Il bel titolo del quotidiano Il Manifesto, riassume la posizione espressa dal Presidente delle Consiglio alle ingerenze del Vaticano sul DDL Zan che con una nota verbale aveva sostenuto che “alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato” ossia il comma relativo alla «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale» (comma 1) e il comma in cui si legge «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (comma 2).”

Bene ha fatto Draghi, in accordo con il Presidente della Repubblica Mattarella,  a ricordare in (e al) Parlamento che l’Italia è uno stato laico, non confessionale e che il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa specificando che “la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso. La laicità è tutela del pluralismo e delle diversità culturali”.

Pluralismo e diversità culturali che non vengono rispettati in Ungheria e per i quali, a poche ore di distanza, un altro rappresentante istituzionale -  il sindaco della Città di Monaco, Dieter Reiter - ha proposto ad una cieca e sorda UEFA (che si oppone), di illuminare lo stadio con i colori dell’arcobaleno in occasione della partita contro l’Ungheria, per prendere posizione contro la legge che limita i diritti della comunità LGBTQ+ nel Paese del Presidente Orbán.

Anche se Monaco, che ospita l’incontro di campionato, non potrà lanciare un segnale contro le discriminazioni dal suo stadio lo farà dal suo municipio e altre strutture sportive tedesche lo faranno in concomitanza con l’incontro. Saranno illuminati con i colori dell’arcobaleno l’Olympiastadion di Berlino e gli stadi di Francoforte, Colonia e Wolfsburg.

L'Italia, nel frattempo, con altri 16 Paesi europei ha sottoscritto un documento in cui esprime preoccupazione per gli articoli di legge in Ungheria in base ai quali si discrimina l'orientamento sessuale e, la Presidente Von der Leyen, ha ricordato che l’Ungheria è stata messa sotto esame, con una procedura aperta dal Parlamento europeo il 12 settembre 2018, per violazione dei valori dell’Ue e non si fermerà.

Per la Redazione - Serena Moriondo