Il 12 giugno l'ILO, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. E nel 2019 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha sollecitato la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per sradicare il lavoro forzato e il lavoro minorile e ha dichiarato il 2021 come Anno per l’eliminazione del lavoro minorile.
E' iniziata la “Settimana di azione”, che va dal 10 al 17 giugno 2021 con eventi e attività in tutto il mondo sulle nuove tendenze sul lavoro minorile e per mostrare i progressi nell’attuazione dell’Anno internazionale “Promesse d’azione 2021”. Per l’occasione, Unicef e ILO hanno pubblicato il Report “Lavoro minorile: stime globali 2020, tendenze e strada da percorrere”.
Le ultime stime globali indicano che il numero di bambini e bambine vittime del lavoro minorile è salito a 160 milioni in tutto il mondo, con un aumento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi quattro anni. 63 milioni di ragazze e 97 milioni di ragazzi erano vittime di lavoro minorile a livello globale all'inizio del 2020, rappresentando quasi 1 su 10 di tutti i bambini in tutto il mondo.
Questo rapporto avverte che i progressi globali per porre fine al lavoro minorile si sono fermati per la prima volta in 20 anni. Il numero di bambini di età compresa tra 5 e 17 anni che svolgono lavori pericolosi, definiti come lavori che possono nuocere alla loro salute, sicurezza o morale, è aumentato da 6,5 milioni a 79 milioni dal 2016. Nell'Africa subsahariana, crescita demografica, povertà estrema, e misure di protezione sociale inadeguate hanno portato a ulteriori 16,6 milioni di bambini nel lavoro minorile negli ultimi quattro anni.
Ulteriori shock economici e chiusure delle scuole a causa del COVID-19 significano che le bambine e i bambini che sono già vittime di lavoro minorile potrebbero lavorare più a lungo o in condizioni ancora più difficili mentre molti altri potrebbero essere costretti alle peggiori forme di lavoro minorile a causa della perdita di posti di lavoro e di reddito tra le famiglie più vulnerabili. Il rapporto avverte che a livello globale 9 milioni di bambine e bambini in più, entro la fine del 2022, rischiano di essere spinti in questa condizione a causa della pandemia.
Il lavoro minorile oltre a mettere a rischio la loro salute pisco-fisica, compromette l'istruzione dei bambini, limitando i loro diritti e limitando le loro opportunità future, e porta a viziosi cicli intergenerazionali di povertà e nuovo lavoro minorile.
Il lavoro minorile, dunque, nelle aree più povere del mondo rappresenta una sorta di compensazione del reddito familiare a cui le famiglie ricorrono spesso in situazioni difficili. È stato calcolato che in alcuni dei Paesi più poveri del mondo un bambino su quattro è intrappolato in una vita di totale privazione del Diritto: l’Africa subsahariana è al primo posto (dove si concentra la metà dei minori), ma l’Africa non è il solo continente ad essere coinvolto.
Neppure l’Italia è del tutto immune da questo gravissimo problema. In Italia è vietato dal 1967, ma il lavoro minorile (inteso al di sotto dei 16 anni) è un fenomeno che non solo non è mai scomparso dal nostro Paese ma che la pandemia, le scuole chiuse e l'allargamento delle aree di povertà ad essa dovute, rischia di aggravare. Sullo sfruttamento lavorativo dei minori esistono pochi dati, e soprattutto non esiste un monitoraggio vero e proprio del fenomeno, salvo i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro relativi alle sanzioni per la violazione della legge. Nel 2013, una ricerca condotta dalla Fondazione Di Vittorio (Cgil) e da Save the Children, in collaborazione con l'Istat, ha indicato una stima di 340.000 minori al di sotto dei 16 anni occupati illegalmente, vale a dire il 7% della popolazione in età di lavoro. Sono baby sitter, aiuto camerieri, baristi, giovani braccianti o manovali. Un vuoto statistico che andrebbe colmato per dare a questo fenomeno le risposte legislative e sociali necessarie.
Tra le peggiori forme di lavoro minorile rientra anche il lavoro di strada. Nelle metropoli asiatiche, latino-americane e africane sempre più spesso i bambini vengono impiegati per raccogliere rifiuti da riciclare. Un’altra forma di schiavitù orribile è rappresentata dalla violenza sui bambini per fini commerciali e sessuali.
Ricordiamo che tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 c’è proprio lo sradicamento del lavoro forzato per porre fine alla schiavitù moderna, della quale quella dei bambini e delle bambine è la più ignobile.
Per la Redazione - Serena Moriondo