizione del Rapporto sul Consumo di Suolo realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), le nuove coperture artificiali occupano 16 ettari al giorno. In appena 7 anni,  in Italia abbiamo perso la capacità di produrre quasi 4 milioni di quintali di prodotti agricoli, solo a causa dell’espansione delle città e delle infrastrutture.

L’Unione europea ha fissato al 2050 l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto. È un obiettivo importante ma il traguardo è lontano, troppo per un Paese come il nostro con un territorio fragile sia dal punto di vista orografico, sia per la pericolosità sismica e idrogeologica dove il consumo di suolo è avanzato anche troppo velocemente nel corso degli anni. Sono altrettanto importanti gli obiettivi fissati nell’Agenda 2030 ONU, soprattutto quelli legati alla cosiddetta land degradation neutrality cioè l’obiettivo di neutralità nel degrado del suolo da raggiungere entro il 2030 o a quello legato all’allineamento del consumo di suolo alle dinamiche demografiche.

Questi obiettivi porterebbero sicuramente ad anticipare almeno al 2030 l’obiettivo europeo sempre che se ne tenga conto in questa fase di rilancio e resilienza. Come ho già avuto modo di ricordare tempo fa, scrivendo di debito pubblico in un articolo pubblicato nel web dell'Associazione,  mentre "ripresa" significa sostegno per rilanciare redditi, investimenti e domanda, l’accento sulla "resilienza" comprende finanziamenti per sostenere riforme trasformative per aiutarci ad affrontare le nuove sfide del futuro.

Il punto è se saremo capaci di raggiungere il giusto equilibrio per gestire entrambe le azioni tenendo ben presenti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Come sapremo investire i miliardi che avremo a disposizione in un modello di sviluppo sostenibile che nulla ha a che vedere con il modlelo socio-economico-ambientale attuale. Senza dimenticare che: "La radicalità e ampiezza della pandemia determina un punto di svolta tale da pregiudicare le stesse idee di cambiamento, progresso, innovazione come le abbiamo finora intese e praticate."  (Marramao, 2021) 

Per la Redazione - Serena Moriondo